Pubblichiamo questo articolo di Nicoletta Dentico dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale apparso sul sito SaluteInternazionale, che denuncia una grave situazione di ingerenza della lobby Ferrero sulle autorità italiane, per contrastare la saggia decisione dell’Oms di ridurre la quantità di zuccheri semplici al 10% del fabbisogno calorico giornaliero, con l’esortazione a ridurre ulteriormente questa soglia al 5%.
Lo strano caso dell’Italia all’attacco delle nuove raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sullo zucchero. Possiamo titolarla così la clamorosa iniziativa intrapresa in solitario dal nostro paese al Consiglio Esecutivo (Executive Board) dell’OMS, con un’aggressività diplomatica mai vista prima. Lo scrive una che – dal lontano 1999 – segue con una certa accuratezza tutti gli appuntamenti intergovernativi dell’agenzia. Ma la battaglia nostrana sullo zucchero non è una questione tecnica, una storia per addetti ai lavori. C’è dell’altro. A incastro fra la seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione della FAO (ICN2) e l’universale Expo Milano, la presa di posizione dell’Italia contro le nuove linee guida dell’Oms ha implicazioni fortemente politiche che investono le scelte globali in campo sanitario, e gli assetti di governance nazionale. La vicenda avrà ricadute diplomatiche, dicono fonti informate. Nell’euforico debutto di Expo, c’è da aspettarsi che l’Italia riprenderà il tema prima dell’Assemblea Mondiale della Salute. Insomma, non finisce qui.
Al Consiglio Esecutivo dell’Oms da poco concluso a Ginevra il nostro paese, appellandosi alla regola sui procedimenti d’urgenza, si è lanciato nella richiesta di inserire un nuovo punto all’ordine del giorno per rivedere le modalità con cui l’OMS mette a punto le linee guida intese ad orientare di volta in volta le politiche dei governi su specifici temi di salute pubblica. Le linee guida sono una delle funzioni normative più importanti dell’Oms. Ne connotano l’importanza, anzi l’unicità stessa della funzione rispetto ad altre agenzie dell’ONU e alla miriade di organizzazioni pubblico-private nate negli ultimi anni nel campo della salute. L’iniziativa dell’Italia ha colto di sorpresa tutti i governi presenti, a maggior ragione i 33 Paesi del Consiglio Esecutivo, nel metodo e nel merito. L’Italia non è membro di questo organo di governo dell’Oms (per turnazione, questo posto le spetterebbe di diritto da molti anni; ma non ce ne sono le condizioni politiche, fanno capire da Ginevra); è apparsa pertanto assai poco diplomatica l’italica modalità di intervento a gamba tesa, e senza preavviso, su un’agenda del Consiglio già densa di priorità. Gli Stati Membri del Consiglio Esecutivo hanno sopportato così con imbarazzato fastidio la lobby battente in cui si sono avventurati i nostri delegati. Ambiguo è parso il documento (EB163/1 Add. 1) con cui il nostro governo ha intavolato la discussione.
L’Italia chiede da un lato la generica revisione delle procedure in materia di linee guida, ma è chiaro che l’interesse vero è puntato in una direzione specifica. Ovvero, alle nuove raccomandazioni sull’assunzione di zucchero per adulti e bambini contenute in un documento (“Guideline: Sugars intake for Adults and Children”) licenziato dall’Oms ma non ancora pubblicato, che limitano l’assunzione di zuccheri semplici (quelli tipici delle merendine, per intendersi) al 10% del fabbisogno calorico giornaliero, con l’esortazione a ridurre ulteriormente questa soglia a meno del 5%.
Cosa c’è che non va? Perché l’Italia spara a raffica su queste raccomandazioni, con un’azione senza precedenti? “Direttive ricevute da Roma”, stando ai delegati italiani. Che prendono di mira l’Oms con una serie di argomenti ripetuti come un disco rotto. Le nuove raccomandazioni sarebbero “draconiane”; non sono solide sotto il profilo scientifico; non sono state condotte in maniera trasparente. Ecco perché, secondo l’Italia, gli Stati Membri devono poter intervenire sulla procedura di messa a punto delle linee guida, anche tramite la scelta degli esperti e delle fonti scientifiche. In due paginette molto tecniche, il Dipartimento Nutrizione dell’Oms dettaglia come si è giunti al fatidico 5%, tentando di rispondere alle critiche sulla tenuta scientifica dei dati epidemiologici. Questi rimandano in effetti a meticolosi studi effettuati in Giappone sulle carie dentali negli anni ’60, in una fase di forte transizione dietetica del paese dopo la guerra.
I dati hanno il conforto di una nuova analisi del 2014 degli studiosi Sheiham e James, che avvallano le nuove raccomandazioni. L’idea di esplorare la soglia del 5% deriva infine da uno studio sistematico della letteratura scientifica del 2014 condotto da Moynian e Kelly. In quanto alla trasparenza del processo, la metodologia delle linee guida imposta negli ultimi anni dall’Oms stabilisce un’attenzione speciale alla gestione del conflitto d’interesse nella selezione degli esperti in tutte le fasi di conduzione del lavoro, e alla condivisione dei processi intermedi. La messa a punto di tutte le linee guida prevede una consultazione aperta con i governi, che partecipano con i loro commenti. La stessa procedura è stata applicata ovviamente alle raccomandazioni sullo zucchero.
Un terreno molto delicato, nella tensione fra Paesi produttori e consumatori. Ecco perché in tutti questi passaggi, sarebbe molto pericoloso affidare la decisione tecnica sulle linee guida agli Stati Membri e ai loro interessi nazionali. Vale per lo zucchero, ma vale per tutte le linee guida dell’Oms. Lo ha spiegato bene il Segretariato dell’agenzia, lo hanno ribadito diverse delegazioni europee, e persino gli Stati Uniti.
Ma allora da dove vengono fuori le “direttive da Roma”? Contro ogni tradizione di severità in materia alimentare, in Italia da qualche tempo si agita un vento nuovo sull’agenda politica del cibo e delle malattie croniche. Le folate di questo vento si sono chiaramente avvertite nel corso del negoziato che ha faticosamente concepito i documenti finali della Seconda Conferenza sulla Nutrizione (ICN2) di novembre a Roma. Per mesi il nostro paese, approfittando senza troppi scrupoli della presidenza UE, ha ostinatamente opposto resistenza a ogni discorso sulle “healthy diets”, le diete salutari. Queste sono la risposta più realistica alle interferenze delle aziende alimentari che approntano soluzioni alla malnutrizione puntando alla medicalizzazione del cibo e alla “bio-fortificazione” degli alimenti tramite l’ingegneria genetica. Effetto Expo? Nei ministeri l’aria è cambiata, confermano fonti che chiedono di restare anonime. L’influenza delle grandi aziende alimentari nelle decisioni del nostro paese è palpabile, con una nuova filiera decisionale che procede da “livelli molto alti”.
Chi sono queste aziende? La delegazione italiana accreditata all’Oms contiene qualche risposta. Delle due figure apparse per la prima volta sotto la generica denominazione di “esperti della salute del Ministero Affari Esteri”, Luca del Balzo risulta in effetti “senior advisor della Ferrero” in diversi link rintracciabili fino a qualche giorno fa sul web. Con questa funzione Del Balzo compare in un convegno dell’Istituto Luigi Sturzo del 16 luglio 2014 su “Il voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia”, e in un incontro con le aziende italiane organizzate in Portogallo, dove è stato ambasciatore dell’Italia, a ottobre 2014. Un classico esempio di revolving doors, o meglio di paso doble fra pubblico e privato, nella progressiva ibridazione della governance sulle grandi sfide del pianeta: salute, cibo, ambiente, solo per citarne alcune.
Nel mondo le patologie croniche – malattie cardiovascolari, diabete, tumori, etc. – sono la principale causa di morte e lo zucchero è uno degli agenti più comuni nelle diete di bassa qualità, e uno dei massini fattori di rischio dell’obesità. Risulta difficile in effetti immaginare che gli interessi della multinazionale Ferrero, peraltro molto visibile a attiva durante la preparazione della ICN2, corrispondano a quelli della salute pubblica di un paese in cui, secondo il recente rapporto dell’Osservatorio del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Universita’ Milano Bicocca, un bambino su 4 è sovrappeso e uno su 10 è obeso. In Italia la prevalenza di sovrappeso in età pediatrica supera di circa 3 punti percentuali la media europea, con un tasso di crescita/annua dello 0,5-1 per cento, pari a quella degli Stati Uniti.
L’insidiosa offensiva italiana – con l’infiltrazione dell’industria nella delegazione del nostro paese – non è passata inosservata agli stakeholders dello zucchero, la filiera produttiva, aprendo loro un varco come è normale che sia. Lo ha detto il rappresentante degli USA, alludendo alla necessità di tornare sull’argomento nelle discussioni dell’Oms, con il coinvolgimento degli sugar stakeholders. Coincidenza vuole che tutta questa vicenda s’intrecci con un’altra spinosa discussione in sede di Consiglio Esecutivo dell’Oms. La questione che rimanda alle nuove regole dell’interazione dell’Oms con gli attori del settore privato, sia profit che non profit. Il tema è sul tavolo da anni ed è un tema sensibile, perché riguarda il futuro stesso dell’agenzia, la sua credibilità e autorevolezza. Al Consiglio Esecutivo la stragrande maggioranza dei governi ha piazzato l’ennesima richiesta di approfondire la questione del conflitto d’interesse e la gestione dell’indebita influenza dei portatori di interessi privati.
Quello della Ferrero assomiglia a un caso studio. Uno strano caso, che richiede chiarezza nel nostro paese, prima di tutto. Quanto prima. Un tempo c’era la Nutella, buona e aggregante, ed era un bel tempo. Oggi rischia di esserci il cinismo incompetente di un governo che – assoggettato agli interessi privati del made in Italy – non sembra curarsi più di tanto dei prevedibili effetti delle proposte che fa nel campo della salute, indicatore drammatico dello stato di democrazia di una società.
Nicoletta Dentico, Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, questo articolo è ripreso dal sito SaluteInternazionale che ringraziamo.
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Leggo questo articolo mentre durante una pausa del festival di Sanremo sono passate due pubblicità della Ferrero. Il proprietario è l uomo più ricco d Italia
Quali interessi in comune può avere con la salute pubblica ? Credo ben pochi leggendo la composizione dei prodotti . Nella Nutella lo zucchero è il primo ingrediente. Difficile sostituirlo a parità di costi .
Ma è business .
Vergognoso e il comportamento invece delle istituzioni pubbliche .
Propongo un bel #laBuonasalutealimentare per divulgare questa ennesima bella figura a livello internazionale su un argomento quello della alimentazione che dovrebbe farci ammirare da tutti
Articolo davvero illuminante e dettagliato. Più volte, da quando mi interesso di sicurezza alimentare, s’intravedono pressioni dell’industria alimentare. Non a caso il parlamento europeo esortò più volte l’Efsa a rendere più dure e trasparenti le procedure per scongiurare conflitti d’interesse. Che magra figura ci facciamo! Ferrero probabilmente ha già nervi scoperti con la campagna “no palm oil” e così posso anche spiegarmi questa grande “violenza diplomatica”.
Grazie, articolo di vera informazione.
Vorrei aggiungere una piccola osservazione. Ferrero è quel tale che ha molto prima degli altri spostato la sede legale ed amministrativa della sua azienda nei Paesi Bassi, pur continuando a produrre in Italia ed a vivere in Italia. Quindi, alla fine, di che Made in Italy si parla dato che la Ferrero non è più una azienda italiana?
E’ la prima volta che vedo pubblicata questa notizia.
Avete mai visto un articolo di stampa o servizio televisivo che dica questo?
Ma quanti milioni ha sottratto alle casse dello stato in tutti questi anni?
Non mi risulta che la produzione sia fatta fuori dall’Italia. Che poi una multinazionale abbia una sede legale all’estero per motivi fiscali è una cosa “normale”.
Robert Lustig scrive mel suo libro “fat chance” che, avendo chiesto a Sam Kass (responsabile della task force sull’obesità infantile alla casa bianca) perchè ancora non esistesse una DRI (dietary reference intake, in pratica una raccomandazione sulla quantità) per lo zucchero. Lui rispose ribaltando la domanda: “perchè mai servirebbe una quantità soglia per qualcosa che non è un alimento (nutrient)?”. Infatti non esiste alcuna reazione biochimica nell’organismo che richieda la presenza dello zucchero. Lustig lo considera addirittura un agente tossico!
Vi consiglio di leggerlo il libro, c’è solo da imparare.
Desidero informare che la Camera dei Deputati ha depositato una interrogazione alla quale doveva rispondere la ministra Lorenzin ieri pomeriggio, salvo che la seduta in Commissione Affari Sociali è slittata per via della discussione sulla Costituzione. Insomma, come ho scritto nell’articolo, è necessario non accontentarsi del fuoco di paglia di pochi giorni, ma serve continuare a battere il chiodo recuperando un’evidenza più profonda e incontestabile di quello che sta succedendo. Ringrazio tutti e tutte per l’attenzione.
Mi collego al commento della sig.ra Renata, oltre ad avere una sede amministrativa nei Paesi Bassi, ne ha una grandissima in Lussemburgo, vi dice niente tutto cio? Ed una di produzione molto grande in Belgio, dunque di quale made in Italy stiamo parlando, visto che oltre tutto l’amministrazione dei redditi è fatta fuori Italia in modo da poter pagare meno tasse possibili?
la scorsa primavera alle stragrandi aziende multinazionali dolciare ho fatto presente che sarebbe opportuno per la salute degli italiani e per gli eccessivi costi che la collettività che deve sopportare per via di alcune sostanze non salutari ma presenti in molti alimenti tra le quali i grassi idrogenati, olio di palma e i zuccheri quest’ultimi da sostituire anche con la Stevia o senza aggiungere altri zuccheri.Ebbene ho avuto delle risposte vaghe, fumose e prive di senso, e ho fatto presente che se non si mettono al passo dei tempi e cioè se non tutelano loro in primis la salute dei consumatori saranno “spazzati” via dalle nostre scelte più consapevoli, questa e la solo strada che capiscono e cioè non comprare più i prodotti “nocivi” ma indirizzarsi verso quelli che ci garantiscono più salute e vedrete che si rimetttono subito in “riga” quando vedranno i loro profitti crollare.Insomma solo noi possiamo cambiare la situazione con un vero salto culurale che tanto questo paese ne ha bisogno.
Sono pienamente d’accordo col Sig. Giuseppe: troppo spesso ci dimentichiamo che siamo noi a dover indirizzare, con le nostre scelte consapevoli, il mercato …E NON VICEVERSA! coraggio, allora, diventiamo consumatori attenti e divulghiamo per quanto possibile le buone pratiche, senza aver paura di essere troppo pochi.
Non dobbiamo stupirci della capacità della Ferrero di condizionare le scelte italiane: si tratta di una grande industria con mezzi potenti, basta osservare in questi giorni con quanta enfasi si esalta il fondatore della Ferrero, alla quale la fortuna derivò, prima, dal surrogato di cioccolato, cioè dal’impiego di grassi idrogenati e ora deriva dall’impiego di olio di palma.
Non sono mancati giornalisti, anche di chiara fama, che hanno inneggiato alla capacità imprenditoriale del fondatore e al suo “impegno” nello scegliere materie prime pregiate, fra le quali l’olio di palma… Mi sorge un dubbio sulla correttezza dell’informaziome: o il giornalista è prezzolato o è un ignorante! Occorre più che mai informare il pubblico per creare una corrente di opinione capace di pesare sulle decisioni dei nostri amministratori, troppo sensibili alle lusinghe delle grandi aziende.
Un cioccolato surrogato è un cioccolato con grassi idrogenati?????????
Per cortesia su internet c’è abbastanza materiale per capire cos’è, faccia uno sforzo e s’informi, in special modo prima di dare dell’ignorante ad altre persone.
Grazie.
Non entro nel merito della figura di Michele Ferrero, perchè se ne è parlato molto in questi giorni.
Mi interessa però far notare che il limite del 10% di zuccheri semplici in una dieta è un valore basso e a mio avviso poco utile, perchè per rispettarlo occorrerebbe togliere la frutta ! Soprattutto in una dieta ipocalorica, mentre si va un po’ meglio inuna dieta normo-calorica. Occorre distinguere tra i diversi zuccheri, cosa che però renderebbe molto complicata la comprensione della problematica ai consumatori. Certo sparare sulla Ferrero è semplice ma se la Nestlè dovesse comprare la Ferrero e spostare in Svizzera tutte le attività produttive credo che pochi sarebbero contenti.
Secondo le linee guida dell’ex-Inran: “Gli zuccheri semplici possono essere consumati come fonti di energia per l’organismo, nei limiti del 10-15% dell’apporto calorico giornaliero (corrispondenti, per una dieta media di 2100 calorie, a 56-84 grammi).” E secondo l’OMS andrebbero invece abbassati al 5%.
Perdonate ma se si guarda la Banca dati IEO si vede come mediamente 100 gr di frutta contengano 10 g di zuccheri (fruttosio, non glucosio). 2 frutti al giorno sono circa 300 gr pari a 30 gr di zuccheri. Se si seguissero le linee guida OMS, per 2100 kcal, non si dovrebbero superare 28 gr di zuccheri e si sarebbe già fuori. Se oltre alla frutta considerassimo anche il lattosio avremmo almeno altri 10 gr di zuccheri (ipotesi di 200 ml). E se invece di 2100 kcal usassimo un intake di 2000 kcal i margini di manovra sarebbero ancora più stretti. Non sto dicendo che gli zuccheri non siano un problema ma che si debba distinguere fra il saccarosio e gli altri mono e disaccaridi.
“Le linee guida dell’OMS si riferiscono agli zuccheri semplici aggiunti a prodotti alimentari come bibite, dolciumi, yogurt marmellate caramelle e simili. Proprio perché molti alimenti ricchi di sostanze nutritive, come la frutta e il latte, sono già naturalmente ricchi di zuccheri, è necessario limitare un ulteriore apporto di zuccheri, in particolare se contenuti in cibi privi di elementi nutrizionali come le bevande gassate. A questo aggiungerei che, in ogni caso, la discussione sulle tesi esposte dall’OMS dovrebbe essere basata a considerazioni scientifiche e non – come denuncia Nicoletta Dentico – su interessi di parte”
Mah, non credo che sia particolarmente utile, sono linee guida, la massa dei consumatori manco sa che esitono; forse sa tutto sulla nazionale di calcio.
Il vero problema è contrastare la pubblicità che crea “desiderio”, spesso i genitori non hanno vogli di attendere tutte le richieste dei figli, se a questo si aggiunge che la merendina è assai comoda…. il gioco è fatto.
Poi è facile scagliarsi contro la Ferrero, ma come la mettiamo con tutte quelle coop ortofrutticole che producono “i succhini” ? ogni porzione è un pasto.
Mi permetto di far presente che linee guida OMS non si riferiscono agli zuccheri semplici aggiunti a prodotti alimentari, ma all’assunzione globale di zucchero. Infatti le percentuali (10 e adesso 5%) sono esplicitamente riferite all’energy intake, non agli added sugars. E gli esempi che l’OMS fa nel testo sono riferiti allo zucchero da cucina, il saccarosio. Io sono totalmente d’accordo che l’assunzione di zucchero vada ridotta e che il consumo di soft-drinks, succhi di frutta zuccherati e dolciumi vari vada ridimensionato, ma prima vanno ridefiniti i parametri cui riferirsi, escludendo dal conteggio gli zuccheri nativi degli alimenti. Peraltro nessun software per la formulazione è in grado di dividere gli zuccheri della frutta da quelli di altre fonti.
Le linee guida non sono state divulgate ufficialmente, la maggior parte dei testi disponibili parlano di zucchero ” aggiunto”, non quello che si trova naturalmente negli alimenti Questa è letteralmente la proposta dell’OMS “The suggested limits on intake of sugars in the draft guideline apply to all monosaccharides (such as glucose, fructose) and disaccharides (such as sucrose or table sugar) that are added to food by the manufacturer, the cook or the consumer, as well as sugars that are naturally present in honey, syrups, fruit juices and fruit concentrates.” ( http://www.who.int/mediacentre/news/notes/2014/consultation-sugar-guideline/en/)
I miei complimenti all’autrice dell’articolo e agli autori dei commenti.
Della faccenda ne parliamo anche qui:
https://www.linkedin.com/groups/Profili-nutrizionali-cosa-ne-pensate-4687986.S.218449176?trk=groups_search_item_list-0-b-ttl&goback=%2Egna_4687986
Sono scandalizzato, non tanto da chi guarda al proprio “particulare” quanto piuttosto alle istituzioni su un tema così delicato. Ricordo di aver letto un accorato appello della Ministra Lorenzin contro la diminuzione del consumo di zucchero che francamente mi aveva sorpreso, nel senso che non avevo compreso come un Ministro della Salute non potesse essere d’accordo con l’OMS nel dire mangiamo meno zucchero! Ben vengano quegli spot del comune di NY che mostrano il numero di bustine di zucchero equivalenti allorquando si beve una coca!
Rispondo al Sig. Valter63. Soprattutto negli anni ’50 e ’60, se non erro, la Ferrero produceva surrogato di cioccolato con grasso idrogenato (credo che fosse olio di cocco). Il suo motto era “Sono stato il primo e resto il migliore!”. In quegli anni operavo nel campo dolciario e penso di aver avuto abbastanza esperienza in qusto campo. Poi con il tempo La Ferrero si è convertita alla produzione di cioccolato con burro di cacao. Forse la critica, che mi è stata rivolta, intendeva dire che si può produrre surrogato di ciccolato con grassi non nocivi? Ma questo non inficia le mie affermazioni, poiché ho asserito che la Ferrero usava grassi idrogentati: mi mi può contestare questo?
Un’altra che continua a pubblicizzare zuccheri e merendine è Barilla, che cerca tristemente di coprire sotto un velo scientifico il suo marketing. E c’è pure chi ritiene il Barilla center for Food and Nutrition una fonte affidabile.