La campagna di Greenpeace per un tonno in scatola sostenibile sta dando i suoi frutti: da oggi anche Morrison, una delle più importanti catene di supermercati inglesi, si impegna a usare entro il 2013 solo tonno pescato con metodi “ortodossi”. Ecco una dimostrazione tangibile di come, se le richieste dei consumatori cambiano, le aziende si adeguano e cominciano a vedersi gli effetti positivi anche sull’ambiente.
Non è il primo successo. Un mese fa la marca di tonno più importante sul mercato inglese, Princess, del colosso giapponese Mitsubishi, è capitolata davanti alle richieste di Greenpeace. Anche Princess ha delineato la nuova strategia: solo tonno pescato con metodi sostenibili entro il 2014 e appoggio alla creazione di riserve marine interdette alla pesca, fondamentali per garantire un futuro alle risorse.
Benissimo, ma in Italia cosa succede? A più di un anno dalla classifica Rompiscatole, promossa dall’associazione ambientalista, sono stati fatti dei passi avanti ma senza arrivare a un prodotto “verde”, 100% sostenibile. Nelle scatolette che acquistiamo continua a finire tonno proveniente da stock sovrasfruttati e pescato con metodi poco selettivi come i FAD, che oltre a uccidere migliaia di squali, razze e altri animali marini, stanno contribuendo alla distruzione delle risorse catturando tonnellate di esemplari giovani di tonno pinna gialla e obeso.
Sul sito di Greenpeace leggiamo un appello: “E’ ora che aziende leader sul nostro mercato, come Bolton Alimentari, produttrice del tonno Riomare, dimostrino di voler cambiare con i fatti e non solo a parole. Il tonno “che si taglia con un grissino” pubblicherà a fine aprile la propria politica di sostenibilità. Dopo mesi di attesa, ci si aspettia che la nuova politica non sia solo uno specchietto per le allodole, ma contenga impegni concreti a utilizzare solo tonno pescato con metodi sostenibili e a sostegno della creazione di riserve marine, così come fatto da Princess”.
E ancora: “Una decisione di Bolton potrebbe davvero fare la differenza. Si tratta, infatti, di una delle aziende più grandi sul mercato europeo, presente con i suoi prodotti in oltre 30 Paesi, e leader indiscusso nel nostro con i marchi Riomare, Alco e Palmera”.
Davanti al fallimento delle politiche internazionali nel proteggere i nostri oceani, il mondo ambientalista ripone le sue speranze sul settore privato sono fondamentali e sul potere dei consumatori.
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