I prodotti senza glutine sono nutrizionalmente meno sani e vanno riservati a celiaci e intolleranti. Indagine della rivista francese 60 Millions
I prodotti senza glutine sono nutrizionalmente meno sani e vanno riservati a celiaci e intolleranti. Indagine della rivista francese 60 Millions
Beniamino Bonardi 27 Agosto 2018La rivista francese 60 Millions de consommateurs ha condotto un’indagine sui componenti nutrizionali dei prodotti alimentari senza glutine, il cui consumo si è diffuso negli ultimi anni anche tra le persone non celiache. Una moda salutista partita dagli Stati Uniti e arrivata presto in Europa, grazie anche al sostegno di star dello spettacolo, ha diffuso la convinzione che questa proteina, presente nel frumento e in altri cereali, sia dannosa per la salute, e che una dieta gluten free, sebbene più costosa, migliori le condizioni dell’apparato digerente ed elimini alcune tossine.
La rivista dei consumatori francese, così come aveva già fatto per i prodotti vegani, spiega che gli alimenti senza glutine, necessari per i celiaci e gli intolleranti, non rappresentano una buona scelta nutrizionale per gli altri. I produttori, per ovviare alla mancanza della proteina che conferisce elasticità e morbidezza ai prodotti a base di farina, utilizzano molti additivi addensanti ed emulsionanti. Inoltre, scrive la rivista francese, per migliorarne il gusto i prodotti hanno un tenore in proteine o fibre fino a due volte inferiore, ma sono ricchi di zucchero, sale e grassi.
Come riferisce il quotidiano Le Figaro, la presidente dell’Associazione francese degli intolleranti al glutine, Brigitte Jolivet, sottolinea che i prodotti senza glutine hanno “un indice glicemico più alto, pericoloso per le persone con diabete e devono essere riservati ai malati. Consumarli per la forma è aberrante”.
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Infatti un minimo di competenza mette in luce che la mancanza del glutine aumenta l’indice glicemico del prodotto. Totalmente fuorvianti erano anche le scritte “prodotto dietetico” che si trovavano sugli incarti che sono state vietate recentemente
L’uso errato della sola parola “dieta” porta ambiguità, tanto quanto la disinformazione e la scarsa conoscenza della lingua italiana, dieta significa regime alimentare…non dimagrante o altro. In questo caso scrivere solo “prodotto dietetico”, lasciava spazio al consumatore di completare la locuzione a piacimento, attribuendo al prodotto facoltà diverse da quelle per cui è formulato (preservare la salute dei soggetti celiaci), ed è proprio qui che sta l’indole truffaldina dell’indicazione.
Il Gluten free sacrosanto per i celiaci, ma proposto a tutti strizzando l’occhio furbetto che presuppone ignoranza e rancore antiscientifico è la più grande truffa alimentare mondiale di tutti i tempi. Ne scriveranno i libri di Storia nei prossimi decenni
“”i. I produttori, per ovviare alla mancanza della proteina che conferisce elasticità e morbidezza ai prodotti a base di farina, utilizzano molti additivi addensanti ed emulsionanti. Inoltre, scrive la rivista francese, per migliorarne il gusto i prodotti hanno un tenore in proteine o fibre fino a due volte inferiore, ma sono ricchi di zucchero, sale e grassi.”
UNA bella notizia per i celiaci. proprio una bella notizia.
“Come riferisce il quotidiano Le Figaro, la presidente dell’Associazione francese degli intolleranti al glutine, Brigitte Jolivet, sottolinea che i prodotti senza glutine hanno “un indice glicemico più alto, pericoloso per le persone con diabete e devono essere riservati ai malati. Consumarli per la forma è aberrante”. ”
Concordo con Mattia che se questi alimenti particolari sono pericolosi per i sani a dieta figuriamoci per i malati!
Si può fare e si deve fare di meglio, sia per la dieta salutistica, sia e soprattutto per i portatori di una patologia alimentare.
Vi lascio un comunciato stampa dell’Associazione Italiana Celiachia, quindi di chi è più interessato
http://www.celiachia.it/COMUNICAZIONE/Comunicazione.aspx?SS=110&M=1583
Non capisco perchè su questo portale, per il quale ho anche contribuito, si continua a fare una battaglia contro i prodotti senza glutine. Ci sono studi che dicono l’esatto opposto di quanto pubblicizzato dall’autore e la diffusione di prodotti per intolleranti (di ogni genere) è fondamentale per le tantissime persone che hanno allergie o problemi oltre a essere degna di un paese civile. Poi per quanto riguarda i non tolleranti, leggendo le etichette e i valori nutrizionali possono scegliere quale prodotto acquistare. E se proprio volete fare una battaglia quella della consapevolezza in fase d’acquisto, della giusta etichettatura, dell’educazione alimentare è sicuramente più utile. Oltre a quella contro il costo spropositato dei prodotti senza glutine che hanno costi spropositati, margini di guadagno enormi e che ricadono (oltre che sulle famiglie) anche sul SSN.
A meno che qui non ci sia lo zampino della “lobby del grano” ?!
Nessuna guerra ai prodotti senza glutine. Il problema riguarda le persone che consumano prodotti per celiaci pur non avendo alcuna necessità. Questa politica di incentivo al consumo di prodotti gluten free per cittadini senza problemi è iniziata diversi anni fa e ha funzionato.
Se il Servizio sanitario nazionale sovvenziona i malati e le aziende produttrici di alimenti per celiaci che sono quello che sono e nessuno controlla; se in Italia non si fa altro che consumare farine raffinate tre/quattro volte al giorno pensando di seguire la nostra preziosa Dieta Mediterranea; se lo stile di vita alimentare corrente è un caffè e cornetto a colazione, un panino e birra/coca a pranzo ed una cena da feste natalizie, cosa pensate che poi si possa fare istintivamente per tentare di rimediare a queste situazioni: una dieta fai da te divulgata in rete, magari da qualche top model anoressica in linea!
Invece di piangere sul latte versato, servono informazioni correte e formazioni adeguate, anche e soprattutto per gli addetti ai lavori ed i responsabili sanitari, con tanta divulgazione istituzionale corretta e lobby free.
Perché solitamente i produttori fanno solo business e non educazione alimentare, ecco perché una sugar tax ad esempio, può educare sia chi produce sia chi consuma alimenti squilibrati, ma primariamente la revisione radicale delle ricette per i celiaci.