L’aggiunta di zucchero (saccarosio) nel vino è una pratica vietata in Italia, come pure in Spagna, Portogallo e Grecia, ma è ammessa e utilizzata negli altri Paesi d’Europa come Francia, Germania, Austria, Polonia, Inghilterra, Ungheria e altri nel mondo. L’aggiunta viene fatta per ‘aiutare’ a basso costo vini pur pregiati ottenuti da annate deboli o uve acerbe.
Gli zuccheri aggiunti al mosto, compreso quello di canna, rappresentano la soluzione più facile e meno costosa rispetto all’aggiunta di mosto concentrato d’uva – per ‘migliorare’ la struttura del vino e il suo titolo alcolometrico, laddove la scarsa selezione/potatura dei vitigni e/o i fattori climatici non consentano di vendemmiare uve mature e idonee alla corretta vinificazione.
Così, mentre in Italia e in altri Paesi dell’Europa meridionale i vini sono realizzati esclusivamente con l’aggiunta di mosto d’uva (mosto concentrato rettificato, MCR, o mosto concentrato rettificato solido, MCRS), nei paesi nordici è possibile ricorrere al più economico saccarosio raffinato di barbabietola o di canna. Lo squilibrio nei costi di produzione genera una concorrenza sleale nelle produzioni vitivinicole del Mercato interno, a evidente vantaggio dei Paesi del Centro-Nord Europa. Ma non solo. I consumatori europei sono privati della capacità di distinguere il vino prodotto a partire dall’uva, rispetto a quello ‘integrato con zuccheri’ poiché le bevande alcoliche (>1,2% vol.) sono esentate dal riportare sull’etichetta la lista ingredienti (1) e la tabella nutrizionale. (2)
Questa carenza legislativa deriva dal difetto di armonizzazione delle regole europee di settore. È invece legittimo attendersi l’affermazione del diritto del consumatore di poter distinguere un vino di sola uva rispetto a un vino con aggiunta di altri zuccheri. Trattandosi di bevande di diversa natura, oltreché di diversi costi e metodi di produzione, quindi così di diverso valore.
“In Italia il vino si produce con l’uva”, tuona , nel suo editoriale di giugno della rivista dell’associazione Assoenologi. Le regole di produzione devono venire armonizzate a livello UE, precisa Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, che ricorda anche come nel nostro Paese chi usa questi sistemi viene punito per il reato di frode in commercio. Prima ancora che un’eventuale rilevanza penale la questione ha in sé una connotazione etica.
Assoenologi e Greatitalianfoodtrade si rivolgono un appello al nuovo ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali, affinché promuova in sede UE il divieto di zuccheraggio nell’intero mercato interno. In subordine, i consumatori devono venire informati in etichetta sulla presenza di zuccheri alieni.
Per approfondimenti si veda l’articolo: “Niente canna nel vino. Serve un divieto UE”
Note:
(1) Si veda l’articolo ‘Lista ingredienti, ABC’
(4) Si veda l’articolo ‘ABC dichiarazione nutrizionale’
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
“poiché le bevande alcoliche (>1,2% vol.) sono esentate dal riportare sull’etichetta la lista ingredienti (1) e la tabella nutrizionale. (2)”
INCREDIBILE! SCANDALOSO!
Questo boomerang è il risultato che le multinazionali dell’alcol avevano ottenuto con la succitata “deroga” al Reg. 1169/11. La forzatura imposta grazie al loro potere, ovvero di non dichiarare ingredienti e soprattutto l’apporto calorico di vino, birra e super alcolici (poi stiamo qui a discutere di sugar tax…quando quantomeno le bevande zuccherate non spiritose hanno scritto in bella vista il potenziale danno che arrecano), produce un innegabile vantaggio commerciale. Poi in questo caso specifico, la deroga va a discapito dei vinificatori del sud Europa, ma la categoria non si può certo lamentare.
Anche perchè la soluzione è semplice, sottostare (però in toto) al Reg. 1169/11 come qualsiasi altro alimento…obbligo di indicare gli ingredienti (tra cui l’osteggiato zucchero) e consumatori informati, con tutte le conseguenze che si porterebbe dietro nell’ottica dei consumi più consapevoli.
“poiché le bevande alcoliche (>1,2% vol.) sono esentate dal riportare sull’etichetta la lista ingredienti”, e perchè allora le birre hanno la lista ingredienti?
Quando una soluzione è semplice, economica e non lascia traccia, come l’aggiunta di zucchero saccarosio, alla fermentazione, non solo verrà utilizzata, ma proprio per non lasciar tracce anche documentali promuove acquisti e fatturato in nero.
Quindi è una situazione da risanare in un modo o nell’altro (autorizzarla in chiaro anche in etichetta, oppure vietarla tassativamente con una direttiva europea per tutti i produttori).
L’attuale terza via dove ognuno fa come vuole, in chiaro o di nascosto, è inaccettabile anche per concorrenza sleale e falso documentale/fiscale.