bambini africa

La malnutrizione cronica affligge 60 milioni di bambini in Africa, secondo l’ultimo rapporto di “Save the Children” titolato: “A Life Free From Hunger“. Il documento offre una serie di dati e testimonianze che inducono a una riflessione sullo stato del pianeta, alle prospettive e alle priorità da seguire. Con buona memoria dei cosiddetti “Millennium Development Goals” di cui si è persa traccia sui media nazionali ormai dedicati pressoché in esclusiva ai salvataggi delle banche, dell’euro e delle rispettive economie. Ma c’è dell’altro.

 

Due bambini su cinque nell’intera Africa – vale a dire 60 milioni di bimbi, come l’intera popolazione italiana – soffrono di malnutrizione cronica. «Quando arrivi in un villaggio tutto sembra normale a prima vista, ma poi inizi a notare qualcosa. È ora di pranzo ma non c’è cibo sul fuoco» spiega Assumpta Ndumi, consulente nutrizionale dell’Ong per l’Africa orientale. «Ci sono bambini nel villaggio, ma non si sentono nè si vedono giocare». Le loro energie sono poche, e servono per tenerli in vita. «Questi sono alcuni segni di malnutrizione».

 

I “media” a volte citano la fame, ma quasi mai la malnutrizione cronica, che è un problema altrettanto grave, forse ancora più insidioso. Assumpta Ndumi richiama l’esempio del Corno d’Africa per spiegarlo: nel 2011 la crisi alimentare in Corno d’Africa ha fatto notizia ma nessuno ha riferito che, già prima della carestia, una “fame nascosta” uccideva molti bambini.

 

In Etiopia, Sudan del Sud, Darfur e Kenya «molte famiglie possono disporre di un solo pasto al giorno, ma è spesso la qualità del cibo, più della quantità che assumono a determinare la loro pericolosa debolezza». Il problema è legato alla scarsa qualità nutrizionale dei pochi alimenti disponibili – quali mais e cassava (carenti di proteine) – e dall’assenza di frutta e verdura (indispensabili fonti di vitamine e sali minerali).

 

La malnutrizione cronica è tuttora la prima causa di mortalità infantile. Si stima che una morte su tre, tra i bambini dell’intero pianeta, sia determinata dalle fragilità indotte dalla malnutrizione cronica. Anche se sui certificati di morte sono riportate cause diverse quali bronchite, dissenteria o malaria.

 

Al di là degli effetti letali, la malnutrizione cronica ha un impatto devastante sulla crescita. L’apporto di quantità sufficienti di proteine, vitamine e sali minerali, è fondamentale per il sostentamento dell’organismo e anche per lo sviluppo delle facoltà intellettuali. Una recente ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha mostrato ad esempio che in Niger i bambini di due anni e mezzo di età sono in media 8 centimetri più bassi rispetto ai bambini che non soffrono la malnutrizione. Secondo uno studio Unicef del 2011, i bimbi affetti da malnutrizione cronica hanno un quoziente intellettivo ridotto e, in caso di sopravvivenza sino all’età adulta, sono maggiormente predisposti a patologie cardiache, diabete e patologie renali.

 

Il rischio è quello, in futuro, di assistere a una regressione dei piccoli passi avanti compiuti nelle ultime due decadi, ad esempio la riduzione a livello globale della mortalità infantile e dei decessi da tubercolosi (-40%), o in Africa delle morti da malaria (-30%). E la causa sarebbe proprio la malnutrizione, incrementata dal aumento dei prezzi dei cibi, dal cambiamento climatico e dalla crescita demografica.

 

Che fare? Già nel in 2008 la rivista scientifica inglese The Lancet identificava un “pacchetto abbordabile” di 13 interventi diretti – che comprendono l’integrazione alimentare con vitamina A, zinco e sale iodato, oltre alla promozione dell’allattamento al seno – che possono produrre un favorevole effetto sulla salute dei bambini e delle loro madri. Poco più di 10 miliardi di dollari, per l’attuazione di questo programma di interventi, aiuterebbe a proteggere da fame e malnutrizione il 90% dei bambini più vulnerabili del pianeta. Serve allora solo la volontà di stanziare le risorse necessarie, e di farne buon uso.

 

Dario Dongo

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Per saperne di più: The Africa report