Il Comitato di controllo dello Iap ha censurato il post dell’azienda WeBeers “Ho letto che bere fa male, ho smesso di leggere”, apparso su Facebook il 19 maggio 2017 perché in contrasto con il Codice di autodisciplina pubblicitaria. La scritta “Ho letto che bere fa male, ho smesso di leggere” abbinata anche alla possibilità di usufruire di un buono sconto, sembrerebbe esortare il pubblico al consumo di birra, trascurando il fatto che la comunicazione commerciale di bevande alcoliche deve fare riferimento ad assunzioni consapevoli e responsabili.
Il tema dell’alcol è estremamente delicato, per le implicazioni sociali e individuali che comporta. A prescindere dall’eventuale intento ironico che WeBeers voleva presumibilmente veicolare, si ritiene che la comunicazione in oggetto trasmetta un messaggio fortemente diseducativo per i destinatari, in particolare i giovani. Il pubblico sembrerebbe spinto a non dare peso al fatto che un consumo eccessivo di alcol sia pericoloso, ma piuttosto a chiudere gli occhi davanti alle evidenze e continuare a farlo.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
La pubblicita’ era “spiritosamente” (sic) ironica. Pero’ se la vietiamo (considerando il pubblico NON in grado di interpretarla criticamente) allora dovremmo essere coerenti ed applicare agli alcolici lo stesso trattamento riservato ai tabacchi, con il “nuoce gravemente alla salute” ben stampato sulle bottiglie.
La pretesa di “educare” implica l’arrogarsi il diritto di ritenere le persone incapaci di discernere.
Deeprimente.