Con una certa meraviglia ho scoperto che i limoni acquistati pochi giorni fa a Milano in un supermercato Esselunga non sono siciliani e nemmeno spagnoli, ma provengono dal Sud Africa. Sì avete capito bene, gli agrumi gialli hanno percorso 13 mila km per arrivare sulla tavola di casa. Certo sono frutti molto belli di categoria 1 e calibro 3/4 che non hanno subito trattamenti post raccolta, per cui la buccia è edibile. Ci sono anche quelli Argentini, con un viaggio di 2.000 km in meno e possono avere la buccia non edibile per via dei trattamenti sulla superficie esterna consentiti anche in Italia. Il costo è di 2,68 €/kg e si avvicina a quello dei limoni italiani che in alcuni supermercati sono esposti nel ripiano a fianco.
Si riconoscono facilmente perché sono verdi. Si tratta di limoni chiamati “verdelli” per via del colore e le quantità sono limitate. Nei mercati ambulanti si trovano anche quelli gialli di Amalfi molto apprezzati dagli intenditori che però costano di più.
“La presenza sul mercato di limoni importati dall’altra parte del mondo nei mesi estivi è assolutamente normale – spiega un addetto ai lavori. – Da noi in questo periodo si trovano solo i verdelli visti dal consumatore italiano con un certo scetticismo, per via del colore “atipico” anche se si tratta di prodotto nazionale. In Italia la stagione della raccolta inizia a metà ottobre e va avanti per 8-9 mesi”. Va detto però che, anche volendo, la quantità di limoni italiani presente sul mercato nel periodo estivo non è in grado di soddisfare la domanda che aumenta proprio in estate quando la materia prima scarseggia.”
Consumare a tavola i limoni provenienti dal Sud Africa mi sembra uno spreco, un insulto all’eco-sistema, quasi come bere acqua minerale di una fonte alpina a San Francisco o New York. Tutto ciò è ormai possibile per via dei costi del trasporto navale che grazie alle navi porta-container in grado di caricare 10-20 mila moduli per ogni viaggio, sono ridotti al minimo. Resta però il paradosso di importare dall’altro mondo agrumi che restano forse il miglior simbolo dell’agricoltura del Sud Italia.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E’ il mercato globale… Quando il costo del trasporto è poco influente, succede (ed anche per il problema del fuori stagione e l’altro della produzione insufficiente: a quel punto giocoforza bisogna importare o fare senza).
Ovviamente il problema per l’ambiente c’è, anche se per quanto riguarda la questione del consumo energetico totale, ricordo una ricerca in cui le fragole italiane sprecavano più energia di quelle africane nonostante il trasporto di queste ultime. Penso che per i limoni invece la produzione italiana sia sicuramente più risparmiosa.
Per quanto riguarda i verdelli, devo dire che non sapevo. Pensavo fossero frutti poco maturi. Li proverò, ma sono agri?
Ma che domanda è ‘sono agri?’. I limoni secondo lei che sapore hanno, sono frutti dal sapore aspro e acido. L’importante è che siano succosi e che sia possibile spremerli. Mi è capitato spesso di acquistare limoni gialli e morbidi al tatto ma privi di succo.
Mi sembra assurda questa giustificazione. I limoni fioriscono due volte all’anno: una in primavera ed una in autunno. Questo permette, più o meno di avere limoni in qualsiasi periodo dell’anno.
1) e se la quantità non basta?
2) magari il produttore del limone italiano preferisce destinarlo ad usi a maggior valore aggiunto per lui (marmellate, cosmesi, liquori)
Sono ipotesi eh
E’ tranquillamente da escludere che un produttore possa trovare più conveniente avviare sistematicamente alla trasformazione (succhi, marmellate, liquoristica ecc.) limoni idonei alla vendita al consumatore, cioè di categoria extra, I o II.
Questa settimana il prezzo del limone verdello franco azienda di produzione, va da un minimo di 0.65 EUR/kg (Siracusa) a un massimo di 0.90 EUR/kg (Messina e Palermo).
Al mercato ortofrutticolo di Milano, sempre questa settimana, il limone (giallo, però, I categoria) di provenienza Argentina o Sud Africa è quotato da 1.10 a 1.50 EUR al kg (prezzo prevalente 1.15 EUR/kg per casse da 18 kg e 1.45 EUR/kg per cartoni da 6 kg).
Il prezzo del limone da industria, invece, non supera i 0.40 EUR/kg.
Alla trasfornazione, quindi, si avvia prodotto sotto calibro (meno di 45 mm) o con caratteristiche che non ne consentono la vendita al pubblico (danni da gelo, lesioni o ammaccature cicatrizzate ecc.); il che non esclude che il prodotto da traformazione contribuisca al bilancio di un’azienda in misura significativa, tutto dipende da quanto ce n’è.
il costo del trasporto è poco influente perché accettiamo che si inquini il pianeta a suon di scarichi di motori.
se ci fosse una tassa per km di “inquinamento” impareremmo ad apprezzare i limoni verdolini, o anche a fare a meno dei limoni quando non ce ne sono.
non capisco quelli che vogliono le fragole a natale e le pere ad agosto.
Un po’ vengono puniti perché le fragole di natale sono coltivate in serra e strapiene di insetticidi etc.
(ho avuto una serra e in inverno era un ricettacolo di tutti gli insetti possibili.)
Signora…ci sono già le accise sul carburante e le tasse di proprietà…vogliamo metterle anche sui chilometri?
Si, assolutamente.
Potremmo creare una distorsione spazio-tempo nell’eclittica e portarci direttamente da maggio a ottobre per evitare la cosa e quindi avere i limoni freschi sempre!
Mi pare che a volte a noi uomini – che crediamo di essere moderni – sfugga il fatto che viviamo nella realtà e non nelle nostre fantasie dettate più da ciò che ci fa comodo che da ciò che è naturale. I limoni in estate, quando abbiamo voglia di succhi e di pesce e di ogni altra comodità vacanziera, non ci sono! Punto e basta!
Non ci basta? allora pensiamo di importarli da lontano perché a noi i limoni piacciono gialli e non verdini!!! Ecco allora che si consuma combustibile!
Siamo noi e non le leggi a creare i problemi: vogliamo tutto, subito e soprattutto in campo alimentare-agricolo SEMPRE!!!
Più tardi magari ci accorgiamo che consumiamo il pianeta! Che strano!
Esselunga scrive (al contrario di altre catene) la provenienza, io la leggo sempre e infatti i loro pomodori a grappolo di provenienza Olanda, per il mio carrello, restano sempre là, al loro posto!
Devo dire comunque che incide sulla mia scelta anche il fatto che oltre al km-atraggio non li trovo adeguati come qualità organolettica. Ma osservo che la gente li compra e non riesce a valutare l’aspetto sostanziale ma valuta solo quello estetico che in questo prodotto olandese è praticamente perfetto, salvo una certa diafanità che per me risulta assolutamente repellente!
@Luca CODELUPPI
Senza nulla voler togliere a Esselunga, l’indicazione dell’origine suoi prodotti orofrutticoli freschi è obbligatorio per tutti gli operatori del retail, che sono tenuti a indicare almeno il Paese d’origine, eventualmente dettagliando la zona di produzione (regione o altro).
Chi non vi provvede non opera in modo conforme alla nornativa vigente.
L’economia globale, oltre che aumentare l’inquinamento dovuto alla movimentazione delle merci, sta facendo danni enormi ai nostri prodotti.
Essa crea solo la fortuna dei grandi distributori che speculano su questo assurdo modo di gestire l’economia. L’unico modo per combattere il sistema è quello di usare la nostra intelligenza e DECIDERE di LASCIARE sugli SCAFFALI tutti questi prodotti alieni.
Ricordiamoci che siamo NOI che orientiamo il mercato: se questi prodotti rimarranno invenduti il relativo commercio CESSERÀ.
Condivido: il mercato segue la richiesta. Il consumatore è determinante nel condizionare il mercato.
Piccolo OT: questo vale anche per le cose illecite (droga e altro), finchè ci sarà richiesta, sarà impossibile impedirne lo spaccio.
Il mercato è invincibile.
I verdelli sono buonissimi e ricchi di vitamine, inoltre non sono aspri/agri. Usiamoli!
In Sicili d’estate, si prepara una bevanda tradizionale, molto buona e dissetante. Si spreme il succo di uno/due limoni verdelli, si aggiunge acqua fresca e un pizzico di sale, si mescola bene e si gusta!
Provare per credere!!!
Certo che è meglio mangiare cibi di stagione, in effetti per fare la stessa quantità di succo a me servono almeno il doppio in peso di verdelli rispetto ai limoni gialli normali. Ma nell’uso in cucina io mi trovo bene facendo i “citron confit”, si tratta di limoni conservati in salamoia o salati e poi messi sott’olio, io trovo si esaltino conservati con foglie di alloro e qualche chiodo di garofano nella salamoia, le loro destinazioni d’elezione sono le carni bianche e il pesce (cucinati in bianco ovviamente).
No non sono agri ma talvolta più duri da spremere.
E’ la scuola che dovrebbe insegnare la ruota delle stagioni ai ragazzi, far capire loro che al di là dell’inquinamento che deriva dal trasporto e la conservazione, i prodotti di stagione prodotti nel nostro territorio esprimono il massimo delle loro caratteristiche peculiari di gusto e di salubrità. A Natale possiamo consumare freschissimi agrumi e frutta secca del territorio e viverlo serenamente anche senza le ciliegie provenienti dal Cile (tra l’altro carissime) e l’uva del deserto .
certo è giusto che la scuola insegni, ma ricordiamoci che il migliore insegnamento è l’esempio dei genitori (la scuola può aiutare nel caso di assenza di quest’ultimo)
Buongiorno.
Io faccio spesso la spesa alla Esselunga e conosco bene la faccenda. I limoni disponibili sono sia italiani
sia esteri, e questi ultimi arrivano da migliaia di chilometri di distanza, causando certamente tanto inquinamento.
Sarei quindi felice di acquistare sempre e solo i nostri e, se possibile, lo faccio. Mi piacciono i limoni verdelli!
Peccato, però, che questa catena di Supermercati disincentivi spesso l’acquisto dei limoni italiani, in quanto i limoni verdelli sono venduti solo in reticelle da 1 Kg, mentre a me basterebbe acquistarne uno o due alla settimana. Perché dovrei comperarne di più? Per farli marcire nel frigo e sprecarli?
Purtroppo gli unici limoni venduti sfusi (salvo qualche caso, nel periodo estivo, in cui si trovano quelli gialli con le foglie attaccate, provenienti dalla Sicilia) sono i limoni spagnoli e argentini.
Allora mi chiedo: perché la Esselunga tende a non vendere sfusi i limoni nostrani, ma soltanto quelli esteri?
Sono un po’ stufo di sentire nei commenti i soliti discorsi, ormai triti e ritriti, delle buone abitudini nel consumare frutta nostrana di stagione, tralasciando le ciliegie del Cile, le pere Argentine, le nespole di Timbuctù e via discorrendo. Tutto giusto, ma ormai li sappiamo a memoria!
Che si incominci a vendere i prodotti nostrani sfusi, specie se c’è concorrenza straniera, per facilitarne l’acquisto!
Grazie a tutti.
Al signor Alberto dico che per superare questo problema bisogna prendere una decisione drastica e mettere in castigo i punti vendita che non propongono soluzioni idonee , in altre catene e in molti negozi naturistici questo problema non esiste.
Per quello che riguarda il prezzo è sacrosanta verità che i limoni extraeuropei sono spesso più convenienti ma la maggior parte del prodotto è pesantemente trattata con thiabendazolo e/o imazalil , se si vuole un prodotto non trattato e più sicuro meglio i verdelli bruttini dei gialli argentini belli grossi.