Su alcuni dei temi di attualità che riguardano il mondo avicolo, le uova e il benessere animale, ilfattoalimentare ha intervistato Ruggero Moretti presidente del comitato Uova di Unaitalia che ha fatto il punto della situazione sottolineando alcune preoccupazioni.
Qual è la situazione sull’eliminazione dei pulcini maschi delle galline ovaiole? Le aziende associate ad Unaitalia – che rappresentano circa il 20% delle imprese del settore uova italiane – sono assolutamente favorevoli a valutare l’adozione di tutte le tecnologie volte a promuovere innovazione e miglioramento del benessere animale, anche per quanto riguarda la selezione dei pulcini maschi alla nascita , una pratica che è destinata a essere presto sostituita da nuovi strumenti e tecnologie. Di recente, nell’ambito della Legge di delegazione europea, all’art. 17 è stata introdotta la norma che prevede l’introduzione di misure che a partire dal 2027 vieteranno la selezione dei pulcini maschi delle linee orientate alla produzione di uova. Si vuole così favorire l’introduzione e lo sviluppo di tecnologie per identificare il sessaggio degli embrioni prima della schiusa e offrire, quindi, una pratica alternativa. Abbiamo aperto da tempo un dibattito interno e avviato un monitoraggio delle tecnologie emergenti in-ovo sexing, per monitorarne costantemente il grado di sviluppo, e siamo ancora in una fase sperimentale. Ci auguriamo che questa norma dia un ulteriore impulso alla ricerca, in modo che le aziende del settore possano disporre in tempi congrui di una tecnologia adeguata, efficacemente applicabile, con una sostenibilità economica necessaria a garantire gli attuali livelli produttivi.
Quando pensate che in Italia ci saranno in vendita solo uova di galline allevate a terra e non più in gabbia?
Non possiamo prevedere con esattezza quali saranno i tempi e le modalità di evoluzione del mercato, di certo stiamo rilevando da tempo un trend che vede in crescita l’allevamento a terra, seguendo le richieste dei consumatori. Inoltre, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che prevede lo stop all’uso delle gabbie entro il 2027. Siamo in attesa di una proposta legislativa che dia seguito a questo indirizzo e definisca le modalità di graduale eliminazione. Ad oggi esiste ancora una richiesta che seppur significativa è in graduale riduzione e negli ultimi anni le aziende hanno affrontato continui investimenti per adottare gabbie arricchite.
Quanto differisce il prezzo delle uova di categoria A e calibro medio ottenuto da galline allevate in gabbia e a terra?
Da una nostra stima risulta che la differenza di prezzo al dettaglio, tra le uova da allevamento in gabbia e quelle da allevamento a terra, è di circa il 30%. Ovviamente si tratta di una stima media annuale, poiché i prezzi subiscono notevoli oscillazioni in base all’andamento del mercato, tanto più in periodi di grande incertezza come quello in cui siamo appena entrati. In questo particolare momento la crisi globale dei cereali oltre a causare aumenti dell’ordine del 50% del prezzo di mais frumento e soja sta preoccupando il settore che teme la difficoltà di reperire cereali sul mercato mettendo a rischio la filiera di produzione.
Qual è la percentuale di uova di galline allevate in gabbia sul totale della produzione?
Secondo gli ultimi dati (Banca dati nazionale Izs Teramo, giugno 2021) in Italia le uova da consumo sono prodotte per il 53,4% da allevamenti a terra, seguite dall’allevamento in gabbia al 37,3%, da quelle biologiche (5%) e dagli allevamenti all’aperto (4.3%). Le ultime previsioni di produzione per il 2021 indicano una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente, con circa 12 miliardi 350 milioni di uova prodotte. L’Italia si conferma quindi al quarto posto in Europa per la produzione di uova da consumo dopo Francia, Germania e Spagna.
Pietro Greppi – Consulente per l’etica in comunicazione
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