allevamento intensivo polli; concept: influenza aviaria

aviaria, allevamentoIl 24 novembre 2021 nei pressi di Zurigo è stato rilevato il primo caso di influenza aviaria in una piccola azienda agricola di polli. L’Ufficio veterinario del Cantone di Zurigo ha coordinato le misure  necessarie e le Confederazione insieme ai Cantoni si organizzano per evitare l’ulteriore diffusione della malattia. Negli stessi giorni in Italia il numero di animali colpiti dall’influenza aviaria iniziata un mese fa circa, è arrivato a quota 4 milioni dislocati in 100 siti (fonte Istituto zooprofilattico delle Venezie dati aggiornati al 26 novembre 2021) . Da noi sono stati colpiti in prevalenza allevamenti di tacchini e in minor misura di galline e polli. La maggior parte degli episodi si è registrata in provincia di Verona con qualche caso a Brescia, Mantova e Padova. Un solo episodio nei pressi di Roma. La situazione è tutt’altro che tranquilla, visto che un numero simile di casi si era registrato già nel 2017,  ma alla fine di un’epidemia durata circa sei mesi. Adesso dopo circa 30 giorni il panorama appare decisamente più critico.  

La prima domanda che si pone la gente quando legge queste notizie è: “Ma  questa influenza può contagiare l’uomo?”. La risposta degli esperti è sempre stata negativa perché per il virus colpisce  difficilmente le persone, tant’è che in Italia non abbiamo mai avuto casi conclamati. Il corpo umano ha pochissimi recettori per il virus dell’influenza aviaria e sono presenti  soprattutto  a livello polmonare. Il virus  quindi deve essere respirato in grande quantità in modo da riuscire ad arrivare direttamente negli alveoli, altrimenti  si ferma prima non attecchisce. Qualche caso di passaggio di specie si è registrato nel Sud-est Asiatico ma in situazioni di promiscuità abitativa tra uomini e animali.

aviaria, allevamento polli, galline
Negli allevamenti dove i volatili possono uscire all’aperto ci sono più possibilità di contagio da parte di uccelli selvatici

“La comparsa dell’aviaria in Italia è aumentata – spiega Guido Grilli, docente di Patologia aviare alla facoltà di Veterinaria dell’università degli Studi di Milano – perché il clima è cambiato e molti uccelli migratori ritenuti i principali responsabili della trasmissione svernano nelle zone umide del nostro Paese ( in Lombardia se ne contano quasi 200) anziché prolungare il viaggio sino in Africa. Se si va nelle nostre campagne nel Lodigiano, si trovano diverse popolazioni stanziali di ibis sacri, che sono una specie africana  chiamata così perché era sacra agli egiziani. Abbiamo molti più animali stanziali rispetto a qualche anno fa e  ci sono ormai circa 150mila anatre che si fermano nei nostri laghi.

La cosa consolante è che in Italia i controlli sono puntuali (almeno una volta l’anno gli allevamenti sono visitati dai veterinari per valutare i dispositivi di biosicurezza oltre che per i normali controlli sanitari) e prima della macellazione si fa un test di biologia molecolare su un campione rappresentativo di volatili per evitare spiacevoli incidenti. 

influenza aviaria
I tacchini sono gli avicoli più colpiti da questa influenza aviaria

Purtroppo gli allevamenti che danno la possibilità ai volatili di uscire all’aperto  e quindi garantiscono un miglior benessere per gli animali sono quelli più esposti perché può accadere più facilmente che uccelli selvatici entrino in contatto con gli animali trasmettendo il virus.L’altra cosa da dire è che ormai in Italia il sistema è abbastanza rodato per cui una volta scoperta la presenza del virus vengono fatti subito i rilievi e  in caso di positività si delineano zone di protezione di 10 km intorno all’azienda agricola. La cosa disturbante e che purtroppo  gli animali vengono sequestrati e abbattuti immediatamente. C’è di più perché nella zona di sicurezza si intensificano ancora di più i controlli. 

© Riproduzione riservata Foto: depositphotos.com, stock.adobe.com

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Stenella
Stenella
29 Novembre 2021 20:47

Ancora leggo che gli uccelli migratori vengono ritenuti responsabili della diffusione dell’aviaria…
Segnalo qui due articol della Commissione Europea:
https://cordis.europa.eu/article/id/32483-odds-of-migrating-birds-spreading-flu-low/it
https://cordis.europa.eu/article/id/27390-bird-flu-spread-around-world-by-poultry-trade-researchers-say/it

Prufner
Prufner
Reply to  Stenella
10 Dicembre 2021 14:07

E quindi i tanto “osannati” allevamenti di galline all’aperto sono molto più a rischio di quelli “tradizionali”?

Roberto La Pira
Reply to  Prufner
12 Dicembre 2021 14:54

Diciamo che c’è qualche possibilità in più

Giorgia
Giorgia
12 Dicembre 2021 05:10

Ancora una volta la contraddizione si erge predominante nel mondo. Siamo ancora in pandemia da omicron. e mentre si pensa a vaccinare la gente, non si pensa ad abolire gli allevamenti intensivi.??? Bisogna pensare che… Fanno comodo????