Le bottiglie in plastica per bevande detengono il triste primato di essere in cima alla lista dei 10 oggetti più comunemente rinvenuti sulle coste e nelle aree marine europee. Questo è uno dei motivi per cui la Direttiva UE 2019/904 (meglio nota come Direttiva SUP), ha stabilito obiettivi di raccolta differenziata per le bottiglie in plastica per bevande oltre che contenuti minimi di materiale riciclato da aggiungere ai contenitori di nuova produzione. Entro il 2025, il 77% delle bottiglie in plastica monouso per bevande dovrà essere raccolto separatamente (il 90% entro il 2029) e le bottiglie in plastica monouso per bevande dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato (il 30% entro il 2030).
Anche il nostro Paese è chiamata ad agire adeguatamente e tempestivamente: non solo gli italiani sono i più grandi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia (200 litri pro capite consumati all’anno contro una media europea di 118 litri) ma, con i suoi quasi ottomila chilometri di coste, l’Italia è di fatto anche uno dei più grandi inquinatori del Mediterraneo (insieme ad Egitto e Turchia), soprattutto a causa di una gestione inadeguata dei rifiuti. Nella nostra penisola, 11 miliardi di bottiglie in plastica (Pet) per acque minerali e bevande confezionate vengono immesse al consumo ogni anno e oltre il 60% di queste non vengono riciclate e rischiano di essere disperse nell’ambiente e nei mari, contribuendo in modo massiccio all’inquinamento del pianeta.
Tra le soluzioni più sensate per arginare il fenomeno, vi è certamente l’adozione di sistemi di deposito su cauzione (Drs); una misura che la Direttiva suggerisce agli Stati Membri, pur non obbligandoli a metterla in pratica. Sistemi in grado di favorire un processo di riciclo di alta qualità, massimizzando la raccolta selettiva di imballaggi e, al contempo, aumentandone il volume da avviare a recupero. Sistemi che oltretutto potrebbero mettere un freno (ma in questo caso serve anche una buona dose di volontà) alla forte perdita di valore del riciclato: secondo una ricerca della società di consulenza Eunomia, il PET raccolto viene in larga misura “riciclato” in prodotti di qualità inferiore come vassoi di plastica, fascette o fibre. In Europa, degli 1,8 milioni di tonnellate di scaglie riciclate provenienti dalle bottiglie, solo il 31% viene nuovamente destinato a bottiglie, mentre il resto (69%) finisce in prodotti di qualità inferiore.
Il meccanismo dei Drs è molto semplice e concettualmente del tutto simile a quello adottato dai supermercati per il carrello della spesa, una volta terminati gli acquisti: i consumatori riportano gli imballaggi presso punti di raccolta automatizzati appositamente approntati (dotati di “reverse vending machine”) e posizionati generalmente all’interno di punti vendita della distribuzione organizzata, inseriscono i “vuoti” da riciclare all’interno dei dispositivi così che ne sia verificata l’idoneità e a questo punto recuperano la cauzione versata al momento dell’acquisto. La cauzione può essere restituita sotto forma di contanti, mediante scontrino da riscattare direttamente alla cassa del punto vendita oppure, come già accade in altri Paesi, devoluta a sostegno di cause benefiche. Nel caso di punti vendita di piccole dimensioni, il sistema di raccolta e restituzione può anche avvenire in maniera manuale.
Realizzare un’infrastruttura organizzativa e finanziaria dedicata ha certamente un costo, ma a tal proposito è utile precisare che la Direttiva Europea sulla plastica monouso estende il perimetro della responsabilità finanziaria dei produttori di alcune tipologie di imballaggi (incluse le bottiglie in PET e i cartoni in poliaccoppiato per bevande) anche ai costi di rimozione dei rifiuti dispersi nell’ambiente e al successivo trasporto e trattamento. Inoltre, diversi studi internazionali hanno dimostrato che la distribuzione organizzata e i negozi dove i consumatori possono riportare gli imballaggi hanno beneficiato di un aumento del traffico e delle vendite.
Un sistema Drs può ovviamente funzionare bene solo a determinate condizioni: deve essere fissato un adeguato valore della cauzione e deve essere disponibile una rete capillare di punti di riconsegna. Solo in questo modo il consumatore sarà incentivato alla restituzione degli imballaggi usati. Sistemi di questo tipo raggiungono livelli di intercettazione e riciclo effettivo estremamente performanti, anche superiori al 90%, con punte che superano il 97% in Germania. Non a caso si tratta di una realtà già funzionante in oltre 40 giurisdizioni mondiali, tra cui la maggior parte delle province canadesi, quasi tutti gli Stati dell’Australia, 10 Stati americani, Israele, e parte dei Caraibi (per ulteriori approfondimenti consulta l’ultimo position paper di Laboratorio REF Ricerche “Plastica monouso obiettivi di intercettazione, le soluzioni in campo”).
13 Paesi hanno adottato sistemi di deposito su cauzione per il riciclo, mentre altri 12 hanno deciso l’introduzione entro i prossimi quattro anni
Guardando all’Europa, sono 13 i Paesi che hanno adottato sistemi di deposito su cauzione per il riciclo, mentre altri 12 ne hanno già deciso l’introduzione entro i prossimi quattro anni. Solo quest’anno, altri 3 (Slovacchia, Lettonia e Malta) hanno introdotto un Drs per i contenitori monouso per bevande. Se nel 2020 erano all’incirca 291 milioni i cittadini che avevano accesso ad un sistema Drs, l’ambizione è arrivare a servirne altri 200 milioni entro la fine del 2023.
In Italia, nonostante un emendamento un po’ confuso al proposito, contenuto nel D.L. Semplificazioni-bis (D.L. 31 maggio 2021, n. 77), non è ancora iniziato un reale confronto sul tema Drs.
Tuttavia anche chi mette in circolazione bottiglie sembra sponsorizzare l’adozione di un sistema Drs per migliorare la raccolta differenziata e ridurre la dispersione nell’ambiente: le principali associazioni europee di produttori di bevande, Unesda (Associazione europea dei produttori di bibite) e Nmwe (Associazione europea dei produttori di acque minerali) in un comunicato stampa congiunto al quale si è unita anche l’associazione Zwe (Zero Waste Europe), hanno riconosciuto il ruolo dei sistemi di deposito su cauzione nel quadro degli obiettivi in materia di economia circolare e chiedono alla Commissione europea di stabilire requisiti minimi per i sistemi Drs nell’ambito della revisione della Direttiva Europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
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Se a questo: “Realizzare un’infrastruttura organizzativa e finanziaria dedicata ha certamente un costo, ma a tal proposito è utile precisare che la Direttiva Europea sulla plastica monouso estende il perimetro della responsabilità finanziaria dei produttori di alcune tipologie di imballaggi (incluse le bottiglie in PET e i cartoni in poliaccoppiato per bevande) anche ai costi di rimozione dei rifiuti dispersi nell’ambiente e al successivo trasporto e trattamento” aggiungiamo il problema dei costi di recupero dei rifiuti dispersi (che si ridurrebbero) e i costi sanitari che le popolazioni incontreranno, per la circolazione in filiera (il pesce è un esempio) fino al prodotto che arriva in tavola, è ora di realizzare la rete di recupero su cauzione, “senza se e senza ma”.
2013 vacanza itinerante in Slovenia, Croazia e Bosnia. Ovunque c’era una “tassa”da pagare sia sulle bottiglie in plastica, che sulle bottiglie in vetro chiaramente specificata sullo scontrino e sulle etichette; “tassa” che sarebbe stata restituita riconsegnando i vuoti al market, qualsiasi market non necessariamente il punto vendita! Tanto che i vecchietti del luogo facevano a gara per accaparrarsi le bottiglie vuote lasciate in giro da turisti distratti. Da allora mi domando dove sia la difficoltà a proporre qualcosa di simile. Ho un’eta per cui mi ricordo del vuoto a rendere delle bottiglie di vetro (le bottiglie in plastica non c’erano) esistente fino alla metà degli anni ‘70, dopodiché tutto è diventato rifiuto da buttare indifferentemente.
40 anni per capire che la cauzione sul vuoto era cosa buona e giusta già allora sulle bottiglie in vetro, e meno male che le soluzioni le studia gente laureata!!!!!, tornare al passato con bottiglie in vetro e distribuzione casa per casa con camion elettrici.
E pensare che ricordo ancora il “vuoto a rendere” per le bottiglie di vetro… Molti anni fa, ero piccola. Si restituiva la bottiglia di vetro e davano in cambio qualche decina di lire, mi sembra. E’ curioso vedere come tutto ritorna, dopo un assurdo periodo di sprechi. Così come è ritornata l’idea che il cibo non deve essere sprecato e il bidone della spazzatura non è il suo normale destino: le nostre ricette tradizionali ci parlano di uso del pane secco, di avanzi di minestre, carne, pesce e verdure per creare nuovi piatti e buttare via il meno possibile. Poi arrivò imperiosa la data di scadenza e dopo anni di rifiuti alimentari, si ritorna al vecchio concetto di “osserva, annusa, assaggia” prima di gettare il cibo nella spazzatura.
Beh, qualche passo avanti l’abbiamo fatto, siamo ritornati dove già eravamo. Ora, finalmente, potremo superarci.