Le vendite di bevande analcoliche o con poco alcol che ricordano quelle originali alcoliche sono in crescita in molti Paesi. Il giro d’affari secondo IWSR, la società specializzata in analisi del settore, è aumentato dai 7,8 miliardi di dollari del 2018 ai circa 10 del 2021, considerando solo i Paesi in cui le vendite sono più elevate, e cioè Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Sudafrica, Spagna e Stati Uniti. Inoltre, sempre secondo I’IWSR, crescerà di un ulteriore 8% all’anno fino al 2025, mentre quello degli alcolici aumenterà solo dello 0,7%. Il motivo sembra essere principalmente culturale. Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza dei danni fisici e mentali associati al consumo di alcolici. Sempre secondo i sondaggi, un giovane su cinque della generazione Z afferma di essere astemio.
Ma chi sono le persone interessate a queste bibite? Prova a rispondere alla domanda la società inglese Club Soda, che punta sul consumo consapevole e, soprattutto, su quello di bevande senza o con poco alcol, con vendite dirette, ma anche assaggi, corsi, workshop, libri e così via. Insieme all’agenzia internazionale di ricerche di mercato The Mix Global, Club Soda ha condotto un’indagine, le cui risposte mettono in evidenza come questi consumatori non siano necessariamente astemi, anzi. Molto spesso le persone hanno comportamenti diversi in situazioni differenti, e la realtà è sempre più sfaccettata di come vorrebbero certe semplificazioni. Non necessariamente chi beve alcolici è contrario a provare alternative con meno o zero alcol; oltretutto, il consumo di alcolici coinvolge la sfera emotiva del cervello, e questo significa che nella decisione di bere o meno emergono contraddizioni.
Secondo gli autori del rapporto ci sono persone che non bevono per motivi ‘esterni’ quali, per esempio, l’assunzione di farmaci, la necessità di mettersi alla guida o impegni familiari, e altre che non lo fanno per convinzioni ‘interne’ quali il desiderio di mantenere la lucidità, magari per un impegno di lavoro nelle ore successive. I due tipi di motivazioni non sono rigidamente separate.
Un altro genere di analisi riguarda i comportamenti e il cambiamento con il passare degli anni. Le persone abituate ad assumere grandi quantità di alcolici fin da giovani, di solito cercano di diminuire con l’età. In questo caso prodotti molto simili a quelli cui sono abituati a bere, ma senza alcol, possono essere un valido aiuto. All’estremo opposto, troviamo coloro che non hanno mai bevuto alcolici. Queste persone possono sentirsi più accettati socialmente se consumano queste bevande, anche perché non devono spiegare il motivo per cui non vogliono bere alcol ogni volta. C’è poi la categoria intermedia, cioè quella dei consumatori curiosi, aperti a tutte le esperienze, compresa questa, a prescindere dal fatto che siano o meno bevitori abituali di alcol. Non esiste quindi una figura ben definita del consumatore di bibite a zero alcol.
Il mercato, comunque, sembra pronto per l’espansione. Sempre secondo Club Soda, chi cerca prodotti senza alcol rappresenta circa il 10% di chi beve alcolici, ma le vendite riguardano solo l’1% per via dell’offerta insufficiente.
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Giornalista scientifica
Sono tra quelli interessati. Il motivo è che ritengo l’alcool inutile e dannoso, non cerco lo sballo, il vino ho la fortuna che non mi piace quindi nessun problema a farne a meno, mi piace invece la birra e la gradisco con le frequenti pizze. Ho testato varie birre, c’è strada da fare ma prodotti non malvagi ci sono già e pace se non sono artigianali ai millemila sapori ed aromi che vanno di moda come la pizza con l’ananas..
Sono molto astemia, tanto che mi basta un cioccolatino o i vapori del vin brulé per ubriacarmi, e il tempo che passa tra l’ubriachezza e la sbornia si misura in minuti, perciò sono tra le persone interessate alle versioni senz’alcool degli alcolici.
Aggiungiamo anche che l’alcool fa sempre male e va sfatato il mito che “un bicchiere di vino a pasto fa bene”, perché, semplicemente, i danni causati dall’alcool di quel bicchiere di vino viene pareggiato dagli effetti benefici, ma il danno c’è e gli stessi effetti benefici possono essere ottenuti in altro modo.
Nell’articolo non se ne parla, ma immagino che questo trend sia in crescita anche grazie alla multiculturalizzazione della società in generale, che amplia decisamente il mercato dei prodotti senza alcool. Posso pensare ad un gruppo di persone di religione diversa che bevono lo stesso drink, alcuni nella versione originale e altri senza alcool.
La cultura della birra analcolica, andrebbe migliorata. Esistono resistenze di commercianti e produttori che limitano la diffusione. Birre analcoliche molto diffuse, sono molto dissimili dal prodotto alcolico. Questo porta il consumatore ad evitarle.
Il più dipende dal consumatore e dalle sue idee.
Chi vuole la birra per il suo effetto alcolico, passerà nel tempo ad alcolici con gradazione superiore.
Chi vuole la birra per il suo gusto, starà sempre sul prodotto, cercando sempre il suo gusto ottimale.
Per questi motivi, si dovrebbe studiare , produrre, commerciare e consumare birre analcoliche di maggiore qualità.
Assumere bevande “poco alcoliche” creerebbe l’illusione di poterne consumare qualunque quantitativo, mentre quelle “senza alcol” hanno un gusto differente perché la sensazione dell’alcol contribuisce all’aroma della bevanda, personalmente le distinguo benissimo e le rifiuto.
Meglio moderare la quantità, e non assumere alcol se si vuole/deve mantenere la lucidità, esattamente come si assumono meno grassi o zuccheri se si vuole/deve mantenere il giusto peso.
Ho fatto da quasi trent’anni la scelta consapevole di non bere alcool. Prima non avevo mai avuto esperienze positive nell’ubriacarmi, anzi. Ho potuto quindi godere della convivialità senza effetti negativi e sono in grado di riportare a casa amici e parenti in ogni occasione.
Mi è sempre piaciuta più la birra del vino, sono quindi fortunato perché al giorno d’oggi, tra una marea di scadenti birre analcoliche, ce n’è qualcuna con un buon aroma e sapore. Ad es. Clausthaler e Beck’s Blue. Sono difficili da trovare ma Internet aiuta 😉
In Germania, patria della buona birra, è normale trovare birra analcolica di qualità anche in tutti gli eventi pubblici.
Purtroppo invece non è stato ancora fatto uno studio serio sul vino analcolico e in Italia, patria del buon vino, c’è una forte resistenza culturale. Non si capisce che sarebbe solo un aiuto alla maggiore commercializzazione del prodotto italiano.