Alimenti ultra-trasformati: la crisi dei modelli tradizionali e il successo del cibo industriale. Ne parla Giovanni Ballarini su Georgofili.info
Alimenti ultra-trasformati: la crisi dei modelli tradizionali e il successo del cibo industriale. Ne parla Giovanni Ballarini su Georgofili.info
Redazione 24 Settembre 2020Sugli scaffali dei supermercati e nelle dispense degli italiani sono sempre più numerosi. Stiamo parlando degli alimenti ultra-trasformati, sintomo di un cambiamento del modo in cui mangiamo, a scapito di modelli più tradizionali, come la dieta mediterranea. Ne parla Giovanni Ballarini, in un articolo su Georgofili.info
Una recente classificazione internazionale denominata NOVA suddivide gli alimenti in quattro categorie sulla base dei trattamenti subiti. Nel Gruppo 1 ci sono prodotti non trasformati o minimamente trasformati (carne e pesce, frutta e verdura, uova e latte..); nel Gruppo 2 troviamo gli ingredienti culinari sottoposti a un processo di lavorazione (sale, zucchero, oli vegetali, burro…); nel Gruppo 3 gli alimenti trasformati (verdure e legumi in scatola, pasta e pane, yogurt e formaggi…), mentre il Gruppo 4 comprende prodotti alimentari e bevande ultra-trasformati (bibite gassate, snack dolci e salati confezionati, molti piatti pronti, prodotti a base di carne ricostituita, gelati industriali…). Nel quarto gruppo sono compresi cibi con molti ingredienti come: zuccheri, oli, grassi, sale, antiossidanti, stabilizzanti, coloranti e conservanti usati per imitare le qualità sensoriali degli alimenti degli altri gruppi e conferire caratteristiche utili alla pubblicità e alla commercializzazione. A questa categoria appartengono anche gli alimenti denominati junk food, i cosiddetti cibi spazzatura, in forte crescita tra i giovani e nella popolazione di basso reddito.
Partendo dal principio che l’essere umano è un onnivoro e deve alimentarsi con una grande varietà di cibi, non bisogna dimenticare che sola dosis facit venenum e quindi che ogni alimento può divenire pericoloso se usato in modo non corretto. Premesso ciò, occorre attentamente considerare le critiche che da più parti vendono sollevate per gli alimenti ultra-trasformati. Allo stato attuale delle conoscenze, oltre ai rischi e pericoli di tipo tossicologico per questi cibi usati in modo eccessivo e non appropriato, sono da considerare gli effetti di questa categoria sul sistema alimentare nel suo complesso e sulla filiera dalla terra alla tavola. Come le bevande a base di cola con le loro marche hanno in parte sostituito la birra e il vino, alla patata fritta è subentrata il brevettato snack salato Pringles e in un prossimo futuro la bistecca potrà essere rimpiazzata dai marchi già brevettati di finte carni e di alimenti industriali prodotti da cellule animali coltivate.
Un’infinità di alimenti ultra-trasformati sono già su gli scaffali dei supermercati e sono continuamente pubblicizzati nei sempre più invadenti mezzi di comunicazione di massa, nei quali il consumatore vede la marca con il suo logo e non più il produttore delle materie prime. Soprattutto i bambini già da tempo subiscono un imprinting alimentare sulla marca più che sull’alimento. Ben poco possono fare le fattorie didattiche per insegnare ai bambini che il pane, la pasta e i cracker nascono dal grano e non da un’industria. Oggi sempre di più le figure dell’agricoltore e dell’allevatore sono state sostituite dall’industria e dal mercato.
Nelle campagne pubblicitarie mediatiche le grandi industrie alimentari facilmente evitano di affrontare gli impatti ambientali e il benessere degli animali e dei lavoratori, quando non usano questi argomenti a scopo pubblicitario vantando prodotti “senza” questo o quell’ingrediente che poi è sostituito con un altro non privo d’impatto ambientale.
Non siamo in un’era di cambiamenti, ma in un cambiamento d’era e i modelli di alimentazione con antiche tradizioni sono in crisi e se ne stanno creando di nuove sempre più d’impronta industriale e commerciale caratterizzati sempre di più da alimenti ultra-processati. L’Italia per la scarsità di terra coltivabile non può competere nella produzione delle commodity alimentari largamente impiegate negli alimenti industriali ultra-trasformati, ma può soltanto produrre cibi con forti legami con il territorio, sfruttando sistemi di trasformazione e conservazione semplici sviluppati dalle tradizioni. Mai come oggi in Italia è necessario proteggere e soprattutto incrementare l’uso degli alimenti tradizionali e per fare questo sono necessari interventi finanziari di sostegno in particolare di sviluppo delle produzioni agro-zootecniche. Indispensabile è l’accrescimento delle conoscenze scientifiche che non possono ottenersi solo con finanziamenti privati, ma hanno bisogno di interventi pubblici su progetti relativi le produzioni alimentari italiane utilizzando il potenziale già esistente nei laboratori di ricerca del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura), delle Stazioni Sperimentali di pertinenza agro-alimentare e soprattutto delle Università italiane.
Giovanni Ballarini – Georgofili.info
© Georgofili.info
La lettura di questa piana e tranquilla descrizione di avvelenamenti, raggiri, disinformazioni, conflitti di interesse con stretti legami tra carnefici e vittime mi lascia sconcertato.
Moltissime sono le cose che si possono dire sull’argomento e sulla sua evoluzione futura ma vorrei soffermarmi soltanto su un paio di aspetti che sono per me particolarmente importanti.
Quando ci renderemo conto che non è la dose di UNA sostanza presa singolarmente a fare danni “sola dosis facit venenum” suona bene ma è un detto senza valore, è la somma delle dosi di innumerevoli sostanze naturali e sintetiche messe insieme a fare danni anche se ognuna di loro presa singolarmente risultasse sotto il nostro ARBITRARIO limite di tolleranza?
Poi veniamo all’aspetto comunicativo importantissimo nella nostra vita sociale, ci si diverte tanto a smascherare le false notizie di privati e gruppi marginali, ad additare enti e persone come ignoranti creduloni imbroglioni ma si accetta bonariamente di essere inondati 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno in ogni campo di falsità formali e sostanziali come detto anche in questo articolo non complottista.
Ben sapendo peraltro che quelle stesse notizie e le sostanze spacciate e sostenute da ogni risma di personaggi creano abitudine , fidelizzazione e dipendenza fisica e psicologica.
E non è solo colpevole l’industria e gli azionisti che intascano i profitti ma anche i comunicatori compiacenti e una parte rilevante di mondo scientifico che per esempio decide di indagare la solanina nei pomodori ma tarda cent’anni a decidersi sugli zuccheri , sulla pericolosità di un pesticida, sulla pericolosità di fumo-alcool-droghe spesso ripescate dall’inferno, sulla pericolosità di interferenti endocrini inutilmente e dannosamente presenti ovunque.
Certamente se tutti avessero in mente il quieto vivere succederebbe quello che si prospetta cioè il cambiamento d’epoca, per fortuna tanta gente resiste sopportando peraltro accuse di antiscientificità e stregoneria. Avanti così.