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I rider di Foodora protestano a Torino per un salario miglioreIl Comune di Bologna ha presentato la “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano”. L’obiettivo è quello di garantire che il mercato di questo nuovo settore “si sviluppi in modo da tutelare standard minimi per tutti i lavoratori digitali, a prescindere dalla qualificazione giuridica del loro rapporto di lavoro, in linea con i più recenti indirizzi dell’Unione Europea”. Le prime due piattaforme digitali a sottoscrivere gli impegni contenuti nella Carta sono due app per la consegna di cibo a domicilio, Sgnam e Mymenu, entrambi marchi della nuova società Meal srl, che occupano circa 300 persone in Italia, duecento delle quali a Bologna. Insieme ai rappresentanti delle due app, hanno firmato la Carta il sindaco Virginio Merola e l’assessore al Lavoro Marco Lombardo, Riders Union Bologna, i segretari di Cgil, Cisl e Uil.

La Carta di Bologna rappresenta il primo accordo territoriale metropolitano europeo sulla gig economy, cioè l’economia dei lavori on demand. All’appello per ora mancano le maggiori piattaforme, come JustEat e Deliveroo, che hanno partecipato ai negoziati per la stesura della Carta ma non l’hanno ancora firmata. Uno stimolo a farlo potrebbe venire dall’associazione dei commercianti di Bologna (Ascom), che ha deciso di promuovere la Carta dei diritti dei riders tra i propri associati, affinché verifichino se le app di cui si avvalgono hanno firmato o meno e invitando implicitamente ad avvalersi di quelle che hanno sottoscritto gli impegni. Il Comune di Bologna, invece, punta sui consumatori, invitandoli a un consumo responsabile e a scegliere le piattaforme aderenti alla Carta, che saranno segnalate sul sito istituzionale del Comune.

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Firmata a Bologna la prima Carta dei diritti dei riders per la consegna di cibo a domicilio, sottoscritta dalle app Sgnam e Mymenu

La Carta stabilisce che la piattaforma deve garantire a tutti i lavoratori e collaboratori un compenso orario fisso equo e dignitoso, in ogni caso non inferiore ai minimi tabellari sanciti dai contratti collettivi di settore sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative per prestazioni equivalenti o equiparabili, comprese le indennità per il lavoro notturno e festivo. Il recesso della piattaforma deve essere motivato e comunicato in forma scritta, con congruo preavviso, ed è possibile solo per giusta causa o per un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali.

La Carta affronta anche il problema del diritto alla salute e alla sicurezza, stabilendo tra le altre cose il diritto dei fattorini a non lavorare con condizioni meteo proibitive e l’impegno per le piattaforme a sottoscrivere a proprio carico un’assicurazione che copra i lavoratori dal rischio di infortuni e malattie sul lavoro, nonché dal rischio di danni per eventuali sinistri stradali, con copertura anche dei danni nei confronti di terzi. Vi sono anche norme sulla tutela del trattamento dei dati personali, sulle modalità di formazione ed elaborazione del rating reputazionale riguardante i lavoratori e sulla libertà di organizzazione sindacale.

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claudio
claudio
6 Giugno 2018 16:08

schiavi moderni

stever
stever
7 Giugno 2018 20:04

da disoccupato ho scoperto che in realtà il lavoro c’è, a patto che sia schiavizzato e possibilmente volontario (leggi gratis)

Francesco
Francesco
20 Giugno 2018 15:55

Ma che significa : un compenso orario fisso equo e dignitoso, in ogni caso non inferiore ai minimi tabellari sanciti dai contratti collettivi di settore sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative per prestazioni equivalenti o equiparabili.
Quali sono le prestazioni equivalenti o equiparabili.
Questi “nuovi” lavori non hanno , purtroppo, comparazioni per cui tutti ne approfittano schiavizzando i lavoratori.