La contaminazione da microplastiche degli alimenti sta diventando una preoccupazione predominante tra i consumatori tedeschi. Lo certifica l’indagine che viene effettuata regolarmente dall’Istituto federale per la valutazione del rischio, il BfR, su un campione rappresentativo di mille cittadini, di cui sono appena stati pubblicati gli esiti.
Innanzitutto, è stato chiesto ai partecipanti di identificare quali siano i maggiori rischi sanitari per i consumatori: in prima posizione troviamo una voce molto generica, relativa a sostanze indesiderate (tra le quali i pesticidi e composti di vario tipo ritenuti pericolosi), ma già al secondo posto compaiono le plastiche. Seguono al terzo posto la scarsità di informazioni corrette, al quarto specifici nutrienti da limitare come il sale, lo zucchero e i grassi, e poi additivi e altre voci come il fumo di sigaretta o il consumo di alcol. Per molti di questi e altri possibili rischi, i consumatori tedeschi sembrano abbastanza informati: oltre il 90% ha sentito parlare delle sigarette elettroniche, degli alimenti Ogm, di microplastiche nel cibo e di resistenza agli antibiotici, mentre la percentuale scende di poco se si chiede quanto la persona sappia di residui di pesticidi (88%) e del glifosato (79%). Si abbassa sensibilmente, invece, quando si chiede dei rischi associati alla presenza nel cibo di Listeria (51%), di CBD (50%), principio attivo della cannabis, e di bisfenolo A (36%), per arrivare al livello di consapevolezza più basso: quello associata al Campylobacter, di cui solo il 36% si dice a conoscenza.
Per quanto riguarda la percezione, le microplastiche dominano le classifiche: il 66% dei consumatori tedeschi si dice molto preoccupato e il 20% mediamente preoccupato. La seconda fonte di timore è la resistenza agli antibiotici (le percentuali sono, rispettivamente 58% di persone molto preoccupate e 20% mediamente preoccupate), seguite dai residui di pesticidi (57 e 19%), dal glifosato (46 e 19%) e dagli Ogm (45 e 24%). Anche in questo caso, in pochi pensano alla Listeria (21 e 16%), al Campylobacter (11 e 8%) o al bisfenolo (14 e 11%): la maggior parte dei partecipanti conferma di non averne mai sentito parlare o comunque di non avere un’idea specifica in merito. Specularmente, percentuali simili di persone affermano di sentirsi adeguatamente informate sui diversi temi che preoccupano di più: per le microplastiche nel cibo, il 39% ritiene di essere molto informato, il 27% mediamente informato.
La parte finale è poi dedicata al desiderio di avere informazioni, che è molto elevato: quasi il 90% è interessato a riceverne di accurate e precise e più dell’80% ne cerca spesso o almeno regolarmente. E anche per quanto riguarda ciò che ci si aspetta dal governo, l’82% mette al primo posto le informazioni scientificamente valide e solo il 58% l’imposizione di leggi e limitazioni. Il bisogno primario è dunque quello di conoscenza e, nel caso della Germania, i cittadini si fidano molto più delle associazioni dei consumatori e della scienza (più di sei su dieci hanno molta fiducia) che dalle istituzioni (solo uno su tre ha molta fiducia). Fanalino di coda sono i media: solo il 15% crede a ciò che scrivono, una percentuale identica a quella riservata ai politici e al settore economico. C’è insomma molto lavoro da fare, da parte di tutti.
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Giornalista scientifica