Dopo avere promosso insieme a Great Italian Food Trade una petizione su Change.org contro l’invasione dell’olio di palma che ha raccolto oltre 110 mila firme, e aver catalogato più di 300 prodotti che non lo utilizzano, ho visto per la prima volta sugli scaffali di un grossista alimentare il misterioso olio tropicale confezionato in bidoni da 20-25 litri.
L’olio di palma nell’industria e nella ristorazione
L’olio più diffuso nei prodotti made in Italy, utilizzato e, fino a pochi mesi fa, abilmente nascosto nell’elenco degli ingredienti sotto la voce “oli vegetali” dalla stragrande maggioranza delle aziende, si era finalmente materializzato in un punto vendita accessibile ai consumatori comuni. Stiamo parlando di un ingrediente fondamentale per la Nutella, del grasso presente nel 99% dei biscotti e delle merendine Mulino Bianco e delle altre aziende, utilizzato nella maggioranza dei prodotti da forno, dei grissini, dei cracker e degli snack. Anche i piatti precotti come le cotolette di pollo refrigerate, i bocconcini, i ripieni di spinaci e tacchino che diamo ai bambini firmati Aia sono fritti nell’olio di palma (e non i prodotti Amadori, come erroneamente indicato in un primo momento). Persino alcuni cereali Kellogg’s e i biscotti Plasmon contengono il grasso tropicale.
La musica non cambia al ristorante, in pizzeria, nelle mense aziendali e nelle cucine delle collettività dove le patatine o i fritti di pesce e carne sono preparati con grasso di palma. Nonostante l’ampia diffusione le aziende non hanno mai indicato questa presenza nell’elenco degli ingredienti fino al 14 dicembre 2014, quando è entrata in vigore una direttiva europea che ha obbligato i produttori a indicare il nome in chiaro sulla confezione.
Perché non si trova al supermercato?
A questo punto viene spontaneo chiedersi come mai l’olio di palma non è venduto nei supermercati? Sugli scaffali non si trova. Osservando con attenzione si scopre la presenza in alcune miscele di olio per friggere quali: Olita, Sagrì, Friol, mentre altre come Gran fritto preferiscono miscele diverse. Il motivo di tanto mistero è semplice: il grasso di palma è un ingrediente da nascondere. Così ha fatto Ferrero con Nutella, Barilla con Mulino Bianco, Aia con le cotolette di pollo, Kellog’s con i cereali per la prima colazione e Plasmon con i biscotti per bambini.
Volendo fare un paragone possiamo dire che anche la carne di vacca, pur essendo la materia prima degli hamburger di McDonald’s e un importante componente di salami e tortellini, non si trova nel banco frigorifero dei supermercati (nonostante il prezzo imbattibile). Il motivo è semplice, si tratta di carne dura e difficile da masticare che il consumatore non comprerebbe.
Per l’olio di palma la questione è analoga: la qualità del grasso è considerata mediocre dai nutrizionisti e la gente non lo comprerebbe anche se il prezzo fosse conveniente. Secondo alcuni non bisogna demonizzare il palma perché non fa male alla salute. È vero, non fa male alla salute, ma solo se assunto a piccole dosi. Nella realtà quotidiana le piccole dosi non esistono e per milioni di italiani è del tutto normale ingerire 30-40 g di olio palma in modo inconsapevole (*) attraverso biscotti, merendine, snack, prodotti da forno o piatti pronti.
La nostra petizione contro l’olio di palma
Da quando abbiamo iniziato la nostra petizione contro l’invasione di questo olio nei prodotti alimentari qualcosa è cambiato. Una decina di catene di supermercati hanno deciso di eliminare il palma dai loro prodotti a marchio e molte aziende stanno modificando le ricette.
Il Fatto Alimentare rinnova l’invito alle imprese ricordando che il palma si può sostituire con altri oli e grassi vegetali, senza gravare sul costo delle materie prime, migliorando la qualità dei prodotti e salvaguardando le foreste che ogni giorno vengono distrutte per lasciare spazio a nuove coltivazioni.
(*) Nota
Per assumere 36 g di grasso di palma in un giorno basta, per esempio, mangiare 4 biscotti Macine Mulino Bianco a colazione (10,4 g), una cotoletta impanata Spinacine Aia (15 g) a pranzo e una brioche non farcita come merenda (10,6 g). Il calcolo non è finito perché bisogna considerare anche i 2,5 g di saturi presenti in una tazza di latte intero, e quelli nascosti in: formaggio, carne e altri prodotti. Facendo la somma complessiva, nell’arco della giornata si superano tranquillamente i 20 g di grassi saturi. I nuovi Larn considerano un valore massimo di saturi di 22 g circa al giorno (10% del fabbisogno energetico) per un adulto, anche se l’Efsa ritiene opportuno “ridurlo il più possibile”.
Roberto la Pira e Dario Dongo di GIFT
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Considerando che tutti gli alimenti consumati in eccesso fanno male o se ne vieta l utilizzo o è inutile .se tutta questa cattiva pubblicità serve per colpire i grandi marchi e diminuire la vendita e magari promuovere marchi meno pubblicizzati allora anche questo è lecito però non confondete il consumatore che si deve mettere a leggere ovunque e impiegare quaranta minuti per comprare un pacco di biscotti chi compra deve stare tranquillo che qualcuno faccia il controllo qualità .questo è il mio parere grazie.
Quando uno è grande e vaccinato deve prendersi le sue riesponsabilità. Non può dire io non lo sapevo. La vita non ammette ignoranza.
gli ingredienti con la quale sono commerciati gli alimenti DEVONO essere chiari e capibili da tutti,io dal canto mio da quando è apparso negli ingredienti la dicitura “olio vegetale”non ho più comprato niente che lo contenesse,adesso che è chiaro cosa fosse a maggior ragione bicotterò questi alimenti scarsi e a lungo andare dannoso a salute ed ambiente.
quindi non mangia più biscotti e prodotti da forno industriali giusto?
Diciamo che si può scegliere con attenzione e ridurre drasticamente la quantità di olio di palma nella dieta quotidiana
Sono assolutamente contrario all’olio di palma e vorrei non trovarlo in nessun alimento, anche perchè c’è chi riesce a non usarlo senza nessun problema, (vedi artigiani locali).ma facciamo anche una battaglia contro l’olio di colza. il destrosio,il sucralosio, l’aspartame e tutti gli edulcoranti sintetici che si trovano persino nel prosciutto e nel salame delle” migliori marche” e negli sciroppi antibiotici pediatrici.
…e pure contro gli Aromi artificiali e i coloranti artificiali. Non dimentichiamo che lo zucchero (saccarosio) è una sostanza chimica per cui andrebbe assunto in piccole dosi, una battaglia pure contro lo zucchero.
…ma non è meglio invece che fare una battaglia sui giornali che ogni uno facesse le sue scelte consapevolmente? Se ci fossero meno direttori di giornali che fanno battaglie e più cittadini che si prendono la responsabilità di quel che fanno e quel che mangiano sarebbero risolti tanti problemi.
Il destrosio è il comune glucosio, può continuare a consumare alimenti con, nella lista degli ingredienti, “destrosio”. Gli edulcoranti hanno una loro funzione e un loro obbiettivo, nutrizionale e “metabolico”.
Quale sarebbe il senso di fare una battaglia contro olio di colza, destrosio ed edulcoranti?Perchè “fanno male”?
Allora forse è meglio se non compra direttamente salami..
hai pienamente ragione,i dolcificanti che hai menzionato usati senza riguardo ovunque .una volta ingeriti e scaldandosi nel corpo producono sostanze tossiche.
“Il Fatto Alimentare rinnova l’invito alle imprese ricordando che il palma si può sostituire con altri oli e grassi vegetali, senza gravare sul costo delle materie prime, migliorando la qualità dei prodotti e salvaguardando le foreste che ogni giorno vengono distrutte per lasciare spazio a nuove coltivazioni”
Bene a livello nutrizionale, al posto della amrgarina ottenuta con grasso di palma, L’UNICO INGREDIENTE UTILIZZABILE è il BURRO, costa 4 volte di più del grasso di palma, e contiene quasi glis tessi grassi saturi, e contiene il colesterolo animale che nel grasso vegetale invece è assente. Infine, il burro non è insapore come il palma e quindi andrebbero riviste tutte le ricette mettendo in discussione anni di ricerca e sviluppo, ecco perchè il cambio anche se fosse gisutificato non potrebbe essere immediato. Quindi alla fine, per besciamella o margarina e simili qual’è la vostra soluzione più salutare e meno costosa?
Nei biscotti ad esempio si può tranquillamente utilizzare il girasole e altri oli di semi.Le soluzioni si trovano sempre quando si vuole.
@ GP
non è questione di trovare le soluzione ideale, si tratta di non vedere più su tutti i prodotti l’olio di palma, -se fosse solo questione della margarina il problema non ci sarebbe ma trovare l’olio di palma ovunque solo perché costa pochissimo non è accettabile. Non è accettabile perché il poco costo si fa con le terre rubate alle foreste e alle comunità indigene. Un po’ come la roba che costa poco perché è stata rubata, non è un discorso che ha valore civile.
non ci siamo, ho fatto domande precise e come i peggior siti di propaganda univoca che non tengono conto della realtà e della complessità delle cose, senza soluzioni valide, mi rispondete sui biscotti quando ho parlato di margarina, besciamella, e sugli indigeni, come se le aziende che acquistano da intermediari le materie prime possano controllare le economie dei paesi produttori, le politiche ambientali e le condizioni di lavoro. e la apple? e Dolce e gabbana? e tutta l’elettronica di consumo? e la frutta importata? facciamo petizioni per abolire tutto questo? anzi, queste aziende magari controllano direttamente i dipendenti e gli stipendi, chi acquista materie prime alimentari no.
Le vostre tesi non tengono conto dell’economia, del mercato delle materie prime, del processo industriale e di trasformazione che non sono storielle signori miei ma sono realtà, e la realtà dice ben altro e il problema è molto complesso. Ci sono evoluzioni di mercato, di domanda e offerta e di costi per cui le ricette dei prodotti su cui si spendono migliaia di euro in ricerca e sviluppo e ricerche di mercato, non si cambiano con una petizione e in 2 giorni senza andare a intaccare prodotti storici, faccio l’esempio di nutella, o di successo come i grancereale.
La GDO dice di voler eliminare il palma? Bene voglio vedere quale produttore potrà farlo in breve tempo, sarà disponibile a farlo e se lo farà CON COSA. Perchè quel COSA sarà più costoso, fuori mercato e andrà a inficiare nel gusto del prodotto.
Trattare l’argomento in questo modo e tarre facili conclusioni su indigeni e biscotti è quanto di più grossolano si possa fare e il problema del web è che c’è tanta informazione parziale o errata e la prima è la più nociva in assoluto.
ritornando in tema gli argomenti sono di due tipi 1° ambientale e 2° salutistico.
Per il 1° la certificazione è l’unica strada percorribile. Ma non si può pensare e controllare i paesi stranieri e la loro politica di conversione delle foreste.
2° per la salute il sostituto del palma per i prodotti DA FORNO è il burro, proprio per la conservazione e soprattutto per la cottura. gli altri oli non sono dello stesso livello. se si parla di grassi solidi e di margarine e besciamelle ecc il burro è forse più nocivo del palma.
Ho incontrato biologi, nutrizionisti, e nessuno riesce a dare la risposta netta e semplice come voi. mi sorge un dubbio se è la ricerca e sviluppo per l’azienda per cui lavoro che è incapace o voi che traete conclusioni così semplicicstiche da banalizzare un tema molto importante.
Lascio poi a libera interpretazione il tema dell’olio di palma nell’economia, nelle quotazioni degli oli e grassi e il ruolo da calmiere nei prezzi.
Girasole from Ucraina ottenuto con solventi vs Palma ottenuto tramite sptremitura naturale. Qual’è sarà meglio? lascio le considerazioni ovvie e scontate ai lettori di informazioni parziali
Tutti gli oli di semi vengono trattati compreso il palma deodorati, decolorati, deacidificati indipendentemente dal metodo di estrazione.In ogni caso il solvente viene fatto evaporare e recuperato in toto e non rimane nell’olio.
l’olio di palma si utilizza perchè costa poco, come è giusto che sia, e perchè adatto alle lavorazioni industriali: è insapore e regge alle lavorazioni industriali e cotture. Il sostituto del palma come grasso è il burro che fa male più o meno come il palma a seconda delle opinioni, oggi ancora non definite e chiare. si demonizza un ingrediente solo perchè costa poco e perchè viene prodotto in paesi che al loro interno non rispettano i principi sani ed etici del mondo occidentale? e la apple a tutta l’elettronica di consumo che sfruttano il lavoratore dei paesi asiatici? aboliamo l’elettronica?
Su internet si legge sempre contro qualcosa ma mai analisi reali, imparziali che tengono conto dello scenario economico. Togliamo il palma e aumentiamo i costi con il girasole. Scommettiamo che ci sarà il problema girasole fra qualche anno? il mercato delle materie prime e la situazione palma è molto comlicata mentre qui si semplifica e si sanciscono facili conclusioni che ovviamente sono poco veritiere. La GDO chiede di togliere il palma? vedremo nei biscotti che raddoppieranno di prezzo il burro e quanti poi si accorgeranno che i rgassi saturi saranno identici protesterete contro lo sfruttamento degli animali? mah….
Gli “artigiani locali” non usano olio di palma? Ammesso e non concesso. Usano lo strutto. STRUTTO. Lo strutto è OK, vero? :-)))
Rettifichiamo un’informazione scorretta riguardo i prodotti Amadori, presente nel nostro articolo e ora eliminata: “Amadori NON utilizza olio di palma per friggere i suoi prodotti: i prodotti a marchio Amadori sono fritti in olio di colza, come dichiarato in etichetta.” Ci scusiamo con l’azienda e i lettori per l’errore.
Fate come me, sono padre di due bambini di 4 e 8 anni e i biscotti me li faccio in casa.
Il sabato compro 1kg di farina tipo 2(semi integrale) ricca di fibre e vitamine(la 00 non vale un niente), tavoletta di cioccolato fondente Caffarel, miele al posto dello zucchero raffinato(veleno x il corpo), uova biologiche e lievito naturale.
Semplice, sana e i bambini si divertono a farli insieme a me.
Basta poco. ;)))
“Volendo fare un paragone possiamo dire che anche la carne di vacca,”
Sia pure en passant vorrei spezzare una lancia a favore della carne di vacca. Ricordo le mitiche fiorentine campagnole venate di grasso giallognolo…
Ricco di grassi saturi, non proprio l’ideale
L’olio di palma non è da demonizzare: è meno dannoso del burro, dell’olio di cocco e dei famosi grassi idrogenati. In ambito produttivo è apprezzato perché è particolarmente versatile e, soprattutto, economico. Contiene però una grande quantità di grassi saturi, che possono incidere negativamente sul nostro sistema cardiovascolare. Sostituirlo, perciò, significa dare un piccolo vantaggio per la nostra salute, a patto che al suo posto venga utilizzata una materia grassa più sana, come l’olio di girasole.
Sostituirlo: un bene anche per l’ambiente
Da non sottovalutare anche l’enorme vantaggio per la salvaguardia dell’ambiente. La produzione dell’olio di palma, infatti, ha danneggiato tantissimi ecosistemi naturali e creato ampie zone di deforestazione. Una produzione massiccia che implica molti problemi ambientali e sociali. Visitando i campi dell’Indonesia, abbiamo proprio verificato che – complice una scarsa tutela legislativa – molte piantagioni hanno sostituito vaste aree forestali
il problema è dei paesi produttori, non possiamo controllare tutte le leggi di ogni paese, scommettiamo che se passiamo al burro magari si crea los tesso problema di allevamenti intensivi da qualche altra parte? o il girasole? purtroppo sui livelli di stipendi e le leggi degli altri paesi si può fare poco, di sicuro la certificazione RSPO potrebbe garantire un controllo sul problema ambientale. dovremmo però chiederci se anche le altre materie prime portano questi problemi o la apple che paga 20 dollari al mese gli operai ecc ecc…
Ma come farebbero a campare il sig. La Pira e Il Fatto alimentare senza polemiche come questa sull’olio di palma, che stimolano le paure delle persone con delle notizie allarmistiche sostenute da basi non solide ma “vischiose”..
Io personalmente vigilo sulla newsletter del Fatto solo per monitorare che su un certo argomento non dicano ulteriori cose prive di fondamento..
Il nostro mestiere è fare i giornalisti e non campare sulle polemiche. Il dato di fatto e che quasi tutte le grandi aziende usavano e usano l’olio di palma ma nessuno lo dichiarava in etichetta mentre quando tra gli ingredienti figuravano olio di mais, girasole o oliva sulla confezione questo elemento veniva sempre enfatizzato. Perché?