Troppe nanoparticelle presenti negli alimenti non vengono indicate in etichetta. Test della rivista 60 millions sul colorante E171. La Francia intensifica i controlli
Troppe nanoparticelle presenti negli alimenti non vengono indicate in etichetta. Test della rivista 60 millions sul colorante E171. La Francia intensifica i controlli
Beniamino Bonardi 6 Settembre 2017Il governo francese ha sollecitato l’Agenzia per la sicurezza alimentare (Anses) affinché completi a breve termine il lavoro di raccolta di tutti i dati disponibili sul biossido di titanio negli alimenti, come si era impegnata a fare. In questo modo, il governo francese potrà portare a livello europeo un dossier che consenta una rivalutazione di questa sostanza da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).
La sollecitazione di vari ministri all’Anses è venuta dopo che il mensile 60 millions de consommateur ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi particolarmente popolari tra i bambini, che in etichetta indicavano correttamente la presenza del colorante E171, cioè del biossido di titanio. Il problema è che tutti questi prodotti contenevano il colorante sotto forma di nanoparticelle e che ciò avrebbe dovuto essere indicato in etichetta con la dicitura “nano”, cosa che nessun produttore ha fatto.
La rivista ha contattato una quindicina di imprese agroalimentari, di cui solo la metà ha risposto, e tutte hanno negato l’utilizzo di nanoparticelle, comprese quelle presenti nei test effettuati. Impossibile sapere se si tratti di malafede o di ignoranza, afferma 60 millions de consommateur, perché c’è la possibilità che i produttori non abbiano accesso a tutte le informazioni dei loro fornitori. È anche possibile che si nascondano dietro una definizione della Commissione europea, datata 2011, secondo cui un materiale è “nano” se contiene “almeno il 50% delle particelle con dimensioni tra 1 nm e 100 nm”. Una definizione, sottolinea la rivista, che non è stata però ripresa dal regolamento europeo, che non prevede alcuna soglia minima.
In aprile, l’Anses aveva pubblicato il parere che le era stato richiesto dal governo di Parigi sulla sicurezza dell’E171, affermando che “è necessario condurre, secondo modalità e un calendario da definire, gli studi necessari per una perfetta caratterizzazione dei potenziali effetti sanitari legati all’ingestione”.
Il parere dell’Anses era stato richiesto dai ministri dell’economia, della salute e dell’agricoltura del governo francese, dopo che uno studio condotto su animali dall’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica (Inra), pubblicato in gennaio dalla rivista Scientific Reports, aveva mostrato che l’esposizione cronica al biossido di titanio, tramite la sua ingestione, “provoca stadi precoci di cancerogenesi”. Lo studio aveva riscontrato lesioni precancerose al colon nel 40% degli animali coinvolti nel test dopo cento giorni. Tuttavia, aveva affermato l’Inra, allo stato attuale i risultati dello studio non sono direttamente applicabili all’uomo.
In luglio, otto associazioni francesi che partecipano al gruppo di lavoro sull’etichettatura e la restrizione dei nanomateriali, guidato dal Ministero dell’ambiente transalpino, avevano inviato una lettera aperta al governo, chiedendo l’interdizione temporanea delle nanoparticelle di biossido di titanio suscettibili di essere ingerite, come misura precauzionale da adottare con urgenza, considerati i rischi per la salute e l’ambiente.
Ora, dopo i test della rivista dei consumatori, il governo di Parigi sollecita l’Anses a concludere i lavori e annuncia che intensificherà i controlli, ricordando alle industrie i loro obblighi di trasparenza e di etichettatura sulla presenza di nanomateriali nei prodotti di consumo. L’additivo E171 è costituito da particelle di biossido di titanio, parzialmente sotto forma nanometrica, ed è un colorante molto usato per conferire opacità e colore bianco agli alimenti e anche nei dentifrici.
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Anche nei farmaci c’è il titanio biossido ed alcuni di essi non sono facoltativi per chi li deve ingerire… sarebbe doveroso adottare un criterio prudenziale con l’E171.
Se EFSA c’è batta un colpo, anzi due!!
-Le nanoparticelle sono un novel food a tutti gli effetti ed il principio di precauzione, in vigore in Europa, vieta l’immissione sul mercato di nuove sostanze alimentari non ancora approvate.
-Sul biossido di titanio anche non nano, bastano gli studi già fatti per vietarne l’uso negli alimenti, destinandolo alle vernici industriali.
è un po’ che sto pensando al rischio nano-particelle. Ho il timore che possano diventare un nuovo caso DDT che quando ormai hanno contaminato tutte le acque e tutta la terra, resteranno nell’ambiente per moltissimo tempo.
Stavo per scrivere “le troveremo”, ma poi l’ho corretta perché non è detto che in tale situazione noi ci saremo. Potremmo anche produrre un effetto a catena così grande che la vita, con l’interferenza nel DNA di particelle così piccole (vi ricordate la ragione della cancerogenicità dell’amianto? Esattamente il fatto che interferisce nella replicazione del DNA) potrebbe generare mutazioni non sanabili in quasi tutti gli esseri viventi!
Qualche anno fa era emerso il problema dei microglobuli del grasso del latte omogeneizzato ad alta pressione, operazione fatta nel confezionamento per evitare l’affioramento dello stesso nelle confezioni a media e lunga conservazione.
I microglobuli di grasso della dimensione di un micron (millesimo di millimetro), per le minime dimensioni si dubitava potessero attraversare le mucose intestinali, passando direttamente nel circolo sanguigno senza essere scomposte e digerite.
Le nano particelle, sono di dimensioni molto minori e dell’ordine di un milionesimo di millimetro ed il passaggio diretto nel circolo sanguigno, se nei globuli di grasso del latte è incerto, per queste nanoparticelle è scontato.
Gli effetti di questo assorbimento diretto, sono stati accertai in modo sicuro e preventivo, prima che queste componenti alimentari siano state immesse sul mercato, oppure come al solito accerteremo i danni solo dopo che saranno prodotti?
vorrei capire “dove è sancito” il principio di precauzione a livello europeo ed in che modo …. c’è qualche legge specifica o è solo una corrente di pensiero?.. oramai dopo le ultime vicende circa glifosato etc ……. mi sa che sta venendo sempre piu’ accantonato
possibile che solo in Francia ci sia questa attenzione particolare ai rischi alimentari?!
i francesi hanno forse quel qualcosa in più che a noi scarseggia…
Mi risulta che EFSA stia indagando da tempo in questa direzione, che è all’attenzione dei gruppi di lavoro, ma pare che non si disponga ancora di molti lavori scientifici sperimentali pubblicati in proposito, anche se parecchi gruppi di ricerca multidisciplinari hanno in corso ricerche in tal senso.