Il Journal of the American Dietetic Association pubblicherà nel numero di novembre un articolo su come e cosa leggono i consumatori quando si trovano di fronte alle etichette alimentari. Per eseguire il test è stato usato un dispositivo in grado di registrare i movimenti oculari dei soggetti e di inviarli a un computer per l’elaborazione. Il sistema permette di capire cosa le persone guardano e dove si sofferma la loro attenzione.
L’esperimento si è svolto in uno spazio dove è stato simulato lo scaffale di un supermercato. I 203 partecipanti hanno osservato 64 prodotti alimentari visualizzati sul monitor di un computer. Ogni schermata conteneva tre elementi: la tabella con i valori nutrizionali, una foto con la lista degli ingredienti, e una descrizione del prodotto abbinata al prezzo e ad alcune informazioni sulla quantità. Questi elementi sono stati presentati ai partecipanti divisi in 3 gruppi, alternando la posizione dell’’etichetta nutrizionale a sinistra, a destra e al centro della confezione. Ad ogni soggetto è stato chiesto di valutare anche l’opportunità di acquistare il prodotto.
Dall’analisi dei dati è emerso un notevole divario tra ciò che i soggetti dichiarano e quello che realmente attira l’attenzione. Per esempio il 33% dei partecipanti riferisce di controllare le calorie, mentre in realtà solo il 9% delle persone ha osservato il dato nel corso dell’esperimento. Oltre a questa discrepanza, i test hanno dimostrato che la posizione dei valori nutrizionali nell’etichetta ha un ruolo importante. Lo spazio osservato con maggiore attenzione è quello in alto al centro rispetto alle posizioni periferiche. L’altro elemento interessante è che le persone tendono a leggere solo le prime righe della tabella e non sono poi così tanto interessate alle informazioni nutrizionali.
Sapendo che i consumatori leggono solo un paio di dati prima di decidere, le informazioni nutrizionali dovrebbero avere una posizione di rilievo sul packaging. Solo in questo modo la scelta seguirà (anche) delle ragioni nutrizionali con un impatto positivo sulla salute.
Valeria Nardi
Facendo però riferimento alla mia piccola esperienza da consumatore attento e perciò lettore affezionato delle etichette, come ho dimostrato a suo tempo con i famosi totani 😉 (vedi: http://paoblog.wordpress.com/2009/09/19/compri-i-totani-e-mangi-gli-additivi/ ) posso tranquillamente affermare che il problema è da ricercare non solo nel deficit diattenzione del consumatore medio, ma anche in una congenita pigrizia mentale.
Mi è capitato di andare al supermercato il giorno dopo aver letto un articolo che parlava degli additivi (evitabili) che sono presenti in molti yogurt; mi sono quindi fermato davanti allo scaffale per controllare le etichette ed intanto spiegavo a mia moglie il tutto.
Di fianco a noi un’altra coppia era impegnata a scegliere gli yogurt e si sono fermati ad ascoltare quello che dicevo. Si sono mostrati sorpresi ed hanno quindi riposto il vasetto che avevano preso, ma dopo uno sguardo d’intesa, lo hanno rimesso nel carrello.
Pigrizia, disinteresse, scarsa attenzione…? Resta il fatto che ognuno di noi ha la possibilità di scegliere, ma poi la maggioranza compra quello che è abituato a comprare oppure facendosi influenzare dalla pubblicità .
Ed allora non è l’etichetta da cambiare, ma la testa del consumatore ovvero è necessario educarlo all’acquisto consapevole.