A tutti è capitato almeno una volta di fare la spesa al supermercato e, per trasportare i prodotti a casa, dover pagare 10-15 centesimi per sacchetti biodegradabili che si rompono subito? In questo video vi raccontiamo perché si lacerano e quanto costano. La novità è che dal 1° gennaio 2018 dovremo pagare anche quelli per la frutta e la verdura, che diventeranno ecologici e compostabili.
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La resistenza di un sacchetto non è funzione dello spessore ma della ricetta di componenti con cui è prodotto. Se produco uno shopper a 20 my anzichè 22my con resistenze analoghe allora non solo uso meno materia prima ma compio quello che è uno “”sviluppo tecnologico””. per questo motivo esiste una norma UNI EN 11415:2011 che prescinde dagli spessori e dal peso.
Ovvio che vi sia sviluppo tecnologico del materiale impiegato ma a parità di formulazione diventa determinante lo spessore.
per questo infatti basta che un sacchetto sia conforme alla UNI EN 11415:2011 .
Esatto, ma questo standard prescinde da formulazione, spessore e da qualsiasi altro parametro di questo tipo.
Fissa solo specifici criteri di resistenza che, probabilmente, non sono sufficienti a garantire una qualità adeguata al prodotto visto che in certi casi non si possono definire nemmeno monouso ma…zero-uso perché si rompono ancor prima che vengano usati. Non ho lo standard tra le mani ma credo che non vi siano prove di resistenza al taglio, principale difetto che si riscontra riempiendoli.
C’è chi vuole farsi prendere per i fondelli …., allora fanno benissimo.
Basta andare al supermercato con la propria borsina ecologica e riutilizzabile,
con dentro le borsine in microrete in mesh per verdure, frutta e cereali,
e si spende al massimo 10 euro l’anno per 9 borsine, nella peggiore delle ipotesi che dopo un anno si rompano (io le ho da anni e anni)