Un articolo pubblicato dal New England Journal of Medicine fa il punto sull’uso di erbicidi e l’impatto sulla salute, in connessione al loro utilizzo nelle coltivazioni geneticamente modificate negli Stati Uniti. La stragrande maggioranza del mais e della soia coltivate negli Usa è ormai ogm e gli alimenti prodotti a partire da colture geneticamente modificate sono diventati onnipresenti. Tuttavia, a differenza di quanto fatto dagli organismi di regolamentazione di altri 64 paesi, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense non richiede l’etichettatura degli alimenti contenenti ogm.
I due autori dell’articolo – Philip J. Landrigan, del Dipartimento di salute pubblica dell’Università di Harvard, e Charles Benbrook, economista agricolo della Washington State University – ricordano che la National Academy of Sciences ha rivisto due volte la valutazione di sicurezza delle coltivazioni ogm, nel 2000 e nel 2004, concludendo che le trasformazioni genetiche possono potenzialmente produrre allergeni o tossine imprevisti e modificare le qualità nutrizionali degli alimenti. Tutti e due i rapporti hanno raccomandato lo sviluppo di strumenti che permettano la valutazione dei rischi e la sorveglianza post-vendita, ma queste raccomandazioni sono in gran parte rimaste inascoltate.
Gli autori segnalano due fatti destinati a cambiare il terreno di discussione sugli ogm. Il primo è il sempre maggior uso di erbicidi nelle coltivazioni geneticamente modificate, destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Il secondo è il fatto che, dopo aver dichiarato in marzo il glifosato “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, in luglio l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato un altro erbicida, il 2,4-D, come “potenzialmente cancerogeno per l’uomo”.
Il glifosato è l’erbicida più diffuso al mondo e sino al 2001 il suo brevetto è stato detenuto dalla Monsanto, che lo commercializza con il nome di Roundup e lo utilizza anche in combinazione con alcune sementi geneticamente modificate di mais, soia e cotone. Negli Usa l’utilizzo di questo erbicida si è moltiplicato tra il 1974 ed il 2014 di più di 250 volte, passando da 400.000 kg nel 1974 a 113 milioni di kg nel 2014. Se in un primo momento l’utilizzo del glifosato aveva aumentato il rendimento dei terreni, riducendo le erbe infestanti, col tempo si sono sviluppate erbacce resistenti a questo erbicida, il cui uso è aumentato, mentre diminuivano i suoi benefici.
Per ovviare a questa situazione, nel 2014 l’Environmental Protection Agency (EPA) statunitense ha autorizzato l’uso dell’erbicida Enlist Duo, che oltre al glifosato contiene il 2,4-D (acido 2,4-diclorofenossiacetico), che quest’anno, come detto, è stato classificato dallo IARC come “potenzialmente” cancerogeno, un gradino sotto il livello di rischio del glifosato, classificato come “probabilmente” cancerogeno. L’Enlist Duo verrà commercializzato in tandem con alcuni semi ogm di recente autorizzazione. L’EPA prevede che l’autorizzazione dell’Enlist Duo aumenterà da tre a sette volte il consumo di 2,4-D.
L’articolo del New England Journal of Medicine chiede all’EPA di rivedere la sua decisione, perché presa frettolosamente, basandosi su studi mal progettati e superati, e su una valutazione incompleta degli effetti sull’uomo e sull’ambiente. Philip J. Landrigan e Charles Benbrook chiedono anche di rivedere la decisione della FDA di non indicare nell’etichetta degli alimenti la presenza di ingredienti geneticamente modificati, perché ciò darebbe vari vantaggi. Innanzitutto è essenziale per monitorare la comparsa di allergie alimentari e valutare gli effetti degli erbicidi applicati alle coltivazioni ogm. Inoltre, rispetterebbe l volontà di un crescente numero di consumatori di sapere che alimenti stanno acquistando e come sono stati prodotti. Infatti, l’argomento secondo cui gli alimenti contenenti ogm non differiscono da quelli che non li contengono non è più valido, dato che omette di considerare che ormai le colture ogm sono i prodotti agricoli maggiormente trattati con erbicidi, due dei quali possono comportare rischi di sviluppare il cancro.
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Il problema degli erbicidi è in aumento: si pensi che solo in provincia di Treviso, nel 2013 sono stati distribuiti 212 tonnellate di glifosato!
Almeno sappiamo che dal 2014 non è possibile utilizzare il glifosato in ambito urbano: maggiori approfondimenti alla pagina http://www.pievedisoligo5stelle.it/progetti/ambiente-e-salute/65-erbicidi-disseccanti
Questo dimostra soltanto il fatto che l’associazione tra OGM e pesticidi è stata creata ad arte per tutelare ben precisi interessi.
articolo molto interessante, data l’autorevole fonte. ma immagino già le reazioni indignate delle multinazionali degli OGM, volte a smontare in ogni modo tali sacrosante preoccupazioni…
Aggiungo qualche dato fornito da ARPAV, l’arpa del Veneto:
http://www.pievedisoligo5stelle.it/pubblicazioni/53-consumo-di-fitofarmaci-in-provincia-di-treviso
nella sola provincia di Treviso, il consumo di fitofarmaci è passato da 3 milioni di kg (nel 2013) a PIU’ DI 4 MILIONI DI KG nel 2014!
Il consumo di glifosato è passato da 212 mila kg, nel 2013, a 235 mila kg nel 2014.
Questi sono numeri… ognuno può trarre le conclusioni che preferisce.
Però in provincia di Treviso non ci sono coltivazioni OGM…
Ricerca e sviluppo agro-industriale a parte e da rispettare, mi risulta incomprensibile ed inaccettabile la pretesa di non informare il consumatore sul contenuto dell’alimento.
La questione non è la differenza del contenuto nutrizionale classico (calorie, proteine, grassi, carboidrati ed accessori ..), ma la natura e l’origine dell’alimento.
Diritti sacrosanti del consumatore che non possono essere elusi con motivazioni inconsistenti e con spudorata malafede dei produttori, da non più tollerare.
Ma se possiamo comprendere il distorto tentativo molto comune di fare sporchi affari impuniti, non possiamo accettare il ruolo di istituzioni compiacenti, che li autorizzano a mentire e nascondere le origini e la natura degli alimenti destinati a tutta la popolazione (bambini, anziani, ammalati, allergici, donne gravide, ecologisti contrari, ecc..).
Il rispetto umano è virtù semisconosciuta e la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro; almeno nei paesi democratici dove ci vantiamo di appartenere.