Dopo la segnalazione di una lettrice sullo spot dei Pavesini, diffuso sulle reti Mediaset nei mesi di ottobre e novembre 2018, abbiamo chiesto al Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria di censurare la pubblicità per via del messaggio scorretto, rivolto ai bambini. Come avevamo già riportato in un precedente articolo, il video lascia intendere al telespettatore che la scelta dei biscotti Pavesini sia migliore rispetto a uno yogurt alla frutta (vedi video sotto).
Il Comitato di controllo dello Iap non ha ritenuto lo spot diseducativo, in quanto non presenta profili di contrasto con il Codice di autodisciplina. Il messaggio è stato ritenuto corretto anche grazie alla presenza «del noto comico Fabio de Luigi, che rafforza il carattere di “gag”».
La decisione suscita qualche legittima perplessità. Secondo il Comitato di controllo basta scegliere un comico famoso e presentare lo spot come una “gag” per poter dire che i biscottini sono migliori dello yogurt alla frutta.
Chissà cosa potrebbe succedere se la prossima volta se Barilla, proprietaria del marchio Pavesi, scegliesse un interprete come Roberto Benigni per pubblicizzare le sue merendine .
https://www.youtube.com/watch?time_continue=20&v=W9Kl_klGTho
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
In realtà non mi sembra che lo sport induca a pensare che i Pavesini siano più sani di uno yogurt alla frutta,semmai più buoni dal punto di vista del gusto…
Secondo me questa pubblicità rispecchia solo la realtà… se mettiamo un bambino di fronte alla scelta “merendina o mela?” nel 90% dei casi sceglierà la merendina sebbene la mela sia più salutare quindi, il fatto che il bambino dello spot lasci lo yogurt e tenga i biscotti, mette in evidenza solo quello che accadrebbe nella realtà. Il brutto, e quindi censurabile, sarebbe stato se fosse stato l’adulto a dire al bambino “lascia lo yogurt e prendi i Pavesini che sono migliori” . Comunque la motivazione dello Iap è ridicola, se il messaggio fosse stato negativo sul serio la presenza o meno di un comico non avrebbe fatto la differenza, almeno per me.
Quindi un adulto (più sprovveduto che coach) che asseconda e subisce la scelta di un bambino è un messaggio educativo?
Per la Pavesi sicuramente, ma per genitori e bambini lo è altrettanto?
Non è un messaggio educativo ma in una pubblicità dei Pavesini l’adulto cosa avrebbe dovuto dire? “Bimbo stai sbagliando, lo yogurt è più salutare”? Qui si sta discutendo se la pubblicità violasse le linee guida o meno,non se fosse educativa, perché il ruolo delle pubblicità non è educare e a quel punto andrebbero censurate quasi tutte. Inoltre il bambino intingeva i Pavesini nello yogurt,non viene posto un vero confronto su cosa fosse meglio tra i due
Alessia, guardi che la scena pubblicitaria e gli interpreti sono una scelta della Pavesi per pubblicizzare i biscotti e se ne assume le relative responsabilità sul messaggio veicolato soprattutto ai bambini.
Perché noi adulti abbiamo, o dovremmo avere sufficienti difese e consapevolezza di scelta, mentre un bambino è piuttosto indifeso ed anche ingenuo.
Mentre sul fatto che molte pubblicità rivolte ai bambini vadano censurate, mi trova perfettamente d’accordo.
Alessia, se è vero che il ruolo della pubblicità non è quello di educare tantomeno dovrebbe essere quello di “diseducare”; la contrapposizione al ruolo di “educare” dei genitori è assolutamente impari.
Quindi molte, troppe pubblicità rivolte hai bambini andrebbero decisamente censurate.
Come vedete, l’unico modo per non coinvolgere i bambini, e di conseguenza i futuri adulti, è proibire per legge la partecipazione ai minori di 12 anni a qual si voglia forma di pubblicità. Questo non porterebbe ad una automatica educazione dei genitori riguardo le buone regole sulla prevenzione primaria, ma certamente non creerebbe baby fans di questo o quel prodotto. Sappiamo da tempo che la corretta alimentazione dei bambini è nelle mani dei genitori, che, spesso trovano più semplice accontentare un bambino inconsapevole che imporre certe regole. Del resto ci sono ancora milioni di genitori che fumano in presenza dei figli, insegnanti che durante gli intervalli vanno a fumare in cortile osservati dai loro alunni, stessa cosa dicasi per i cortili e i viali degli ospedali. Eppure in questa finanziaria il governo non è stato capace di raddoppiare il prezzo delle sigarette, il cui danno per la salute e costo per il SSN è stracerto, oltretutto avrebbero recuperato anche circa 10 mld. Sarà capace di fare la sugar-tax, di eliminare i bambini dalla pubblicità?
Ma è uno spot! Un minimo di ironia, non lo vogliamo cogliere? La pubblicità non è un trattato educativo sull’alimentazione. E poi, parliamo di bambini: se vedono lo spot in televisione, chiederanno ai genitori l’acquisto del prodotto e allora sarà quello il momento educativo, dove il dialogo permetterà di orientare la scelta. Oppure, i bambini sotto i 12 anni vanno a comprare pacchi di Pavesini con le loro personalissime entrate, all’insaputa di tutti, solo perché hanno visto la TV? Ricordiamoci che Carosello ci mostrava un signore che sorseggiava alcoolici in mezzo al traffico, ma nessuno ha mai piazzato un tavolino ad un incrocio solo perché ha visto la pubblicità! Esiste anche il buon senso, nonostante la TV.
Vedo che la Pavesi ha colto nel segno utilizzando l’ironia e la comicità di un professionista, per far passare in modo leggero il suo messaggio pubblicitario.
Infatti la sottile ironia alleggerisce la responsabilità di una scelta che non è drammatica, ma nemmeno superficiale, se indirizzata all’educazione alimentare dei bambini.