La questione dell’olio extra vergine deodorato o difettoso con un contenuto di alchil esteri massimo di 75 mg/kg, classificato da una normativa europea allo stesso modo dell’ olio extra vergine di oliva di buona qualità, ha creato un dibattito tra addetti ai lavori e sono apparsi alcuni articoli che non condividono questo punto di vista.
Secondo le associazioni di produttori il nuovo regolamento non apre la strada all’olio difettoso promuovendolo come extra vergine, ma è il frutto di un compromesso necessario, che permetterà di arginare la cattiva abitudine di vendere olio di scarsa qualità come extra vergine.
In altre parole, si dice che per anni i consumatori hanno acquistato milioni di bottiglie di extra vergine taroccato e adesso grazie al nuovo regolamento questo non succederà più.
La realtà non è proprio così, visto che la stessa Società italiana per lo studio delle sostanze grasse ritiene l’olio con valori di alchil esteri elevati un prodotto di qualità inferiore e siccome un buon olio non supera i 30 mg/kg, se i valori sono più del doppio è lecito avere qualche sospetto. Di fronte a questa obiezione si dice che il valore di 75 mg/kg fissato dall’Unione Europea è destinato a essere ridotto.
Per rendersi conto della situazione, basta dire fino a poco tempo fa era normale trovare in commercio bottiglie con valori di alchil esteri compresi tra 100 e 400 mg/kg !
Adesso che il limite è sceso possiamo essere soddisfatti? Le risposte sono due. Da una parte ci sono gli studiosi italiani (cui va riconosciuto il merito di avere inventato l’unico metodo analitico per riconoscere oli deodorati e difettosi) che sono riusciti dopo anni a fare accettare il nuovo parametro a livello internazionale, permettendo così di bloccare i produttori furbi.
Sull’altro fronte troviamo i consumatori che, quando comprano extra vergine, pretendono di acquistare un olio eccellente e non difettoso come è spesso accaduto prima in assenza di metodi analitici di controllo.
Dal 1 aprile 2011 però entreranno in vigore i nuovi limiti e il mercato sarà un pò moralizzato. Non è così scontato perchè i produttori furbi continueranno a miscelare olio difettoso e olio deodorato con extra vergine di qualità (perché il prezzo della miscela risulta comunque appetibile) sicuri di rientrare nei limiti di legge. Certo adesso che le regole sono definite la furberia diventa più difficile .
L’ultima contestazione su questo argomento risale al 15 marzo 2011, quando nelle aule del tribunale di Firenze, il Corpo forestale dello stato ha contestato alla Carapelli il contenuto esagerato di alchil esteri di una grossa partita di olio.
Per distinguere gli oli buoni da quelli un po’ taroccati si dovrebbe riportare sull’etichetta il valore di alchil esteri, anche se questo appesantisce le informazioni già troppo numerose. La questione è complessa ma una cosa è certa, i prezzi dell’extra vergine oscillano da 2,7 a 26 euro al litro, e di fronte ad una simile differenza i produttori, se sono seri come dicono, dovrebbero spiegare cosa c’è veramente nella bottiglia.
Roberto La Pira
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anche per altri parametri come l’acidità le cere, lo stigmastadiene, l’assorbimento dell’ultavioletto ecc esiste un divario tra prodotto di qualità caratterizzato da valori bassi ed un prodotto di scarsa qualità con i parametri più alti, ma sempre appartenente alla stessa classe merceologica.
pertanto non capisco tutto questo enfasi in un nuovo parametro analitico come questo.
Gentile autore, a mio parere i furbi c’erano già e non potevano essere perseguiti. Oggi sì. D’accordo che i parametri come sempre accade sono frutto di una mediazione, ma con l’attuale normativa un’intervento restrittivo dei parametri chimici o organolettici determinerebbe problemi di mercato non prevedibili. Come sostiene qualche emerito studioso, serio, perché non definire meglio l’alta qualità da il resto. Basterebbe anche modificare l’extra vergine della cat. vergine. Saluti