Lo scandalo della carne di cavallo contenente fenilbutazone si allarga a macchia d’olio e coinvolge 7 Paesi. Presto le analisi anche in Italia
Lo scandalo della carne di cavallo contenente fenilbutazone si allarga a macchia d’olio e coinvolge 7 Paesi. Presto le analisi anche in Italia
Roberto La Pira 15 Febbraio 2013Lo scandalo della carne di cavallo spacciata come carne bovina dilaga in tutta Europa e si allunga l’elenco dei Paesi che segnalano ritiri e riscontri positivi su campioni di alimenti in commercio. Secondo i dati acquisiti dall’Agenzia francese che si occupa di frodi alimentari, la carne sospetta venduta negli ultimi sei mesi dall’azienda francese Spanghero (chiusa pochi girni fa dalle autorità sanitarie) ammonta a 750 mila tonnellate. I destinatari sono aziende come la Findus che potrebbero avere confezionato 4,5 milioni di piatti pronti surgelati in 13 Paesi europei.
Le quantità di carne sospetta può sembrare elevata, ma il numero crescente di segnalazioni di questi giorni, collegate all’esito delle analisi giustifica una certa preoccupazione. I Paesi dove si è rilevata la presenza di alimenti preparati con carne di cavallo al posto di carne bovina sono oltre a Francia e Inghilterra, Norvegia, Austria, Svizzera, Irlanda e Germania. Ma la lista è destinata ad allungarsi.
In Inghilterra i prodotti contenenti carne equina sono stati serviti in decine di scuole, locali, pub e alberghi.
In Norvegia la catena di supermercati NorgesGruppen ha annunciato di avere trovato carne di cavallo nelle confezioni di lasagne marchiate First Price.
In Austria l’attenzione è rivolta ai tortellini di manzo prodotti dalla tedesca Gusto Gmbh.
In Danimarca sono in corso accettamenti su un macello che avrebbe fornito carne di cavallo etichettata come carne bovina a produttori di pizze.
Il problema che preoccupa le autorità sanitarie non è la frode commerciale (scambio di carne di cavallo con bovino), ma l’impiego di carne equina proveniente da animali classificati come non destinati alla produzione di alimenti (non dpa). Il ritrovamento di tracce di fenilbutazone in diverse carcasse di carne, lascia però ipotizzare proprio una vera invasione di campo. Il fenilbutazone è di un farmaco antidolorifico e antinfiammatorio molto utilizzato per i cavalli sportivi e da corsa, la cui carne non deve assolutamente finire nel circuito alimentare.
Al riguardo vale la pena rilevare come il sistema di alerta euopeo Rasff segnalava nel 2012, ben 5 casi di carne di cavallo contaminata da fenilbutazone proveniente dalla Francia e inviata in Inghilterra.
Per il momento il paese più attivo è l’Inghilterra. Dopo la scoperta della carne di cavallo nelle lasagne la Food standards agency ha esaminato dal 30 gennaio al 7 febbraio tutte le carcasse di cavallo (206) importate, riscontando 8 casi di positività grazie a un metodo rapido che permette di avere risultati dopo 48 ore. Adesso tutte le carcasse di cavallo per essere commercializzate devono avere un attestato di analisi da cui emerga l’assenza di fenilbutazone.
La questione è molto delicata e tutto lascia ipotizzare a un’invasione illegale e fraudolenta nel circuito alimentare di cavalli sportivi a fine carriera, che per legge non possono essere abbattuti come abbiamo evidenziato nel nostro articolo. Aspettiamo fiduciosi i primi riscontri analitici sulle carcasse di cavallo in Italia che, ricordiamo, è il Paese dove si macella la maggior quantita di carne di cavallo in Europa.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24