Tra critiche, problemi nella gestione, bufere mediatiche e sponsor di dubbio gusto siamo arrivati a poco più di 50 giorni all’inaugurazione di Expo 2015. Il primo maggio si apriranno le porte e per sei mesi l’evento catturerà l’energia e l’attenzione di tutta la città di Milano. Il sito dedicato all’evento ormai viene aggiornato regolarmente e presenta una sezione con i video sullo stato dei lavori in corso. Si chiama “Belvedere in città” ed è «il progetto realizzato da Expo Milano 2015 e Telecom Italia che consente di seguire, attraverso l’utilizzo di droni, l’avanzamento dei lavori nel cantiere dell’Esposizione Universale».
L’ultimo video risale al 27 febbraio e mostra l’arrivo del legno proveniente da Coney Island – New York – per la pavimentazione del padiglione Statunitense. Le immagini mostrano anche i padiglioni di Iran, Cile, Australia, Qatar, Giappone, Kuwait, Germania, oltre al cluster dedicato ai cereali. Sono visibili anche alcuni Padiglioni Corporate: «Vanke, riconoscibile dal colore rosso acceso; Coca Cola, costituito da grandi tavole di legno e New Holland, dalla caratteristica sagoma inclinata».
Ma ciò che spicca, ancora più degli elementi etichettati e citati, è il ritardo di questi lavori: mancano poco meno di due mesi e il cantiere è ancora in uno stato di evidente arretratezza. Ritornando al sito e alle mille sfaccettature, merita una citazione la pagina Cibo e Identità: un blog della Fondazione Feltrinelli – Laboratorio Expo che, come si legge nell’occhiello: «Attraverso immagini, parole ed elementi multimediali, vuole riflettere sul rapporto tra cibo, cultura e identità, esplorando gli aspetti antropologici del cibo, considerando non solo la necessità di nutrire il corpo, ma anche quella di nutrire lo spirito».
E voi, cosa ne pensate?
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Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato una petizione per chiedere che sulle etichette dei prodotti alimentari rimanga l’indicazione dello stabilimento di produzione
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Corruzione per costruirlo
Ritardi
Costi extra
Biglietti esosi
Devastazione del territorio
Multinazionali che di passione per il cibo hanno ben poco
Che altro dire?
Un’abbuffata del peggio italiano, con la finalità di esporre il meglio.
Se il fine giustifica i mezzi sarà un successo.
Niente di nuovo e di diverso dal nostro standard nazionale: facciamo cose egrege nel peggiore dei modi possibile.