Quanto valgono le api in un sistema agricolo come quello statunitense? Molto più del previsto, e cioè ben 34 miliardi di dollari all’anno, se si considerano sia le specie domestiche che quelle selvatiche. La cifra, relativa all’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati necessari, il 2012, è l’esito di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh e della Penn State University che hanno pubblicato, su Environmental Science & Technology, quanto emerso prendendo in esame, contea per contea, il mercato delle colture che necessitano di impollinatori.
La cifra è molto superiore a quelle avanzate in una valutazione precedente, del 2010, in base alla quale le api valevano 10 miliardi di dollari, probabilmente perché questa analisi è più completa.
Un altro dato, inoltre, illustra bene gli squilibri del sistema attuale: il 20% delle contee statunitensi produce l’80% del valore totale che può essere attribuito alle api, selvatiche e domestiche. Inoltre le zone con le più gravi carenze di api sono, guarda caso, quelle più degradate dal punto di vista ambientale. E molti agricoltori sono costretti, sempre più spesso, ad affittare o a comprare impollinatori, se vogliono avere ancora un raccolto. Bisogna assolutamente rendere gli habitat più ospitali, concludono gli autori.
Su come farlo possono chiedere ai ricercatori dell’Università di Gottinga, in Germania, che negli stessi giorni hanno pubblicato, su Ecology Letters, uno studio che conferma quanto sia importante tutelare la biodiversità e limitare i neonicotinoidi, se si vogliono preservare le api (in questo caso selvatiche, Osmia bicornis).
I ricercatori hanno creato 56 diversi habitat isolati (vedi foto sopra), con un assortimento da 2 a 16 specie di piante insieme alla colza. In alcuni di essi era presente solo quest’ultima, come modello di monocoltura. Nella metà degli habitat poi, sulla colza è stato spruzzato l’insetticida neonicotinoide clotianidina. Quindi hanno aspettato le covate, e visto differenze enormi nei diversi scenari.
Le api libere di scegliere tra più piante senza insetticidi hanno prodotto il doppio di celle per la cova e si sono riprodotte di più e meglio, con un’efficienza direttamente collegata al numero di specie presenti e dove c’erano alcune piante particolarmente gradite. Al contrario, le api negli habitat con monocolture di colza trattate con clotianidina hanno registrato un calo dei tassi di sviluppo dallo stadio di larva a quello adulto del 69%. Le larve hanno bisogno di polline e di nettare, ed evidentemente traggono grande beneficio dalla miscela di più tipologie, e soffrono la scarsa varietà.
Questa sperimentazione, durata diversi mesi, dimostra con chiarezza quanto sia importante la biodiversità per il benessere delle api, e quanto i neonicotinoidi possano avere un ruolo nefasto, soprattutto se usati in monocolture. Se si vuole preservare il mercato, oltre che la bellezza di questi animali fondamentali, senza i quali non sarebbe possibile la vita come la conosciamo oggi, la strada è chiara.
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Giornalista scientifica
Le api hanno un valore inestimabile non di 34 miliardi di dollari. Fino a quando tutto è valutato in denaro non si raggiungerà alcun risultato.