Il sito di McDonald’s in Francia indica a fianco della foto dei vari hamburger i valori nutrizionali riferiti a sale, proteine, fibre, zuccheri e quelli relativi al valore energetico. Oltre a ciò troviamo anche l’elenco degli allergeni e l’etichetta a semaforo Nutri-Score (*). La stessa cosa avviene per le pagine dedicate a bevande, patatine fritte, gelati… Contrariamente a quanto si può pensare, il Nutri-Score non è così penalizzante per i prodotti proposti dalle catene di fast food, perché il valore del singolo panino con l’hamburger, della singola porzione di patatine spesso oscilla tra il colore giallo e arancione. Il colore rosso invece regna incontrastato quando si cercano bibite zuccherate come Coca-Cola e Fanta, anche se nei fast food si può ordinare anche l’acqua naturale o con le bollicine.
In Italia il sito di McDonald’s non è così. Da un punto di vista grafico è più gradevole, mentre per quanto riguarda i valori calorici i numeri sono pressoché identici. La diversità sostanziale riguarda l’assenza di qualsiasi tipo di etichetta a semaforo tipo Nutri -Score, in grado di definire la qualità nutrizionale del prodotto . In Italia le aziende alimentari, il Governo, le lobby del mondo agricolo e la quasi totalità degli addetti ai lavori rifiutano di adottare questo modello a semaforo.
Ma le differenze non finiscono qui. In Italia sul sito ufficiale di McDonald’s, come pure in Francia, non compare la lista degli ingredienti come invece succede in Germania e negli Stati Uniti. In questi Paesi ogni panino con hamburger riporta tutti gli ingredienti con l’elenco completo degli additivi e degli allergeni. La stessa cosa succede per le bibite, le patatine. La questione non è di poco conto perché facendo scorrere il sito italiano si ha la netta sensazione di aver di fronte prodotti semplici, ottenuti da materie prime made in Italy come hamburger, formaggio, pane e pochi immaginerebbero che il menù classico composto da hamburger (Big Mac), patatine, bibita (Coca-Cola) e dessert (cheesecake alle fragole) sia composto da 110 ingredienti!
La cosa strana è che se si cerca su Google la frase ‘ingredienti hamburger McDonald’s’ appare una pagina con il marchio della catena dal titolo Cartello unico degli ingredienti per alimenti venduti sfusi. Nella tabella a fianco di ogni prodotto vengono meticolosamente elencati gli ingredienti che lo compongono. Molto probabilmente si tratta dell’elenco presente nei punti vendita che deve essere messo a disposizione della clientela. Questa pagina non è però raggiungibile navigando all’interno del sito ufficiale di McDonald’s (o almeno noi non siamo riusciti). Un utente, quando naviga sul sito di McDonald’s, difficilmente si sposta su un motore di ricerca per cercare quali e quanti sono gli ingredienti, e non si rende conto che per preparare un panino con hamburger servono decine di ingredienti. Nella lista, accanto ad additivi usati come coloranti, troviamo anche un pizzico di olio di palma, un aroma naturale di formaggio, la gelatina di bovino e un antischiumogeno per l’olio di frittura.
Il conto totale è presto fatto, l’hamburger Big Mac è composto da 21 ingredienti, 6 la farcitura di cetrioli, 3 il condimento per carni alla griglia, 13 il formaggio fuso, 1 l’hamburger, 1 la lattuga, 1 la cipolla, 14 la salsa Big Mac. Per le patatine si contano 6 ingredienti, mentre la cheesecake alle fragole ne contiene 39. Alla fine il nostro menu di hamburger, patatine, Coca-Cola e dessert è ottenuto miscelando 110 ingredienti.
Ma non tutti fast food sono così poco trasparenti quando si tratta di dare informazioni. Se Burger King sceglie la via di McDonald’s e non indica gli ingredienti, Kfc, presente in Italia da qualche anno, riporta nel sito a fianco del panino e degli altri prodotti l’elenco degli ingredienti. Considerando il menu tipico composto da hamburger (El Colonel) 58 ingredienti, patatine 4, Pepsi-Cola 6, dessert (Cream Ball con topping cioccolato nocciola) 50 ingredienti, alla fine si totalizzano 118 ingredienti tra cui spiccano l’olio di palma e l’agente antischiumogeno per l’olio di frittura.
Sono troppi? Forse, ma quel che balza all’occhio è l’assenza di frutta e verdura nella stragrande maggioranza dei menu serviti. È vero che alcune catene offrono piatti vegetariani e insalatone ma questi piatti rappresentano una quota minima rispetto alle vendite, anche perché il prezzo è abbastanza caro.
(*) Nota: Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia pensato per comprendere i valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l’utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E. Il semaforo non fa altro che decodificare tabella nutrizionale già presente sulle etichette dei prodotti alimentari, penalizzando i prodotti con un’elevata presenza di grassi saturi, sale, zuccheri e quelli con un elevato apporto calorico. Un colore rosso o arancione e una lettera D o E non significa che non bisogna mangiare questi prodotti , ma solo che devono essere consumati nell’ambito di una dieta equilibrata, in piccole quantità e non troppo di frequente.
© Riproduzione riservata; Foto: Fotolia
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
giornalista redazione Il Fatto Alimentare