L’olio di palma sporca le arterie e favorisce formazione del colesterolo. Così si esprimevano Antonio Migliaccio e Giorgio Calabrese. Adesso qualcuno cambia idea
L’olio di palma sporca le arterie e favorisce formazione del colesterolo. Così si esprimevano Antonio Migliaccio e Giorgio Calabrese. Adesso qualcuno cambia idea
Roberto La Pira 26 Giugno 2015L’olio di palma fa male alla salute, lo dicono due esperti di alimentazione come Giorgio Calabrese e Antonio Migliaccio volti noti al grande pubblico e spesso intervistati in tv e giornali. In una video intervista pubblicata nel sito di ABCsalute.it nel 2010 Giorgio Calabrese, a proposito degli acidi grassi tropicali come il palma e il cocco, diceva «sporcano le arterie … essendo aterogenici, danno al sangue una maggiore viscosità... Nel mio Piemonte si chiama “sangue spesso” il sangue viscoso, il sangue che, quando fai un ecodoppler, dici “ma scorre male!”, perché è come fosse della ricotta, è troppo ricco di grassi, non è fluido» (il testo è ripreso dall’intervista qui sotto).
Anche il medico nutrizionista Antonio Migliaccio in una lunga intervista a “L’accento di Socrate” descriveva così i vantaggi del burro e le criticità dell’olio di palma.
Domanda: Il burro, a giuste dosi, può essere importante nella nostra alimentazione? Secondo me sì, il burro è stato criminalizzato ingiustamente. Il burro ha la vitamina A e D e degli acidi grassi a catena corta che vengono facilmente metabolizzati. Là dove nell’arte culinaria è preferito il burro, usiamolo!
Domanda: Rimanendo in tema di grassi, la scritta grassi e oli vegetali sulle etichette, senza specificare quali, deve metterci in allarme? Cosa pensa dell’uso di olio di palma e cocco?
Risposta: Infatti nelle merendine sono stati ridotti. L’olio di oliva ha come prevalente l’acido oleico, mentre questi oli sono costituiti da acidi grassi saturi e inducono più facilmente la formazione di colesterolo.
Domanda: Quindi placche nelle arterie?
Risposta: Esatto. Questo succede a noi Europei perché secondo me dipende dal corredo enzimatico, magari con altri popoli è diverso.
I giudizi di Migliaccio e Calabrese sono ancora più validi oggi visto che negli ultimi anni la quantità di olio di palma nella dieta degli italiani è sicuramente aumentata.
Questo concetto non è scontato. In un articolo pubblicato il 18 aprile 2015 su Io donna il settimanale del Corriere della sera, Giorgio Calabrese, in qualità di presidente del Comitato nazionale sulla sicurezza alimentare del Ministero della salute sembra avere cambiato idea. Il nutrizionista dice che “L’olio di palma contiene il 38% di acido oleico, più dell’olio d’oliva quindi che ne contiene il 12%, e in alcuni casi arriva al massimo al 35%“. In realtà le cose non stanno proprio così visto che l’olio di oliva contiene dal 63 all’85% di acido oleico come l’extravergine, per cui questa prima parte del discorso non è corretta. Le criticità continuano quando si paragona il palma con l’olio di oliva extravergine e il grasso tropicale viene indicato come alternativa. “Certo l’ideale sarebbe sempre utilizzare l’olio extravergine d’oliva, il cui contenuto di acido oleico può superare il 78%, ma laddove, per una questione economica o di gusto, si preferisca scegliere un altro olio, quello di palma (che è praticamente insapore) è un’ottima alternativa. E di certo è meglio dell’olio di semi vari e di quello di cocco”. Dopo questa bizzarre argomentazioni, c’è da chiedersi quali siano gli studi scientifici, epidemiologici e le pubblicazioni che hanno portato Calabresi a cambiare idea. Aspettiamo una risposta.
In questo discorso si inseriscono anche le argomentazioni di Laura Rossi dell’ex Inran che in un’intervista in tempi non sospetti al nostro sito consigliava come assunzione giornaliera di olio di palma l’equivalente contenuto in due biscotti. Per dovere di cronaca citiamo anche le prese di posizione molto critiche sul grasso tropicale espresse dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses) e dal Consiglio superiore belga per la salute belga (che tratteremo in un prossimo articolo). A questo punto possiamo forse dire che l’accusa rivolta all’olio di palma di fare male alla salute se assunto in quantità rilevanti come avviene praticamente tutti i giorni non sembra essere messa in discussione. Eppure ci sono nutrizionisti che arrampicandosi sugli specchi cercano di difenderlo con argomentazioni tanto fantastiche quanto improbabili. I nutrizionisti decisi a supportare tesi a favore del palma però sono pochi e allora a soccorso del grasso tropicale arrivano gli articoli suggeriti dalle lobby delle aziende interessate per convincere i consumatori che l’olio di palma è un toccasana per l’ambiente e la salute. C’è da chiedersi perché un ingrediente così importante sia stato nascosto per 20 anni nell’elenco degli ingredienti, forse la risposta c’è: si tratta di un grasso impresentabile.
150 mila persone hanno firmato la petizione per limitare l’invasione dell’olio di palma nei prodotti alimentari firma anche tu clicca qui
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Cambiare idea con le multinazionali? Facilissimo…
E’ patetico che ci siano persone disposte a giocarsi la faccia professionale per…
Comunque sono convinta che ormai la bomba sia esplosa e fermarla sarà impossibile.
Certo, ci saranno quelli che crederanno alle cavolate degli avidi nutrizionisti, così come ci saranno coloro che pur consapevoli delle conseguenze se ne fregheranno, ma ci sarà tutta una fascia di persone che non vorrà mai più mangiare un biscotto con palma dentro. Ora il vero cambiamento verrà con una maggiore disponibilità di prodotti senza palma, li stiamo aspettando con ansia… e chi per primo (dei grandi nomi) li produrrà, ne beneficierà!!
Continuiamo ad “affliggerci” con l’olio di palma che non sarà un toccasana per l’ambiente e la salute, ma che ribadisco all’infinito, non è la causa principale ne del disboscamento e dell’inquinamento, ne tanto meno del cattivo stato delle nostre arterie. Un eccessivo consumo di salumi, formaggi, carni rosse, sale discrezionale ( quello che usiamo per salare) e non discrezionale ( quello contenuto negli alimenti), zuccheri semplici, conservanti, coloranti e additivi in genere di natura sintetica, e soprattutto l’inquinamento chimico degli alimenti da metalli pesanti, sono tutti fattori di rischio per la nostra salute molto più di quanto non lo sia l’olio di palma il cui consumo eccessivo è comunque legato ad un’alimentazione non salutistica di tipo industriale !
Saluti,
Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo Alimentare)
Noi trattiamo tutti questi argomenti che lei ha esposto . La questione palma secondo noi è più grave perché è ovunque è questo elemento crea un problema diverso e esteso a tutta la popolazione
Le argomentazioni espresse dal Signor Daniele Giovanni Monaco sono certamente condivisibili, ma passano un mesaggio scorretto alla base. Secondo il criterio esposto si potrebbe essere indotti a considerare che siccome siamo assediati da una pletora di sostanze nocive che fanno male tanto alla salute quanto all’ambiente (almeno in certi casi) è pressochè irrilevante preoccuparsi di un singolo fattore di rischio! Questo non solo non è condivisibile è anche concettualmente profondamente sbagliato, un pò come dire che visto che si può morire di mille e uno accidente (vedi tumori etc) vorremmo mica stare a preoccuparci di curare un raffreddore o una influenza…..
Sono del parere che quando si può risolvere un problema o alla peggio limitarlo è sempre meglio che non fare nulla perchè c’è di peggio.
Cordialmente
Paolo Cauli
Con il benaltrismo non si va da nessuna parte.
A lei Roberto i migliori complimenti per il lavoro svolto!
Certo che questo “valente” medico è di una coerenza disarmante.
Nella vita si può cambiare idea, ma non in caso di questioni scientifiche la cui autenticità è acclarata e conclamata, da oggettivi screening epidemiologici condotti da enti indipendenti.
Si vede che quei 55.000 € di cui si parlava tempo fa siano più che sufficienti a “far cambiare idea” a professionisti del settore; se scenderanno in campo anche i petrolieri tra un pò ci diranno che bere un bicchiere di benzina fa bene al metabolismo…
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In ogni caso la palla in mano ce l’abbiamo noi consumatori; saremo determinati e coerenti oppure pronti a riprendere vecchie abitudini d’acquisto, stregati dalla potenza della pubblicità?
Una questione più grave è sicuramente l’inquinamento chimico da IPA e metalli pesanti, antibiotici e ormoni nelle carni, pesticidi e fitofarmaci nei prodotti vegetali, inquinamento molto più pericoloso dell’olio di palma e presente in quasi tutte le tipologie degli alimenti. I controlli relativamente a tale problema sono pochi anche perché molto più costosi di altri e chi sa tace ( è il caso delle mozzarelle di bufala campana di cui si è smesso di parlare ) per non mettere a serio rischio l’intera filiera della produzione agroalimentare del nostro Paese , pilastro dell’economia italiana. Inoltre dall’olio di palma ci si può difendere perché ormai segnalato ovunque in etichetta e poi, chi dovesse ritenere quest’olio così pericoloso per la propria salute, vale la pena che perda un po di tempo cercando i prodotti ” palm oil free” tra gli scaffali delle varie catene di supermercati, almeno fino all’esplosione della prossima “bomba” mediatica ! Invece l’inquinamento chimico non ce lo “racconta” nessuno in questo modo allarmistico perché coinvolge pericolosamente tutti i prodotti indistintamente acqua compresa, ne è testimonianza la presenza di arsenico sopra la soglia minima in molte delle acque minerali in commercio e nell’acqua del rubinetto che beviamo ogni giorno !! Ribadisco per l’ennesima volta, che la mia non è una posizione a favore dell’olio di palma, ma una valutazione razionale del problema che va inquadrato per quello che è, una valutazione non dettata dall’emotività che contraddistingue i comuni consumatori i quali , passata la “sbornia” da procurato allarme ritorneranno ad “abbuffarsi” di merendine, creme e biscotti, convinti che senza olio di palma siano tornati ad essere salutari o comunque non dannosi alla salute !!
Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo Alimentare)
Mi scusi ma noi parliamo adesso di olio di palma, sei mesi fa abbiamo portato avanti una campagna contro snack e junk food in pole position sugli scaffali dei supermercati posti in prossimità delle casse , un anno fa di campagne di richiamo , poi di etichette ecc. Ceto ognuno di questi problemi non è fondamentale per l’esistenza ma importante per un gruppo di consumatori e per i nostri di lettori. Esistono sicuramente altri problemi gravi ma noi scriviamo di food.
Apprezzo le battaglie e l’impegno della redazione del “Fatto Alimentare” sull’olio di palma, sono un Tecnico della Prevenzione opero nel campo della sicurezza alimentare. Trovare prodotti merendine o dolci senza questo ingrediente è un’impresa titanica, ma non solo viene utilizzato anche per tanti altri prodotti nel pane in casetta, patatine fritte ecc. La verità ha ragioni esclusivamente economiche il burro o altri oli costano, l’olio di palma molto meno. Dal punto di vista sanitario se ne assumiamo poco non ho grande incidenze per la salute, ma al giorno quanto ne ingeriamo se è presente in tantissimi prodotti ?!
Per non ingerirlo dobbiamo sempre leggere attentamente l’etichetta, ben fa questa testata giornalistica a informare il pubblico.
Giovanni ha detto bene lei : “informare” non allarmare o martellare su un singolo ingrediente che nei prodotti che lei ha elencato non è l’unico e ne il più importante responsabile degli effetti dannosi sulla salute del consumatore ! Mi sembra che in generale, non solo qui, se ne stia parlando eccessivamente rispetto a quello che è il problema reale ! Se sento gente che parla di olio di palma ovunque ignorando poi tutto il resto un motivo c’è !! Tutti sono alla ricerca della “merendina salutare” senza olio di palma che salutare non è comunque !! Ecco mi preoccupa il fatto che questa “campagna” contro l’olio di palma “distragga” il consumatore da tutti gli altri effetti poco salutistici ( nell’ambito del food) che il consumo indissolubilmente legato all’industria alimentare produce !
Saluti,
Daniele Giovanni Monaco ( Tecnologo Alimentare )
Io credo che il Dott. Monaco abbia ragione a rimanere su posizioni guardinghe ed equilibrate sul giudicare il problema dell’olio di palma visto che il mondo scientifico si divide a proposito di ciò, quando per altri problemi ben più gravi si tace omertosamente come ad esempio i danni arrecati al sistema agro-alimentare dalla “terra dei fuochi” in Campania i cui prodotti vengono considerati sicuri e continuano ad essere venduti in tutta Italia senza essere oggetto di ulteriori approfondimenti !
Veramente non si sa più come alumentarsi poiché e’ tutto lasciato in mano al’acquirente che, naturalmente ignora molte cose sull’alimentazione! La verità e’ che lo stato e’ molto carente altrimenti vieterebbe l’utilizzo di ingredienti nocivi da parte dell’industria
vorrei conoscere esattamente, cioè da fonti ufficiali quali CNR, Ministero Salute, ecc., la composizione dell’olio di palma.
Grazie
Sull’olio di palma sono uscite numerose review e ne usciranno altre entro la fine dell’anno. Nonostante la campagna martellante della stampa non specializzata, non sono emerse evidenze a sfavore del palma (esclusi i derivati idrogenati). Mi chiedo se certi illustri nutrizionisti hanno mai letto tali review.
Per fare alcuni esempi, questo studio mette a confronto olio di palma e olio di girasole (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15081561); ebbene non esistono differenze tra i due, anzi il palma aumenta leggermente alcune sottoclassi del colesterolo buono HDL. Potrei linkare decine e decine di studi vecchi e nuovi (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9756125) (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15664299) (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16326639) ma credo che serva a poco. Chi e veramente interessato può trovare facilmente queste informazioni sui principali database scientifici (PubMed, Scopus ecc..).
Naturalmente tutto questo è valido per l’olio di palma non raffinato o solo parzialmente raffinato (la cottura e l’idrogenazione altera le caratteristiche del palma e di qualsiasi altro olio).
Il fatto che il palma sia presente nella stragrande maggioranza dei prodotti industriali è un altro (falso) problema. Infatti, sostituendo il palma negli stessi prodotti con altri grassi vegetali o animali il problema persite. Invece di assumere grandi quantità di stearina derivata dal palma assumeremo grandi quantità di olio di girasole (è questo il principale candidato a basso costo e di bassa qualità che andrà a sostituire l’olio di palma).
Ultima considerazione: l’unico problema del palma ad oggi evidenziato è correlato ad alcuni problemi al pancreas. Non sono ancora noti i dettagli e i meccanismi biochimici correlati a “diabete-consumo olio di palma”, ma tali evidenze sembrano essere sempre più forti.
Saluti
Pierfederici Giovanni
Nutrizionista
Il palma che si usa in Italia e in Europa e solo raffinato e sovente anche frazionato, vuol dire ancora più ricco di saturi (55-60%) e quindi la prima parte delle sue considerazioni perde di efficacia. Se osserva l’etichetta nutrizionale di un un biscotto preparato con il palma e di un altro simile preparato con girasole o arachide o mais , noterà una grossa differenza sui saturi . Questo aspetto non mi sembra importante e visto che i biscotti e le merenden sono consumati ogni giorno da milioni di giovani.
Non mi pare però affatto onesto fare confronti fra l’ olio di palma naturale, il red palm oil ( una sorta di extravergine disponibile ai tropici e pressocchè introvabile nei prodotti industriali) con l’ olio di girasole raffinato. Un confronto serio e credibile va fatto tra quest’ ultimo e l’ olio di palma frazionato utilizzato nell’ industria alimentaria!!!! La verità è che questa versione frazionata è talmente variabile nella composizione dei suoi acidi grassi, che gli studi da lei citati non possono dare nessuna certezza. Dell’ olio di girasole esistono invece solo due versioni: quella comune ad alto tasso di polinsaturi e da usare a crudo perché meno tollerante delle alte temperature, e quella selezionata di tipo alto oleico ( 80% !!!!, come l’ olio d’ oliva ) che intenzionalmente spesso non viene citata al fine di accusare l’ olio di girasole di maggiore capacità infiammatoria rispetto all’ olio di palma nelle cotture. Le sembra corretto? In Spagna questa varietà di olio di girasole è già dominante nell’ industria alimentare. Perché non accade anche in Italia?
Grazie per il contributo interessante
Finalmente il burro, un prodotto naturale, viene decriminalizzato! Pero’ ormai il danno e’ fatto, i miei amici italiani si inorridiscono quando mi vedono mangiare il burro (sempre crudo), perche’ per anni hanno subito il lavaggio del cervello che fa male.
Invece la margarina per loro va benissimo, sono completamente ignoranti del fatto che proviene da una fabbrica, non una fattoria. Questo vale anche per i medici dietologi e per i siti bio, che continuano a proporre la margarina come alternativa al burro.
Il problema casomai e’ reperire un buon burro, dato che quello italiano proviene quasi tutto da allevamento al chiuso, dove gli animali mangiano mangimi e non l’erba.
Non potendo trovare il burro di malga, secondo me il burro tedesco e’ un po meglio di quello italiano, troppo bianco, ma il meglio burro in assoluto e’ quello irlandese, il Kerrygold, perche’ provienente da animale tenuti a pascolo per piu’ di 300 giorni all’anno. Purtroppo non e’ disponibile in Italia, faccio la scorta quando vado in Germania o Irlanda.
ero a EXPo e uno dei padiglioni Asiatici vi era anche la presentazione dell’olio di palma essendo loro uno dei maggiori produttori.Una signorina mi elencava tutte le magnifiche proprieta’ io al contrario gli aspetti nutrizionali.Ognuno con le sue idee ,a un certo punto abbiamo convenuto di organizzare con loro un hangout tra favorevoli e contrari per parlare di questo argomento.Invito chi e’ disponibile (So che il Fatto non partecipa) a partecipare.
Grazie dall’invito ma sul sito discutiamo di questo argomento da tempo e ospitiamo tutti gli interventi. La Malesia .. non ci ha mi scritto.
Certo Sig. Roberto lo so Vi seguo da tempo era un invito generico, invece presto li incontrero in video e ,sebbene non sia titolato per poter dare giudizi approfonditi, partecipo con piacere ,lo trovo n modo per scambiare le proprie opinioni. Ho trovato molti spunti interessanti a EXPo ,molti in senso negativo, ma Lei li conosce meglio di me, andro a cercare invece per curiosita negli articoli pubblicati in passato anche qualche cosa sui coloranti di cui leggo molto poco (tranne Voi.!) Grazie, continuate cosi..
Bongiorno, non posso firmare l’iniziativa perché la Svizzera
non è scritta nella lista dei paesi
grazie di aggiungerla
Sign. Paolo Cauli, il messaggio che deve passare è “non abusate dei prodotti industriali perché contiene anche l’olio di palma” è non ” non abusate perché contiene l’olio di palma” considerando il “Free palm oil ” salutare……………. Poi nell’affrontare i problemi ci sono delle priorità e secondo me l’olio di palma , per parlare in termini di pronto soccorso, ” non è da “codice rosso” come lo si vuol far apparire con tutto questo clamore !! Diciamo che potrebbe essere un codice “giallino” soprattutto se si considerano tutti i codici rossi che nel settore alimentare ci sono e che vengono tenuti nascosti all’opinione pubblica o comunque poco pubblicizzati rispetto all’olio di palma che sta “contendendo la scena” al presidente del consiglio !! Daniele G. Monaco ( Tecnologo Alimentare )
Calabrese, ma cosa ti aspetti ……….. esilarante sugli OGM
https://www.youtube.com/watch?v=dsujjN4gIOc
Volevo “ringraziare” il dott. La Pira e tutta la redazione de Il Fatto Alimentare per la campagna di demonizzazione dell’olio di palma per la quale la mia azienda sta perdendo vendite perchè realizza prodotti contenenti il suddetto ingrediente nella forma dello 0,6% (mediamente).
I consumatori ai quali sottoponiamo i nostri prodotti (realizzati per il restante 99,4% con eccellenti materie prime), fuggono terrorizzati quando vedono la presenza dell’olio di palma negli ultimi/ultimo posti/posto della lista ingredienti.
Il “lavaggio del cervello” effettuato da questo e da molti altri siti di “informazione” alimentare ha raggiunto un livello tale che è vano cercare di spiegare che:
1. come per tutte le cose (acqua e vitamina C comprese) E’ LA DOSE CHE FA IL VELENO!
2. l’utilizzo dell’olio di palma come componente tecnologico (es. addensante o emulsionante naturale) è preferibile rispetto ad additivi di sintesi con eguali proprietà.
3. in percentuali estremamente basse ed in presenza di una quantità molto superiore di olii più nobili come l’extra vergine di oliva, l’effetto (ancora non scientificamente correlato) nocivo dell’olio di palma è zero.
Se è questa la campagna formazione responsabile del consumatore che Il Fatto Alimentare vuol promuovere, mi sembra proprio che siamo fuori strada.
Ci sono numerose piccole e medie imprese che ne stanno pagando le conseguenze.
Cordiali saluti.
Emanuele (biologo)
Sostituire un ingrediente presente nella misura dello 0,6% d con un altro che non contribuisce alla distruzione delle foreste e non viene classificato come aterogeno non dovrebbe essere complicato.Certo è la dose l’elemento critico, ma essendo il palma presente nel 90% dei prodotti la dose critica dovrebbe essere facilmente raggiunta. L’avere nascosto un grasso mediocre e impresentabile per 30 anni dalle ricette ha favorito questa situazione e non solo le nostre inchieste.
Egregio Dott. La Pira, se permette lasci a chi lavora nella produzione alimentare ad alti standard il compito di valutare se sostituire un ingrediente con un altro sia complicato o meno.
Ora, per continuare a gridare allo “scandalo”, è passato alla deforestazione: problema che non riguarda solo l’olio di palma, ma innumerevoli altre tipologie di coltivazioni, compreso il mais dal quale si produce la tanto osannata bioplastica.
Inoltre mi conferma, con il suo “… dovrebbe essere facilmente raggiunta.” di fare solo supposizioni sul risultato dell’assuzione dell’olio di palma.
Nessuno vuole far passare questo olio per ciò che non è, ma sicuramente non è il veleno che volete far credere che sia, almeno non più dell’eccesso di sale o di zuccheri, oppure del consumo di prodotti fritti anche se fatti in casa.
Se ha la pazienza di leggere gli articoli sul nostro sito scoprirà centinaia di articoli sull’eccesso di sale di zucchero e di grassi. La questione dell’olio di palma è una delle tante vicende che ci vedono portare avanti delle posizioni critiche verso alcune aziende che lo hanno nascosto per 30 anni . Stiamo parlando probabilmente del grasso più consumato in Italia. Per quanto riguarda la sostituzione del palma, da tecnologo alimentare le dico che è un problema facilmente risolvibile. Ho parlato a lungo con colleghi che fanno biscotti e dolci da 30 anni nelle principali aziende italiane e tutti mi hanno confermato questa cosa , tranne per pochissimi prodotti. Se lei pensa che sia molto complicato forse deve trovare un bravo consulente.
Vedo che continua a intendere solo ciò che fa comodo alla sua crociata.
Nel paragonare l’eccesso di l’olio di palma a quello di zucchero e sale, proprio perchè ho letto i vostri articoli, è chiaro che sto invitando a smorzare i toni della vostra demonizzazione.
State terrorizzando il consumatore su un prodotto sul quale deve essere fatta ancora chiarezza e che può essere benissimo gestito se solo si facesse un’informazione più responsabile.
Mi spiega, per cortesia, da dove ha preso il dato secondo cui l’olio di palma è “… presente nel 90% dei prodotti”? Ma si rende conto di cosa andate a scrivere? Quali prodotti? la totalità (compresa frutta e verdura)? una particolare categoria merceologica?
Buttare dati così non fa certo bene alla comprensione di chi legge. E non mi venga a ripetere di avere la pazienza di leggere i vostri articoli perchè mi trovo a rispondere qui oggi proprio perchè li leggo e vengo a ripetere che, diversamente da altri argomenti, la vostra campagna contro l’olio di palma è eccessiva nei contenuti e nei toni.
La mia azienda è nel settore alimentare da 30 anni, ha ottenuto le certificazioni ai più severi standard europei, abbiamo personale altamente qualificato (biologi e tecnologi alimentari) che si prendono cura della salubrità dei nostri prodotti. Come vede posso facilmente dimostrare, al pari suo, la bontà dei miei collaboratori e consulenti, ma non ho l’arroganza di invitare lei a cercarsi migliori fonti di informazione.
Non abbiamo nessuna intenzione di smorzare i toni , vogliamo solo avere la possibilità di andare al supermercato e di poter comprare prodotti senza olio di palma. Senza la nostra campagna nessuno si sarebbe posto il problema. Adesso tutte le le grandi aziende alimentari usano questo olio tropicale sconsigliato da tutti i nutrizionisti . Il problema esiste e negarlo è solo un modo per nasconderlo e questo non si può accettare. Per 30 anni lo hanno nascosto e adesso che abbiamo scoperto essere ovunque qualcuno si lamenta!!!! Le ho detto e ripetuto da tecnologo alimentare che lo 0,6 % del palma che lei usa può tranquillamente sostituire da un giorno all’altro. Le certificazioni sono tutte valide ma non riguardano gli ingredienti. La nostra non è arroganza è una semplice constatazione che non può certo contestare.
Come le ho detto lo 0,6% di olio di palma in un prodotto finito ha impatto zero sulla salubrità dello stesso. Analisi sulla presenza (o meglio, assenza, vista la quantità) dei grassi saturi, lo dimostrano.
E io consumatore dovrei essere terrorizzato da questo solo perchè lo dice la vostra crociata? Se a certe dosi non ha effetti, mi spiega perchè non si deve usare? Ha caratteristiche reologiche stabili che si trovano in pochissimi altri ingredienti naturali.
E per cortesia la smetta di dire che si trova ovunque, perchè non è affatto così! Volendo si può tranquillamente evitare l’acquisto di prodotti che lo contengono senza rinunciare a niente.
La vostra è una campagna che criminalizza chiunque lo utilizzi, sia anche in dosi innoque. E stiamo parlando di centinaia di aziende dell’eccellenza alimentare italiana.
“Le certificazioni (…) non riguardano gli ingredienti.” e le certificazioni gluten free e bio?
“… sconsigliato da tutti i nutrizionisti.” ma se proprio questo articolo afferma che ci sono nutrizionisti che non la pensano così.
Lo vede che non riesce neanche a gestire quello che dice, tanto è accecato dalla sua lapidaria “verità”?
Addirittura mi dice che non posso contestare le vostre constatazioni: complimenti per la libertà di opinione.
Lei frequenta poco i supermercati per affermare che si può fare una scelta consapevole senza palma. Le grandi aziende che fanno il mercato continuano a produrre con il palma. Un’azienda che rientra nell’eccellenza italiana non usa il palma e se lo ha fatto sino ad ora lo elimina.Anche perché prima non lo usava !!!!!!
La libertà di opinione su questo sito la trova .Non così è per molti altri dove la lobby delle aziende si arrampica sui vetri per fare scrivere che l’olio di palma non provoca deforestazione, fa bene alla salute ed è anche un ottimo prodotto. Grazie per il contributo