Il Ministero della Salute venerdì 5 febbraio ha diramato un comunicato che invita i cittadini a non consumare tutti prodotti del Salumificio Monsano, situato in via Toscana n. 27 a Monsano (AN). Il provvedimento è stato deciso in relazione a diversi casi di contaminazione da Listeria registrati negli ultimi otto mesi nelle regioni Marche e Umbria dove sono stati notificati 13 casi di persone colpite dallo stesso ceppo (l’anno precedente il conto dei malati si era fermato a otto).
Il collegamento tra le due vicende riguarda il ceppo di Listeria monocytogenes riscontrato nei salumi che risulta essere identico a quello delle 13 persone anziane colpite. Tra questi pazienti già debilitati si sono registrati, nel mese di agosto, due decessi, a causa, anche, della listeriosi. Ci sono quindi probabilità che il focolaio sia localizzato nel salumificio. Da qui il provvedimento deciso dalle autorità sanitarie locali di sconsigliare il consumo dei prodotti. Per capire bene di cosa si tratta va detto che la Listeria è un microrganismo molto diffuso nell’ambiente che sopravvive alle temperature più rigide del frigorifero (+2°C), resiste sino a 45°C e trova il suo ambiente ideale a 27-28°C.
La Listeria nel cibo
La presenza nel cibo è tollerata entro precisi limiti dalle norme europee. Quando si superano i limiti prescritti scatta l’allerta e il prodotto viene ritirato dal mercato, perché le persone immunodepresse, anziane o in cura con farmaci immunosoppressori rischiano seriamente di ammalarsi. Nella donna in gravidanza l’infezione può causare aborto o sepsi neonatale. Non così è per gli adulti in buona salute, che dopo il consumo di alimenti contaminati, non presentano sintomi, oppure avvertono problemi simil influenzali o gastroenterite.
Le contaminazioni da Listeria sono molto diffuse. L’anno scorso sono stati segnalati e ritirati 7 prodotti italiani (6 sono stati classificati come allerta) mentre altri 32 sono arrivati sulle nostre tavole attraverso importazioni. In Europa il Sistema di allerta (Rasff) praticamente ogni settimana registra qualche episodio (due questa settimana, il primo in Inghilterra e il secondo il Germania). I dati ufficiali a livello Europeo per il 2014 indicano 2.161 casi con il 98,8% di ospedalizzazioni e il 15% di fatalità prevalentemente in soggetti anziani (report EFSA/ECDC 2014). Statisticamente assistiamo ad un significativo incremento dei casi negli ultimi anni (+ 8,6% tra 2012 e 2013; + 16% tra 2013 e 2014).
Da noi le campagne di richiamo per contaminazione da Listeria sono poche e quando scattano non sempre vengono date informazioni precise ai consumatori. Lo stesso Ministero raramente diffonde le notizie dei prodotti implicati. La questione non è da sottovalutare. I microbiologi ricordano epidemie molto serie da Listeria come quella scoppiata in Canada nel 2011, provocata da insaccati di un salumificio locale che ha provocato 30 morti. Decisamente meno tragica il caso di listeriosi vissuto in una mensa scolastica in provincia di Torino che ha coinvolto centinaia ragazzini senza conseguenze serie.
Il focolaio di listeriosi
La criticità della situazione è che di fronte a due decessi provocati anche dalla Listeria, ci sono voluti sei mesi per scoprire che il ceppo individuato nella Coppa di testa del salumificio Monsano era lo stesso. Le autorità sanitarie dopo un caso di listeriosi dovrebbero avviare subito un’indagine per individuare la causa, come avviene per altre infezioni alimentari. L’indagine epidemiologica è però complicata ed è molto difficile individuare il focolaio. Le autorità sanitarie hanno diffuso sabato sera un comunicato, in cui attribuiscono all’episodio un livello di rischio “basso” per la popolazione generale e “moderato” per le categorie più sensibili.
La Listeria rientra comunque nel gruppo dei batteri patogeni pericolosi, anche se ne è ammessa una presenza minima negli alimenti (*). Per rendersi conto basta dire che quando si riscontra una positività scatta immediatamente l’allerta, seguita dal richiamo dei prodotti e dal ritiro dagli scaffali dai punti vendita. In questi casi è buona abitudine avvisare i clienti mettendo degli avvisi sul sito come ha fatto il salumificio Monsano (che oggi ha aggiornato la lista dei lotti di salume Coppa di testa sotto accusa (al lotto n° 51209 con scadenza 09/01/2016 segnalato dal Ministero ha aggiunto i lotti: n°60111 con scadenza 11/02/2016; n°60112 con scadenza 12/02/2016; n°60118 con scadenza 18/02/2015 ; n° 60126 con scadenza 26/02=2016).
Come si trasmette
La listeriosi è un’infezione che si trasmette prevalentemente per via alimentare e può avere effetti gravi nell’uomo. Il batterio (Listeria monocytogenes), è un batterio largamente diffuso nell’ambiente, nel terreno e nelle acque di superficie, che tollera gli ambienti salati e le basse temperature (+2/+4°C). Alcune categorie di persone sono più a rischio di contrarre la malattia se presentano un sistema immunitario indebolito: anziani, neonati, donne in gravidanza, soggetti con altre malattie in corso che compromettono il sistema immunitario. Tuttavia anche i soggetti non considerati a rischio possono contrarre l’infezione e in qualche caso manifestare la malattia nella forma gastrointestinale.
Le infezioni da Listeria in UE
I casi di listeriosi nell’Unione europea sono stati 2.161 nel 2014 registrando un +16% rispetto all’anno precedente. Anche se la cifra è relativamente bassa, l’aumento dei casi è preoccupante, poiché la sorveglianza riguarda le forme gravi con tassi di mortalità più elevati rispetto ad altre tossinfezioni alimentari (Fonte Infezioni da Campylobacter e Listeria ancora in aumento nell’UE, EFSA ed ECDC).
Il veicolo principale di infezione nell’uomo è il consumo di alimenti pronti al consumo (in inglese: RTE “ready-to-eat”) e di cibo crudo. Il batterio della Listeria si trova più comunemente sulla crosta di formaggi freschi molli, o in formaggi a base di latte crudo, salmone affumicato, carni fresche non stagionate, salumi, ma anche nei vegetali crudi. La cottura dei cibi uccide il germe, la conservazione in frigorifero no. Una persona affetta da listeriosi può manifestare i segni di una sindrome simil-influenzale caratterizzata da febbre e dolori muscolari, a volte preceduti da diarrea o altri sintomi gastro-intestinali. Nel caso di pazienti immuno-compromessi la malattia può evolvere in modo molto più grave con setticemia e meningite. Nelle donne in gravidanza la malattia può portare a complicanze anche gravi per la gestazione. I primi sintomi si possono rilevare anche a distanza di 70-90 giorni dall’assunzione di cibo contaminato.
La scheda sulla Listeria e le indicazioni sulla prevenzione sono tratte dal sito della Regione Marche.
(*) La normativa europea e nazionale prevede l’assenza di Listeria per alimenti destinati a neonati o a fini medici speciali. Per gli altri è ammessa una tolleranza di 100 UFC/grammo. Per i prodotti che hanno una vita commerciale lunga, le aziende devono effettuare controlli accurati lungo tutta la filiera e studi in modo da garantire il non superamento del limite di 100 UFC/grammo nel periodo indicato sulla confezione, sia esso espresso come “da consumarsi entro” o come “da consumarsi preferibilmente entro”
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
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