Epatite A e frutti di bosco: tutto quello che bisogna sapere per evitare alimenti a rischio. Il decalogo dell’Istituto superiore di sanità
Epatite A e frutti di bosco: tutto quello che bisogna sapere per evitare alimenti a rischio. Il decalogo dell’Istituto superiore di sanità
Redazione 2 Ottobre 2013Sono oltre 450 le persone che in Italia negli ultimi 5 mesi si sono ammalate di epatite A per avere ingerito frutti di bosco surgelati contaminati. Le stime ancora incomplete riferiscono di 40 casi in agosto e 20 (dato parziale) in settembre. Altri elementi forniti dagli addetti ai lavori lasciano intuire che il problema non sia ancora risolto e che nel freezer di molti italiani ci siano confezioni contaminate. È di pochi giorni fa un comunicato del Ministero della salute che invita nuovamente i cittadini a consumare frutti di bosco surgelati dopo almeno due minuti di cottura.
Vi proponiamo il decalogo redatto dall’Istituto Superiore di Sanità sull’epatite A con i consigli per evitare spiacevoli incidenti.
1. Che cos’è l’epatite A
È una malattia infettiva acuta causata da un virus a RNA che colpisce il fegato
2. Quanto è diffusa?
È presente in tutto il mondo, sia in forma sporadica che epidemica, ma con una maggior frequenza nei Paesi del sud del mondo. In Italia la malattia è endemica soprattutto nelle Regioni meridionali, dove più diffusa è la pratica di consumare frutti di mare crudi. Tuttavia, possono verificarsi epidemie o casi sporadici su tutto il territorio nazionale, legati non solamente al consumo di frutti di mare ma anche di altri alimenti (vegetali e frutta) o acqua (per es. di pozzo) contaminati.
3. Come si trasmette?
In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi (crudi o non cotti a sufficienza) contaminati dal virus
4. Come si manifesta?
Molto spesso decorre in maniera asintomatica, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini. L’epatite A, dopo un periodo di incubazione di 15-45 giorni dall’infezione, si manifesta con la comparsa di inappetenza, malessere generale, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l’ittero, cioè la presenza di colorito giallognolo della pelle e delle sclere (la parte bianca dell’occhio) e delle mucose, dovuto alla aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue a causa della diminuita funzionalità del fegato. La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, e dopo la guarigione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.
5. Come si può prevenire?
Rispettando le norme igieniche generali per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale e trasmesse da alimenti crudi: non consumare frutti di mare crudi. La cottura è l’unica misura efficace per eliminare o inattivare il virus dell’epatite A dai molluschi bivalvi o da altri prodotti freschi contaminati come frutta e verdura, lavare accuratamente le verdure prima di consumarle, lavare e sbucciare la frutta, non bere acqua di pozzo, curare scrupolosamente l’igiene personale, specie delle mani: lavarsi le mani dopo aver usato il bagno, dopo aver cambiato un pannolino, prima di preparare il cibo, prima di mangiare ecc., essere scrupolosamente puliti nella manipolazione di cibi e bevande.
Si raccomanda, inoltre, ai viaggiatori, diretti verso paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, prima di partire, di consultare i centri vaccinali presenti sul territorio regionale, autorizzati per la profilassi internazionale, per avere consigli sulla vaccinazioni.
Una volta arrivati nel paese, di mangiare solo cibi cotti, in particolare verdure e frutti di mare, e di bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (se non si conosce l’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato preparato).
6. Esiste un vaccino contro l’epatite A?
Sì, esiste un vaccino che protegge da questo tipo di infezione, altamente efficace e ben tollerato. La protezione si raggiunge già dopo 14-21 giorni dalla prima dose, è quindi molto importante per proteggere rapidamente persone (es. familiari) venute in contatto con una persona affetta da epatite A o persone in procinto di recarsi all’estero in paesi a rischio. Una seconda dose a distanza di 6/12 mesi dalla prima ne prolunga l’efficacia protettiva, fornendo una protezione per un periodo di 10-20 anni. La vaccinazione è raccomandata nei soggetti a rischio, fra cui coloro che sono affetti da malattie epatiche croniche, coloro che viaggiano in Paesi dove l’epatite A è endemica, coloro che lavorano nei laboratori dove ci può essere contatto con il virus, gli omosessuali maschi, i soggetti che fanno uso di droghe e i contatti familiari di soggetti con epatite A in atto.
7. Quali sono gli alimenti più a rischio di trasmissione di epatite A?
Tra il 2007 e il 2012 l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Centro europeo per la lotta alle malattie (ECDC) hanno riportato focolai dove sono state individuate diverse tipologie di alimenti quali veicoli di infezione, come: pesce e prodotti a base di pesce, crostacei, molluschi e prodotti contenenti molluschi, vegetali, succhi, pomodori secchi, frutti di bosco e fragole. Negli ultimi mesi in alcune regioni italiane si è osservato un incremento dei casi di epatite A e vi sono evidenze che questo incremento possa essere correlato al consumo di frutti di bosco misti congelati.
8. Come si contaminano gli alimenti vegetali con il virus dell’epatite A?
La fonte di contaminazione più frequente dei vegetali è costituita dall’acqua contaminata utilizzata per l’irrigazione e/o la fertirrigazione. Attraverso l’acqua i virus si depositano preferibilmente sulla superficie esterna dei vegetali e non è ancora ben chiaro se esista un meccanismo di internalizzazione. Al momento solo per le cipolle sono disponibili dati scientifici che dimostrano, mediante prove sperimentali, il trasporto dei virus attraverso le radici.
Tutte le confezioni di frutti di bosco surgelati ritirate dal mercato negli ultimi 3 mesi
9. Il lavaggio con acqua potabile è efficace per ridurre la concentrazione virale?
Sì, il lavaggio domestico può ridurre la concentrazione virale presente sulla superficie del vegetale e sulla frutta, tuttavia non elimina completamente tale contaminazione. Inoltre l’accurato lavaggio può essere utile anche ad allontanare altri contaminati presenti sulla superficie.
10. Quali trattamenti garantiscono l’eliminazione del virus dagli alimenti?
Il trattamento con il calore è in grado di distruggere il virus. Le temperature raggiunte durante le preparazioni alimentari garantiscono la completa sanificazione. Considerate le evidenze ad oggi disponibili, si raccomanda di impiegare i frutti di bosco congelati acquistati per preparazioni sottoposte a cottura, come ad esempio le salse e le marmellate.
11. Che cosa è stato fatto finora dall’autorità sanitaria per ridurre il rischio per chi consuma frutti di bosco surgelati, non sottoposti ad un trattamento di cottura?
Basandosi sull’analisi dei dati finora disponibili, sono stati adottati dalle autorità sanitarie e dagli operatori del settore alimentare i provvedimenti necessari a ridurre e prevenire il rischio per la salute del consumatore. In particolare, il ritiro e il richiamo dei prodotti dal mercato a seguito delle notifiche di allerta rappresentano misure che contribuiscono a diminuire il rischio di infezione.
Fonte: Salute.gov.it
Foto: Photos.com
[…] e anche i media, per certi versi, si interessano dei rischi anche poco probabili: per quasi tutti l‘epatite A legata ai frutti di bosco è solo una notizia, una possibilità teorica, per alcuni una […]
Buongiorno,
la mattina faccio colazione con yogurt cereali e frutta.
spesso e volentieri comproal supermercato frutti di bosco freschi, nelle confezioni rigide di plastica, more, lamponi e soprattutto mirtilli.
Sono a rischio anche questi?!
Sono preoccupata…
Grazie!
Gentile Francesca, l’allerta riguarda esclusivamente i frutti di bosco surgelati, come può verificare sul sito del Ministero della salute: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1176