Ogni giorno, non meno di 3,5 miliardi di persone nel mondo mangiano riso, la cui coltivazione consuma il 30% dell’acqua utilizzata in agricoltura. Ma in alcuni dei paesi nei quali costituisce l’asse portante dell’alimentazione, come il Vietnam, via via che le condizioni climatiche peggiorano, aumenta la siccità e cresce il livello del mare, avere raccolti soddisfacenti è sempre più difficile, principalmente a causa dell’avanzamento del cuneo salino, cioè dell’infiltrazione di acqua salata nelle falde di acqua dolce. Per continuare ad avere raccolti sufficienti e, se possibile, aumentare le rese, visto che la popolazione mondiale potrebbe arrivare a dieci miliardi entro il 2050, i ricercatori dell’Istituto per il cibo sostenibile dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito, hanno studiato le caratteristiche di 72 varietà per molti anni e apportato alcuni cambiamenti, ottenendo un riso geneticamente modificato che resiste alla salinità delle acque molto meglio delle varietà originali e richiede anche meno acqua per crescere.
Tutto ha avuto inizio quando gli autori hanno focalizzato l’attenzione sugli stomi, strutture attraverso le quali le piante captano la CO2 per la fotosintesi e rilasciano umidità. Riducendone il numero e il diametro, hanno ottenuto piante di riso che richiedevano il 60% in meno di acqua. Ma questa varietà, tuttavia, potrebbe non crescere bene nei climi molto caldi. Per questo, saranno necessarie diverse modifiche, per far sì che il riso sia adatto alla coltivazione in diversi ambienti. Per esempio una varietà con stomi grandi ma meno numerosi potrebbe avere meno difficoltà di crescita alle temperature più alte, resistere bene alla salinità e richiedere meno acqua. Come sottolineato su New Phytologist, questo riso potrebbe essere quindi molto adatto per le mutate condizioni climatiche di numerosi paesi, alle quali è bene prepararsi, se si vuole continuare ad assicurare le giuste quantità di carboidrati a miliardi di persone.
E che il riso sia centrale lo conferma anche un altro studio su un altro tipo di modifica genetica, pubblicato a fine dicembre su Nature Communications e coordinato dall’Università della California di Davis. In sintesi, dopo studi durati anche in questo caso molti anni (almeno 30), cui hanno preso parte ricercatori francesi, tedeschi, ghanesi e statunitensi, attraverso lo spegnimento di tre geni e altre modifiche, è stato possibile ottenere un riso che si riproduce per apomissia, una riproduzione asessuata nella quale ogni cellula dà origine a due cellule uguali (cloni), e che non deve quindi essere ibridato ogni anno come accade ora. Un riso di questo tipo potrebbe rivoluzionare tutto il sistema agricolo, consentendo a milioni di piccoli coltivatori in tutto di conservare i semi di anno in anno, senza dipendere dalle aziende sementiere, con costi molto più bassi di quelli attuali. Allo stesso tempo permetterebbe alle stesse imprese sementiere di produrre molti più semi in un tempo più breve. E non è tutto: lo stesso approccio, potrebbe essere utilizzato anche per il mais, il grano e per altre colture.
Il mondo della ricerca sta quindi lavorando alacremente per adeguare le caratteristiche delle piante alle necessità di una popolazione in crescita e di un pianeta sempre meno ospitale e sempre meno incline a rispondere positivamente ai metodi di produzione agricola tradizionali.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, iStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica
Tra le premesse all’articolo, il sempreverde riscaldamento globale. La climatologia è una scienza affascinante ma non esatta; previsioni climatiche con un buon grado di affidabilità non vanno oltre i 5 giorni. Predire cambiamenti climatici a lungo termine è fantascienza e al momento, insieme a climatologi che prevedono un ulteriore riscaldamento del pianeta ce ne sono altri, come e anche più accreditati dei primi, che prevedono l’esatto opposto. Purtroppo i secondi sono ignorati o censurati, secondo i punti di vista. Ricordo ancora studi che prevedevano l’arrivo di una nuova era glaciale sulle copertine di Time, pochi decenni fa.
I semi di riso OGM risultanti dalla ricerca, sono stati ottenuti attraverso la piattaforma MiMe, che è brevettata da INRAE. Non è affatto improbabile che i semi, coperti da brevetto, possano prevedere il pagamento di royalties annuali per il loro utilizzo, malgrado possano venire replicati dagli stessi agricoltori. Sarebbe perfettamente lecito e risparmierebbe al detentore del brevetto anche il disturbo di vendere il seme, la quadratura del cerchio dal punto di vista commerciale.
Tra i conflitti di interesse dello studio, oltre a quello già citato, per la gioia dei complottisti spicca una sovvenzione della Bill e Melinda Gates AWARD, che come il prezzemolo sembra stare dovunque ci siano da finanziare ricerche con applicazioni dagli esiti potenzialmente imprevedibili.
Credere che gli OGM vengano sviluppati per risolvere i problemi di un pianeta che sia avvia alla sovrappopolazione, a mio modesto parere è ingenuo, nel migliore dei casi.
Il 97% degli scienziati che lavorano nell’ambito della climatologia e del cambiamento climatico è d’accordo sulla sua esistenza e sulle sue origini antropogeniche. Ad esempio, un articolo pubblicato su Environmental Research nel 2013 riporta che il 97,1% degli articoli scientifici sul tema conclude che gli esseri umani stanno causando il riscaldamento globale: Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature
Inoltre, un articolo pubblicato poche settimane fa su Science ha rivelato che gli studi condotti negli anni 70 dal colosso petrolifero ExxonMobil sull’effetto dei combustibili fossili sull’atmosfera avevano predetto con grande accuratezza l’aumento delle temperature medie globali che abbiamo poi registrato nei decenni successivi: Assessing ExxonMobil’s global warming projections
In realtà, l’articolo citato dice altro:
quoto, con traduzione automatica:
“Troviamo che il 66,4% degli abstract non ha espresso alcuna posizione sull’AGW-Riscaldamento Globale Antropogenico, il 32,6% ha approvato l’AGW, lo 0,7% ha rifiutato l’AGW e lo 0,3% era incerto sulla causa del riscaldamento globale. Tra gli abstract che esprimono una posizione sull’AGW, il 97,1% ha approvato la posizione di consenso secondo cui gli esseri umani stanno causando il riscaldamento globale. In una seconda fase di questo studio, abbiamo invitato gli autori a valutare i propri articoli. Rispetto alle valutazioni astratte, una percentuale minore di articoli autovalutati non ha espresso alcuna posizione su AGW (35,5%). ”
Quindi risulta evidente che dei quasi 12.000 articoli considerati, i due terzi (66,4%) non esprimono alcuna posizione sul riscaldamento antropico ed il 97% di consenso è riferito solo al 33,6%che ha espresso una posizione. Direi che tra il 32,6% e il 97% corre una bella differenza.
ignorati o censurati? Sono quattro gatti sperduti che da decenni la pensano diversamente nonostante i visibili efffetti che da almeno quindici anni sono evidenti pure a chi si mette le fette di salame sugli occhi!
Esprimere un idea contraria al pensiero “mainstream” non e’ sbagliato, anzi, e’ il sistema con cui la scienza progredisce. Pensiamo a Galileo ad esempio. Il fatto e’ che i climatologi che pensano che il riscaldamento globale etc… etc… non sia imputabile all’uomo sono sempre meno.
Dopodiche’ aggiungo un pensiero personale: fosse anche dubbio che la causa siamo noi, sarebbe comunque suicida non provare a invertire la rotta.
PS completamente d’accordo sul paragrafo OGM
PPS completamente in disaccordo con la premessa. Predire i cambiamenti climatici (trend di lungo respiro) e’ molto piu` facile che predire il meteo di domani… non si faccia confusione con le due cose
Pia illusione ridurre il potere delle imprese sementiere (leggi multinazionali della biologia vegetale e della chimica)
Anche riusciendoci, finchè non si metterà mano – e zucca! – alla questione demografica non si cavrerà un ragno dal buco.