Se una grande cooperativa del Centro Italia vende ad Amazon, non su Amazon proprio ad Amazon, olio extravergine di oliva italiano in bottiglie di Pet da mezzo litro da commercializzare online a meno di 6 dollari, il disastro è compiuto. Siamo di fronte a un’operazione molto spregiudicata che desta perplessità e dà un’immagine del prodotto che nuoce agli altri operatori che adottano un listino prezzi corretto in linea con il mercato. Per capire meglio va detto che in America un olio italiano viene venduto a più del doppio (dai 12 ai 18 euro per mezzo litro).
Le politiche promozional-
Per favore non si giustifichi questa operazione come una partita, un singolo affare, una miscela di olio vecchio e nuovo per liberare qualche cisterna. Non si può fare un’operazione del genere a danno dell’immagine dell’extravergine italiano. È assurdo vendere in bottiglie di Pet olio extravergine 100% italiano, al pari di una miscela di oli comunitari ed extracomunitari con differenze di prezzo ridicole. Basta poco per vanificare gli sforzi e le energie spese dai produttori di eccellenza italiani sul mercato americano per proporre prodotti di qualità. Non si può buttare a mare questo patrimonio. Ecco perché non è possibile giustificare i direttori commerciali delle organizzazioni dei produttori e delle cooperative che attuano politiche speculari a quelle dell’industria. Per un profitto immediato svendono quanto di più prezioso può vantare l’olio nazionale: un’immagine, un’idea, un sentimento, un’aurea.
di Alberto Grimelli direttore di Teatro naturale
© Riproduzione riservata Foto: Amazon, stock.adobe.com
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giornalista direttore Teatro Naturale
Sarei curioso di fare una analisi, per vedere che olio hanno rifilato (“tanto è per gli americani che non vogliono spendere”, è così).
Poi in bottiglia di plastica…
Il problema sta in questa frase “Tutti gli operatori del settore sanno come vengono costruite certe operazioni promozionali, con un sapiente mix di compromessi sulla qualità, e altri espedienti.” Quali sono questi espedienti? Si parli chiaro. I vari consorzi cosa esistono a fare? E cosa fanno esattamente? E cosa hanno fatto in passato? Niente. Niente di sostanziale. Ed il risultato è questo. E adesso nessuno, per ignavia, per complicità, o per ignoranza, avrà il coraggio e/o le capacità di fare ciò che serve fare. Perchè è ovvio che volendo rimediare adesso bisogna rilanciare pesante.. non basta il solito cartellone a Time Square a New York. Per cui la situazione è così e rimarrà così. Prendiamone atto e andiamo avanti. E, incidentalmente, così è anche per tutti gli altri problemi del sistema Italia: irrisolvibili. Si può solo cercare di navigare a vista e andare avanti.
Sig. Miranda, per quel che vale solidarizzo con Lei. Io ormai ho perso totalmente la fiducia ed il rispetto per i consorzi di controllo e protezione dei prodotti e delle tante “sigle” che infestano inutilmente le confezioni (bio, green, naturale…e altre amenità prive di reale significato).
Io ad esempio, dopo il magistrale e immenso lavoro compiuto dal Fatto Alimentare sullo scandalo “prosciuttopoli” vorrei sapere come stanno andando i processi, se gli autori di quella che è stata definita la più grande truffa alimentare della storia italiana stiano pagando le conseguenza di tutto quanto è successo; ne dubito fortemente. Quel che vedo, seguendo i social degli enti e consorzi coinvolti, è una massiccia operazione di “pulizia” e “quanto è bello, quanto e buono e come è fatto a regola d’arte il nostro prodotto”.
Per concludere e condividere questo mio sfogo con Lei e con avrà avuto la voglia di leggere, pur consapevole della inutilità – a livello globale o glocale che dir si voglia – delle mie scelte:
– non acquisto più prosciutto di san daniele e parma e l’olio extravergine di oliva lo prendo anno dopo anno da una piccola azienda toscana che conosco personalmente, pagandolo il giusto.
Buona giornata a tutti
Signor Prato prendo atto. Ma secondo lei… Ma come possono andare i processi per cose come il prosciutto o l’olio d’oliva? Lo dico perché a fronte di scandali come Cirio e Parmalat non mi risulta che nessuno sia finito in galera si immagini una roba di secondo piano come lo scandalo il prosciutto lo scandalo dell’olio d’oliva, le pare?
Certo, ha ragione. Come detto non c’è soluzione generale (giustizia) ma solo piccole azioni personali come quella di non comprare ciò che secondo le proprie convinzioni non merita di essere acquistato. Anche parmalat e cirio sono marchi che non ho più acquistato dai tempi degli scandali. Così come non acquisto più vini da quei produttori coinvolti nello scandalo sauvignon; ho la lista, pubblicata a suo tempo dai giornali.
Son cose che mi toccano dal vivo perché vivendo in Friuli e per lavoro, com molte di queste aziemne (vini e san daniele) ci ho collaborato e quindi sono doppiamente punto nel vivo.
So che non serve (come puntualizza anche lei, non paga nessuno per queste cose) ma serve a ME, per rispetto di me stesso e del concetto che ho di giustizia.
Cordiali saluti
Scusate ma non capisco quale sia il problema. Ipotizzare che tutto l’olio italiano (prodotto con olive italiane) sia di qualità eccelsa e debba essere commercializzato a non meno di 12-15 € al litro in Italia (e quindi diciamo circa 20 dollari in USA) è decisamente azzardato, soprattutto considerando la penosa situazione dell’olivicoltura italiana. Il prodotto Amazon sarà, immagino, di qualità “andante”, venduto al prezzo che merita, e acquistato da produttori che sul mercato italiano non spunterebbero un prezzo migliore. Vogliamo obbligarli a buttare il prodotto per difendere il buon nome dell’olivicoltura italiana? Devono nascondersi?
90 minuti di applausi. Vorrei proprio confrontare questo meraviglioso olio italiano con una qualunque miscela di oli comunitari. Questa favoletta che i nostri prodotti sono TUTTI migliori di quelli fatti all’estero dovrebbe finire una volta per sempre.
Qualcuno riesce a spiegarmi cosa c’è di strano a vendere olio extravergine a 12 euro al litro quando in Italia e su questo sito si parlava di olio extravergine a 1 euro e 99 centesimi ?
Già. Forse (dico forse) la pacchia di vendere olio mediocre in USA, spacciandolo per oro (e facendoselo pagare come tale), sta finendo.
Bisognerebbe chiedere a chi vende olio davvero buono. Secondo me direbbero che a loro non importa nulla.
Nessuno spiega. Parlano soltanto. Da virologi a sommelier d’olio.
Mangiamo abbastanza plastica senza volerlo che ci mancava anche quella che puo’ essere rilasciata da una bottiglia di plastica che contiene olio. Poi che plastica e’ ? E a contatto con un grasso come l’olio cosa succede ?
Se non vedo mai una bottiglia di olio in un contenitore di plastica ci sara’ pure un motivo vero ?
Il fatto è che purtroppo il 90% degli italiani sono completamente ignoranti sui problemi di alimentazione e nutrizione e quindi guardano al prezzo e basta.
ormai siamo allo sconforto. L’olio Evo bistrattato e nessuna prospettiva. Come da sempre! I frantoiani d’Italia non ne vogliono sapere di fare squadra, di organizzarsi per la loro qualità. Tutto qui! Se c’è un mercato in cui ognuno fa quello che vuole è quello dell’Olio Evo. Hanno sempre vinto gli imbottigliatori e troppi consumatori pensano ancora che l’olio di oliva sia la stessa cosa dell’olio Evo, solo meno forte! Nell’ignoranza muore qualsiasi speranza.
Come Ciberie potremmo fare moltissimo, ma non interessa. Abbiamo 5000 botteghe del gusto in Italia, l’olio Evo dovrebbe essere venduto solo in una rete di punti qualitativamente diversi da GD e GDO. Basta volerlo fare davvero! Tutti vogliono il cambiamento, basta che a farlo siano gli altri!
Non è affatto un prezzo stracciato.
Da quando il mero raggiungimento di obiettivi di fatturato e di guadagno è stato anteposto alla qualità del prodotto (oggi persino alla salute) non ci si deve meravigliare se accadono queste cose. Oggi è ancora peggio perché il fatturato ed il guadagno si stanno anche concentrando in capo a certi operatori che raggiungeranno in breve un oligopolio. La qualità sarà appannaggio di produzioni familiari
La storia non smentisce mai chi di un’erba ne fa un fascio.
Sfido qualsiasi commentatore a produrre olio di qualità sul nostro territorio, partendo dalla potatura al confezionamento, certificandone la qualità attraverso analisi chimiche e sensoriali per capire quale potrebbe essere il prezzo giusto.
Quanto indicato 1,99-6 € sono prezzi ridicoli, i 12 – 15 € sono equi e sono necessari a ripagarsi i costi di produzione.
Provate e capirete come attribuire correttamente il prezzo di vendita!!!!. I produttori per lo più i piccoli olivicoltori sono in perdita e sono la realtà italiana
Buonasera,
Cito testualmente quanto riportato nell’articolo:”Per un profitto immediato svendono quanto di più prezioso può vantare l’olio nazionale: un’immagine, un’idea, un sentimento, un’aurea.”
capisco la rabbia e l’indignazione, ma con l’immagine, le idee ed i sentimenti non si porta il pane a tavola.
Ritengo che le scelte commerciali dei consorzi seppur non condivisibili rimangano dei consorzi e che se qualora avessero violato leggi di sorta, di certo la competenza va alle autorità preposte.
La scelta é e rimane dei consumatori che possono tranquillamente voltare le spalle a iniziative di questo calibro.
In linea di principio è vero. Ma in termini più ampi, commerciali , e relativi al mercato Americano, c’è da dire che il nostro olio esce dallo scandalo che emerse nel 2015/2016 e che danneggiò la reputazione del nostro olio (a favore di quello spagnolo) Operazioni di svendita su Amazon di questo tipo non fanno bene alla nostra immagine ed facile ricollegarla agli scandali passati (anche se in questo caso non voglio certo dire che si sia infranta la legge)