La maggior parte dei test per evidenziare allergie/intolleranze alimentari che (ahimè) a volte vengono proposti anche da qualche medico, farmacia o addirittura laboratorio analisi ospedaliero, non sono attendibili (leggi articolo). Alcuni lettori del Fatto Alimentare ci hanno chiesto di evidenziare invece quali siano i test affidabili e per fare questo ci siamo rivolti al dr. Danilo Villalta Responsabile SSD di Immunologia e Allergologia, Presidio Ospedaliero S. Maria degli Angeli di Pordenone. In questo articolo abbiamo cercato di evidenziare i punti più importanti di un problema complesso, per una definizione diagnostica raccomandiamo sempre di rivolgersi a un medico e nei casi più complessi a uno specialista (allergologo in primis).
Dr. Villalta cosa si intende per allergia alimentare?
Le allergie alimentari sono delle reazioni avverse a proteine contenute negli alimenti, dovute a un meccanismo immunologico (immunoglobuline o altre cellule dell’apparato immunitario). Il 90% delle allergie alimentari sono rivolte verso pochi alimenti quali latte e uova, grano nei bambini e pesci, crostacei, molluschi, frutta secca, frutta fresca, sesamo, sedano, negli adulti. In teoria, comunque, reazioni allergiche possono avvenire contro qualsiasi cibo. Una percentuale considerevole della popolazione pensa di avere una qualche allergia agli alimenti mentre in realtà solo da un 2 a un 5% degli adulti ha effettivamente questo problema. Nei bambini invece si arriva all’ 8%. Quindi le allergie alimentari nei bambini (latte e uova) regrediscono nella maggior parte dei casi prima dell’età adolescenziale: solo il 15 % dei bambini allergici mantiene l’allergia anche in età adulta.
Nell’allergia alimentare la risposta può essere molto grave anche assumendo una piccola quantità di cibo. Ad es. le reazioni allergiche IgE mediate (immunoglobuline della serie E) sono imprevedibili e possono dare delle risposte esplosive molto pericolose. I sintomi sono: rossore e gonfiore cutaneo improvviso, orticaria, prurito, gonfiore a labbra, viso o gola, nausea, vomito, crampi, diarrea, respiro sibilante, vertigini, ipotensione sino a sincope (perdita improvvisa di coscienza).
Quali sono gli esami attendibili per identificare le allergie alimentari?
I test più attendibili sono i Prick test o test cutanei in cui l’alimento o la sostanza sospetta viene messa sulla cute e con un ago viene prodotta una microlesione in modo che l’allergene venga a contatto con le eventuali Immunoglobuline presenti nell’individuo. Altro esame è la determinazione con un prelievo del sangue delle IgE specifiche (RAST) per diversi alimenti. Questi test sono routinari e attendibili. Essere positivo per il dosaggio delle IgE specifiche e/o Prick test significa essere “sensibilizzato” a un determinato alimento e non necessariamente avere una clinica (sintomatologia). Per avere effettivamente la diagnosi di allergia è necessario che vi siano dei segni o sintomi, cioè che il paziente abbia una reazione quando è esposto a quel determinato alimento.
Se questi test sono negativi e sospettiamo egualmente un problema allergico, è possibile fare dei test somministrando per bocca, al paziente, l’alimento incriminato, in ambiente ospedaliero protetto per essere pronti a intervenire in caso di reazioni avverse, al fine di dimostrare in maniera incontrovertibile il ruolo dell’alimento nella genesi dei sintomi.
Molti test commerciali si basano sulla determinazione delle IgG4 specifiche che vengono spacciati come dei markers di allergie o intolleranze alimentari…
In realtà il dosaggio delle IgG4, come pure la maggior parte dei test che vengono propagandati in farmacie o in Centri di medicina”alternativa”, non è attendibile. La positività delle IgG4 per diversi alimenti si riscontra normalmente in persone con nessun problema di allergia o intolleranza. Inoltre in individui effettivamente allergici alle proteine dell’uovo o del latte, la presenza delle IgG4 specifiche verso l’uovo e latte indicano la comparsa di una tolleranza verso quegli alimenti e quindi un miglioramento della sintomatologia allergica. In altre parole le IgG4 non sono indice di intolleranza verso un alimento, ma solo una risposta immunitaria verso lo stesso, per lo più di tipo protettivo. In sintesi gli esami attendibili sono: test cutanei (prick), IgE specifiche (esami del sangue), test di stimolo con alimenti eseguiti da allergologi. Diffidare di tutti gli altri test per allergie alimentari!
Spesso si parla di allergie crociate, cioè le stesse proteine presenti nei pollini di alcune piante sono presenti anche in alcuni alimenti. Per cui ad esempio si consiglia a coloro che sono allergici al polline di betulla di escludere anche le mele o le nocciole che hanno proteine uguali. Analogamente chi è allergico alla parietaria può esserlo anche al gelso, al basilico, ai piselli, al melone, alle ciliegie e ai pistacchi.
Solo una parte delle persone che sono allergiche ad esempio al polline di betulla ha anche allergia a mele e nocciole, quindi questi lunghi elenchi di cibi che crociano con i pollini di alcune piante è bene non siano più suggeriti alle persone allergiche, perché limitano enormemente la varietà della dieta senza un reale vantaggio.
Cosa sono invece le intolleranze alimentari?
Le intolleranze alimentari sono delle reazioni avverse a un alimento che avvengono con meccanismi diversi da quello immunologico. I sintomi sono per lo più di tipo intestinale (dolore addominale, meteorismo, nausea, vomito) e sono legati alla quantità dell’alimento assunto (nel caso delle allergie anche piccole quantità di alimento possono comportare sintomi importanti). Il 15 – 20% della popolazione riferisce di avere una intolleranza alimentare. Le persone che hanno qualche disturbo intestinale tipo sindrome dell’intestino irritabile o altro, riferiscono di avere qualche intolleranza alimentare in una percentuale molto alta: dal 50 all’80%. Alla verifica con metodi scientifici, molti di questi pazienti non risultano però avere intolleranze per il cibo.
Quali sono gli esami attendibili per identificare le intolleranze alimentari?
Dipende dalla sostanza cui si è intolleranti.
-Ad esempio nell’intolleranza al lattosio che riguarda buona parte della popolazione mondiale (dovuta a un deficit di lattasi che scinde il latte nei suoi due zuccheri glucosio e galattosio) si possono usare vari test (leggi articolo) ma il più pratico e immediato è il test del respiro all’idrogeno (Breath test) eseguito dopo aver fatto assumere al soggetto del lattosio per via orale. Se il lattosio non viene digerito, viene fermentato dalla flora batterica intestinale con aumento dell’emissione di idrogeno attraverso il respiro.
-L’intolleranza al fruttosio contenuto in frutta, zucchero bianco (formato da glucosio + fruttosio) o sciroppo di fruttosio da amido modificato (HFCS) che riguarda a seconda degli studi da un 10 a un 50% della popolazione generale viene evidenziata sempre con il Breath test dopo aver somministrato un carico di fruttosio per via orale. Anche in questo caso un aumento del idrogeno evidenzia l’intolleranza al fruttosio.
-Il favismo interessa circa 400 milioni di persone nel mondo ed è dovuto a un deficit dell’enzima glucosio 6 fosfato deidrogenasi. È necessario evitare le fave, il vino rosso, i legumi e alcuni farmaci. La diagnosi viene fatta con diversi test che valutano la funzionalità dell’enzima, test di screening (ad es Fluorescent spot test) e di conferma (test quantitativo) per poi eventualmente arrivare a un test genetico che evidenzia l’anomalia del gene interessato (X linked).
-L’intolleranza all’alcol molto diffusa negli asiatici è dovuta a un deficit dell’enzima aldeide deidrogenasi con accumulo di acetaldeide che provoca un improvviso arrossamento del viso (flushing). In questo caso possiamo basarci sui sintomi oppure far diagnosi con un test genetico che evidenzia una mutazione del gene che codifica per l’aldeide deidrogenasi.
-Anche la FODMAPs o intolleranza agli zuccheri a corta catena o semplici (foods containing fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides, and polyols), contenuti in frutta, verdura e legumi, che si ritiene essere associata per lo più alla sindrome dell’intestino irritabile è considerata (non da tutti) un’intolleranza alimentare. All’interno degli zuccheri interessati c’è il lattosio, fruttosio quindi gli stessi zuccheri che abbiamo visto essere autonomamente causa di intolleranza alimentare. La diagnosi è empirica andando a modificare la dieta.
-Altra forma di intolleranza alimentare può essere l’emicrania causata da alcune amine biogene, come ad esempio l’istamina, la tiramina o altre ancora, contenute in alimenti come alcol, cioccolato, formaggi stagionati, glutammato, aspartame, caffeina, noci, nitriti e nitrati.
Ci sono altre reazioni ad alimenti che possono essere scambiate per allergie alimentari o intolleranze ma non lo sono?
Un argomento controverso è la cosiddetta “sindrome sgombroide”. Alcuni alimenti che contengono molta istamina (prodotta da una modifica dell’aminoacido istidina da parte di batteri in eccesso) possono determinare un’intossicazione che assomiglia a una reazione allergica. Di solito può capitare con pesce mal conservato come tonno, sgombro, merluzzo, sardine, ma anche con crostacei e molluschi. A differenza delle allergie a intolleranze essa non è individuale, ma interessa più persone nello stesso momento perché hanno assunto lo stesso cibo, ad es. a un pranzo. La diagnosi si fa analizzando campioni del cibo sospetto. Oltre all’istamina anche altre molecole sono chiamate in causa in questo tipo di intossicazione alimentare.
Un’altra reazione avversa largamente sovrastimata dall’immaginario collettivo è la reazione ai solfiti. In qualche raro caso si è avuta una risposta allergica anche di tipo anafilattico. Le evidenze sono scarse. In realtà l’asma è il solo sintomo che è stato collegato con il consumo di solfiti. Pochi individui affetti da asma sviluppano reazioni quando assumono solfiti, ma queste reazioni possono essere molto gravi e causare la morte.
Come si inserisce l’allergia al Nichel nell’ambito delle reazioni avverse agli alimenti? Quanto è importante che individui allergici al Nichel lo escludano oltre che dall’ambiente anche dalla dieta?
Il Nichel è un metallo di basso peso molecolare che di per sé non è in grado da solo di scatenare un’allergia. Deve prima penetrare lo strato corneo della pelle e legarsi a delle proteine della pelle che vengono così modificate e scatenano la risposta allergica cellulo mediata (cellule T). È una risposta immunitaria non immediata ma di tipo ritardato che causa la cosiddetta dermatite da contatto.
Alcuni dei soggetti affetti da allergia al nichel possono presentare sintomi in seguito a ingestione di alimenti ricchi in nichel quali frutta secca, bacelli, cioccolato, tè verde, verdure in generale, grano o riso integrali e altri alimenti. I sintomi sono prevalentemente cutanei (prurito, dermatite), ma possono essere anche intestinali. Questa che viene definita sindrome sistemica da allergia al nichel (SNAS) interessa comunque una minoranza dei soggetti allergici al nichel, per cui non vanno propinate diete prive di nichel in soggetti allergici al nichel se non è stato chiaramente dimostrato che gli stessi siano affetti da SNAS.
Concludendo, il campo delle allergie e intolleranze alimentari è complesso e si presta a molteplici truffe con test diagnostici presenti sul mercato per la diagnosi delle “intolleranze alimentari” privi di alcuna validità scientifica. Quando si tratta di salute cerchiamo di affidarci a persone qualificate come ad esempio medici specialisti in allergologia. Evitiamo anche test consigliati da farmacie, erboristerie, pseudo nutrizionisti… Purtroppo alcuni test inaffidabili, in passato sono stati prescritti anche da medici. Auspichiamo una maggior rigore da parte degli Ordini dei Medici affinché vigilino che tutti i loro iscritti seguano una medicina basata sulle evidenze.
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[sostieni]
medico nutrizionista
Grazie per la chiarezza e l’approfondimento degli equivoci diffusi su allergie/intolleranze ed i test validati, quando ci sono.
Peccato non aver affrontato anche l’equivoco celiachia/intolleranza (gluten sensitivity NCGS) al glutine, oggi tema scottante e molto discusso ed i test validati per l’intolleranza, perché per la celiachia sono noti e consolidati.
Avevamo affrontato l’argomento in questo e altri articoli: http://www.ilfattoalimentare.it/grani-antichi-spisni-risponde.html
Ho ben presente la posizione di Spisni sulla differenza di sensibilità tra grani “antichi” e moderni, che aveva suscitato un ampio ed interessante dibattito, con molti riferimenti a studi clinici per verificarne l’evidenza scientifica dell’effetto pro-infiammatorio.
Ma purtroppo allo stato dell’arte, sembra non esserci un test specifico eseguibile su “pazienti” che manifestano sensibilità e/o difficoltà digestive a questo alimento.
Quindi tutte le convinzioni personali nel merito sono in attesa di conferma, o smentita analitica prossima ventura, con buona pace anche di fa’ una dieta d’astensione dal glutine senza una ragione accertabile.
grazie mille per il bell articolo!
Finalmente un po’ di chiarezza tra allergie ed intolleranze, pertinenza di pochi specialisti.
Peccato non aver affrontato l’intolleranza al glutine, oggi molto vissuta e percepita al pari di quella al lattosio.
Un test validato per la gluten sensitivity sembra non esistere, lasciando sospesa una problematica che ha dato origine ad una moda poco razionale, quanto diffusa.
Molti sono intolleranti ai FODMAPs, che danno gas, perché soffrono di IBS. Il glutine non c’entra quasi mai. Se tu elimini il grano, non elimni solo il glutine ma anche i FODMAPs, che nel riso e nel mais sono assenti
Sono Fabica e non ho mai sentito che è necessario evitare vino rosso e legumi…anzi? Quali sono le vostre fonti?
buongiorno, forse mi sbaglio Dr. Villalta, ma mi sembra che il test ISAC sia scientificamente affidabile.
O semplicemente lo inserisce nel novero “ampio” dei test RAST ?
Grazie.
Victor Macavero
Sono un medico nutrizionista e utilizzo da alcuni anni i Test IgG4 per le “intolleranze alimentari ” in pazienti selezionati con sintomi cutanei (dermatiti/eczemi), disturbi gastro-intestinali o cefalea risultanti negativi ai comuni test per le allergie e dopo aver escluso la celiachia e l’intolleranza al lattosio o altro io ritenga utile. L’esperienza clinica mi ha fatto riscontrare un’effettiva efficacia sulla riduzione dei sintomi eliminando o meglio riducendo molto per un periodo l’assunzione degli alimenti intolleranti . Tra tutti l’esempio di una ragazza con zona di eczema secco al collo da vari anni e assenza di allergie IgE mediate : IgG4 elevatissime per latticini , la loro notevole riduzione ha portato alla soluzione del problema e quando la paziente tornava a mangiare latticini /formaggi con maggior frequenza il sintomo ricompariva . Anche in qualche caso di cafalea /emicrania ho avuto miglioramento (nonostante il primo approccio con eliminazione di alimenti liberanti istamina/tiramina non avesse avuto successo). Scoraggio invece i miei pazienti nel credere che le intolleranze siano alla base del loro sovrappeso !
Riporto per contribuire alla discussione:
“Molti test commerciali si basano sulla determinazione delle IgG4 specifiche che vengono spacciati come dei markers di allergie o intolleranze alimentari…”
“In realtà il dosaggio delle IgG4, come pure la maggior parte dei test che vengono propagandati in farmacie o in Centri di medicina”alternativa”, non è attendibile. La positività delle IgG4 per diversi alimenti si riscontra normalmente in persone con nessun problema di allergia o intolleranza. Inoltre in individui effettivamente allergici alle proteine dell’uovo o del latte, la presenza delle IgG4 specifiche verso l’uovo e latte indicano la comparsa di una tolleranza verso quegli alimenti e quindi un miglioramento della sintomatologia allergica. In altre parole le IgG4 non sono indice di intolleranza verso un alimento, ma solo una risposta immunitaria verso lo stesso, per lo più di tipo protettivo. In sintesi gli esami attendibili sono: test cutanei (prick), IgE specifiche (esami del sangue), test di stimolo con alimenti eseguiti da allergologi. Diffidare di tutti gli altri test per allergie alimentari!”
In questo passaggio di Villalta sulle IgG4 emerge ancora e purtroppo l’equivoco allergie/intolleranze che hanno diverso significato, ma che si continua a confondere usandole per identificare una risposta immunitaria alle sostanze.
Mentre chi ha esperienze di medicina nutrizionale come Caterina, testimonia come la funzione metabolica e digestiva è altra cosa e forse non di pertinenza dell’allergologo, ma più del nutrizionista e gastroenterologo.
La funzione digestiva ed assimilatoria di ogni persona fa la differenza su come un alimento venga scisso ed idrolizzato per essere assorbito, trasformato ed assimilato attraverso l’apparato digestivo, con la complicità della flora intestinale simbiotica del microbioma intestinale.
Gli studi recenti sul microbiota intestinale, testimoniano di queste grandi differenze tra gli individui e la loro capacità di rapportarsi con gli alimenti e non solo.
Quindi sarebbe ora di approfondire gli aspetti delle tolleranze individuali, smettendola di equivocarle con le allergie di altra origine e competenze.