Nel 2021, come nel 2020, abbiamo mangiato preferibilmente a casa, abbiamo però speso di più rispetto all’anno precedente e, nel carrello, sono comparsi prodotti più pregiati, come il pesce fresco, ma anche snack: segnali della voglia di ripresa, di normalità e di ‘conforto’. È questo ciò che emerge dall’ultimo rapporto Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che ha analizzato i consumi degli italiani nei primi nove mesi dello scorso anno. Il fatto che la spesa per alimenti e bevande sia ancora aumentata (+0,7%) dopo un 2020 in cui, a causa del lockdown, si era già verificato un balzo del 7%, è risultato piuttosto inatteso.
L’aumento è, almeno in parte, dovuto all’abitudine a consumare pasti in casa più spesso di quanto accadesse prima del Covid, soprattutto per le limitazioni imposte ai servizi di ristorazione. Un ruolo importante lo hanno avuto però anche i rincari: abbiamo speso di più non tanto per avere carrelli più pieni, ma perché i prezzi sono aumentati. L’Istat infatti, per settembre, segnalava un aumento dello 0,9% per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona, con picchi del 2,6% per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto. Una tendenza che si è accentuata negli ultimi mesi dell’anno, fino ad arrivare, nel mese di dicembre, a un + 2% su base annua per gli alimentari lavorati e +3,6% per quelli non lavorati.
Gli aumenti dello scorso anno si possono ricondurre a diverse cause, dalle condizioni meteorologiche avverse che hanno colpito la produzione agricola alla ripresa della domanda, ma anche alle conseguenze della pandemia sulla logistica. Si tratta peraltro di incrementi destinati a confermarsi nei prossimi mesi, in seguito alla crisi energetica, la carenza di materie prime e l’aumento del prezzo degli imballaggi. I rincari registrati nel terzo trimestre del 2021 hanno riguardato buona parte dei settori, dalla pasta, cresciuta del 3%, alle farine (+5%), dall’olio extravergine d’oliva (+8%), al caffè (+3,5%), senza dimenticare lo zucchero (+2,5%). A questi si aggiungono i pomodori, aumentati addirittura del 20%, le pesche (5%), e la carne (fra il 3 e il 5%).
L’incremento generalizzato dei prezzi ha gravato su tutti i carrelli, ma Ismea rileva anche un cambiamento nell’assortimento degli articoli più venduti. Durante il primo lockdown sono cresciute le vendite di alimenti confezionati e c’è stata la corsa a lievito, farina e uova, ingredienti di quei piatti che in moltissimi hanno cucinato a casa, un po’ perché rassicuranti, un po’ per passare il tempo in modo piacevole e creativo. Nel 2021, iniziato con un periodo di lockdown, si sono susseguite fasi di ripresa delle attività e dei consumi, con la conseguente ripresa delle uscite, seguite da nuovi periodi di costrizione domestica, il tutto, però, visssuto in modo meno rigoroso. Così nel carrello, al posto dei beni di prima necessità, sono comparsi alimenti più sfiziosi e costosi, come salmone, funghi, salse, avocado, birre e aperitivi, mentre i prodotti confezionati lasciavano il posto ai freschi.
Analizzando lo scontrino, in testa troviamo derivati dei cereali (13,5% della spesa), seguiti da latte e latticini (13,3%), bevande alcoliche e analcoliche (12,3%), ortaggi (10,5%), carni (9,9%), frutta (9%) e salumi (6,3%). I prodotti che sono cresciuti di più nel periodo considerato sono le bevande e i prodotti ittici. Per quanto riguarda le prime, l’incremento interessa in particolare quelle alcoliche: +9% per il settore con un picco del +27,4% per lo spumante. Nel comparto ittico, mentre i surgelati sono stazionari, si è affermato invece il pesce fresco, con un aumento del 19,6%. Da notare la crescita degli ortaggi di IV gamma (le insalate pronte al consumo), con un +6,4% dopo il calo registrato nel 2020. Il ritorno di tanti al lavoro ha evidentemente ridotto il tempo disponibile per mondare le verdure.
Nel complesso, quindi, la spesa è aumentata perché abbiamo acquistato generi più costosi, come conferma anche la crescita dei prodotti Dop e Igp, ad alto valore aggiunto. Un quadro che sembra indicare disponibilità e propensione all’acquisto. D’altra parte, però, se andiamo a vedere i canali di vendita preferiti dagli italiani non possiamo evitare di rilevare il crescente e continuo successo dei discount, anche se in testa alle preferenze troviamo sempre supermercati (41%) e ipermercati (24%).
Queste catene, orientate prevalentemente alla convenienza, registrano una crescita del 3% rispetto al 2020 e addirittura del 12% rispetto al 2019. Un andamento che segnala, per una buona fetta di italiani, la necessità, o l’intenzione, di risparmiare sugli acquisti di base. Bisogna però dire che la continua crescita di questo canale non si può ricondurre esclusivamente alla ricerca della convenienza. In generale, infatti, le catene discount stanno puntando su un assortimento sempre più vario, che comprende anche prodotti di alta gamma, come Dop e Igp, biologici o le linee vegane.
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
Buongiorno.
Siamo una famiglia”assortita”,con 2 sessantaseienni (i nonni ),un figlio separato di 44 anni e le sue due figlie di 15 e 14 anni.
Siamo soliti mangiare a casa,andiamo al ristorante forse una o due volte al mese.
Per il resto cucino io ed ho sempre cercato la qualità,se poi è accompagnata dalla convenienza meglio ancora.
Da sempre cerco prodotti bio,integrali,non necessariamente di marche famose,devono essere prima di tutto sani e buoni.
Non sono una fanatica ma cerco di eliminare il più possibile la carne.
Detto questo,riguardo all’articolo appena letto,posso confermare che pur cercando di risparmiare,non sprecare e spendere il giusto,alterniamo gli acquisti tra Lidl e Mercatò…..perché Lidl,negli anni ha saputo trovare un ottimo compromesso tra il prezzo e la qualità, l’assortimento e l’aggiungersi del Bio,del Veggie e di prodotti più specifici.
Inoltre,il primo lockdown, ci ha fatto scoprire gli acquisti online di prodotti alimentari nei luoghi di produzione,per noi che abitiamo in Liguria,soprattutto Puglia,Sicilia,Calabria,Piemonte e Val d’Aosta.
Abitudine che peraltro abbiamo mantenuto.
Grazie per l’attenzione e per ciò che fate.