Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea di luglio, che ha stabilito che la legge sugli Ogm vale anche per tutte le nuove biotecnologie applicate all’agricoltura, 85 enti e istituti di ricerca europei – per l’Italia tra gli altri Cnr, Scuola Superiore Sant’Anna e Società italiana genetica agraria – hanno sottoscritto un documento in cui chiedono all’Ue di aggiornare la legislazione in materia, per evitare che l’Europa sia tagliata fuori dalla ricerca e dall’innovazione in questo campo.
Il documento esprime profonda preoccupazione, perché l’applicazione della normativa sugli Ogm anche alle moderne tecniche di modifica del genoma, che non inseriscono negli organismi viventi del Dna a loro estraneo, potrebbe portare a un divieto di fatto della coltura innovativa. Di conseguenza, gli agricoltori europei potrebbero essere privati di una nuova generazione colture più resistenti ai mutamenti climatici, con una migliore composizione nutrizionale, una migliore digeribilità, un minor contenuto di composti antinutrizionali e una ridotta allergenicità.
I firmatari del documento ricordano che il miglioramento delle colture è stato fatto per secoli con le tecniche convenzionali di selezione delle piante, il che ha portato a cambiamenti genetici nella pianta. Oggi, le tecniche innovative rappresentano un passo avanti e consentono di apportare le modifiche genetiche desiderate con altissima efficienza e precisione.
L’applicazione della normativa sugli Ogm, con gli obblighi di valutazione del rischio, autorizzazione, monitoraggio, tracciabilità ed etichettatura, “ostacolerà i progressi nell’agricoltura sostenibile e creerà uno svantaggio competitivo alle industrie di selezione vegetale in Europa”, scrivono i firmatari, avvertendo che “gli impatti sulla nostra società e sull’economia saranno enormi”.
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