L’80 per cento circa degli imballaggi e dei contenitori in plastica (che è stato possibile identificare) ritrovati sulle spiagge italiane sono di prodotti firmati: Coca-Cola, San Benedetto, Ferrero, Nestlé, Haribo e Unilever. Questi sono i risultati dell’attività di raccolta e catalogazione dei rifiuti effettuata da Greenpeace in sette spiagge: Bari, Napoli, Trieste, Palermo, Fiumicino, Chioggia e Parco Regionale di San Rossore. L’organizzazione ambientalista ha diffuso il rapporto “Stessa spiaggia, stessa plastica” da cui emerge che tra le diverse tipologie di rifiuti, la plastica è la più abbondante, sia in termini di peso che di volume. Si tratta, per il 90% circa, di contenitori e imballaggi per alimenti e bevande.
In numerosi casi Greenpeace è riuscita a risalire ai marchi delle aziende produttrici. Bottiglie e contenitori appartenevano, nell’ordine, a: Coca-Cola (30,9%), San Benedetto (20,2%), Ferrero (10%), Nestlé (8,6%), Haribo (4,6%) e Unilever (3,9%).
L’aspetto più inquietante è che i rifiuti plastici sono stati trovati sia in ambienti fortemente antropizzati, come le spiagge vicine alle città, sia in aree protette come l’arenile in prossimità della foce del fiume Serchio nel Parco Regionale di Migliarino (Pisa).
Quello che l’associazione ambientalista chiede ai grandi marchi è un impegno reale verso la riduzione degli imballaggi plastici monouso, visto che solo “solo il 40%, in termini di peso, viene effettivamente riciclato, il 40% invece viene bruciato negli inceneritori e il restante 20% finisce in discarica o disperso nell’ambiente.” Greenpeace punta il dito contro le grandi aziende “del settore degli alimenti e delle bevande che, consapevoli dell’inefficacia del sistema di riciclo, continuano a fare profitti inondando il mercato con enormi quantitativi di plastica monouso, molto spesso senza fornire alcuna alternativa.”
Greenpeace ha lanciato una petizione online contro l’inquinamento da plastica. Per firmarlo cliccare qui.
© Riproduzione riservata. Foto Greenpeace Italia
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
la plastica ha una portanza elevatissima sull’ambiente che ci costringe ad essere sempre in sintonia con l’ambiente anche nelle piccole azioni di ogni giorno che si ripercuotono nel vivere futuro,ma soprattutto presente. Dolciumi e altre nefandezze non andrebbero scaricate in mare, ma selezionate per tipo, proprio ora che c’è caldo eccessivo e il danno respiratorio di animali e persone è gravoso.
Ma le colpe sono solo dei produttori di plastica? Secondo me siamo, e mi metto in mezzo anch’io, persone ineducate e incivili: per fare un esempio, quando siamo in spiaggia, lo spieghiamo ai nostri figli di non buttare niente sulla sabbia e utilizzare i contenitori? E dalla barca, dopo aver finito la bevanda, è più semplice buttare il vuoto a mare, tanto…. Ci sono infiniti esempi da fare e questo per milioni di persone. Prima regola: rispettiamo l’ambiente dove viviamo^
@ Giorgio Ferrara
Condivido totalmente ogni parola.
Proviamo ad essere un po’ piu corretti e cerchiamo di insegnare l’educazione ai nostri figli, se non si inizia
seriamente con i bambini non si andrá molto lontano.