vino-interrogativo

wine.kit2Tempo fa è capitato di leggere, anche diversi articoli sulla vendita di un kit a base di mosto per produrre “in casa” alcuni vini tipici italiani come il Chianti o il Merlot. Si tratta di una frode diffusa e tollerata in diversi Paesi europei.

Stiamo parlando dei “wine kit”, prodotti in Canada e Svezia e venduti on line su siti come Amazon, che permettono di produrre a casa, in sole 4 settimane, un simil-vino al costo di poco più di un euro a bottiglia. Nel cofanetto c’è tutto: succo d’uva concentrato, lievito, e altri 5 pacchettini di polveri varie da impiegare secondo le istruzioni. Sul sito di una di queste aziende viene presentata addirittura una “selezione europea”, in cui troviamo: Chardonnay, Verdicchio, Soave…

 

Prima di entrare nel merito della notizia vale la pena ricordare l’intervento dell’eurodeputato italiano Giancarlo Scottà che ha presentato un’interrogazione a Bruxelles, e la tiepida risposta del Commissario europeo per l’Agricoltura. Scottà, l’8 ottobre 2012 ha presentato un documento alla Commissione europea con un titolo molto preciso “Counterfeit Italian-made products: powdered wine on sale in the United Kingdom”. Nel dossier si denunciavano i wine kit britannici accusati di contraffazione nei confronti di Barolo, Chianti, Valpolicella, Montepulciano, Nero d’Avola, oltre al grave danno economico e di reputazione arrecato alle produzioni italiane. Nel teso si diceva che i vini DOC e DOCG dovrebbero venire tutelati anche in Gran Bretagna essendo uno Stato membro dell’Unione europea (se pur fuori dell’eurozona).

 

wine.kitDacian Cioloș, Commissario europeo all’agricoltura, il 5 novembre 2012 ha risposto dicendo che «la Commissione è stata informata delle pratiche commerciali a cui si fa riferimento nell’interrogazione e (…) ha provveduto ad informare le delegazioni degli Stati membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea. (…) In particolare, in questo caso sono stati presi contatti con le autorità italiane e britanniche al fine di vietare la commercializzazione dei prodotti in questione.»

 

Sono passati alcuni mesi ma basta digitare su Google le parole “wine kit” per scoprire come il business  sia ormai diffuso in diversi continenti e come tutti i siti promettono ai consumatori  la possibilità di  riprodurre famosi vini tipici italiani.

Ecco qualche esempio:

Wine Expert, sito canadese che offre un’ampia selezione di “nettari” liofilizzati. Italian Piedmont Barolo Style with Grape Skins, Italian Amarone with Grape Skins, Italian Brunello Style with Grape Skins, Italian Montepulciano Style, Italian Pinot Grigio, Italian Sangiovese, Sicilian Nero d’Avola with Grape Skins, Italian Barolo style, Italian Pinot Grigio, Italian Sangiovese,

– Northern Brewer, sito americano del Minnesota propone i suoi wine kit per 6 galloni di Original Barolo, Original Chianti, International Italian Pinot Grigio, International Italian Montepulciano, International Italian Sangiovese, Vintners Reserve Chianti, World Vineyard Italian Barolo, World Vineyard Italian Sangiovese, Cellar Craft Showcase Italian Barbera, Winexpert Eclipse Italian Piedmont Barolo with Grape Skins, Limited Edition Italian Nebbiolo with Grape Skins – April 2013, per concludere con Selection International Italian Amarone w Grape Skins e Selection International Italian Brunello w Grape Skins,

wine.kit1Amazon,  offre Vino Italiano 4 Week Wine Kit, Cabernet Sauvignon, Tuscany Rosso Magnifico, Barolo, Valpolicella Style, Gewurtztraminer, Verdicchio, Pinot Bianco, l’immancabile Chianti style e un paio d’altri, con tanto di tricolore e immagine del Colosseo.

 

Il Regno Unito è forse il Paese UE che si distingue per la diffusione di questo tipo di kit che usurpano i nomi di vini italiani protetti dalla legislazione comunitaria. Ci limitiamo a citare un paio di casi:

– Creative Wine Making propone un kit per produrre 30 bottiglie di Chianti selection, Barolo, Valpollicella e tanti altri,

– Brew si distingue per l’Amarone italiano Showcase (!) di Kenridge, e un WYeast Activator 4244 – Chianti per risparmiare.

 

wine.kit3I Consorzi di tutela potrebbero fare qualcosa di più per tutelare le denominazioni usurpate. Le autorità dei Paesi membri hanno la responsabilità di proteggere i loro consumatori dalle frodi, ma anche di garantire il rispetto delle indicazioni geografiche protette dall’UE. La Commissione europea ha l’onore e l’onere di tutelare nei contesti internazionali (es. USA, Canada).

Preso atto della situazione forse sarà il caso che qualcuno alzi la voce, magari proprio dagli spalti del Vinitaly di Verona.

 

Dario Dongo

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Foto: Winexpert.com, Amazon.com