Ho acquistato una confezione da 450g e un’altra da 1.000g di biscotti Macine del Mulino Bianco. Quella da 450g, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, riporta “incarto C/PAP81 non ancora riciclabile” (infatti questo tipo di imballi finisce purtroppo dritto dritto negli inceneritori), mentre la confezione da 1.000g riporta “incarto C/PAP81 raccolta carta”. Pur non essendo un’esperta, credo che questo sia un grave errore visto che C/PAP81 non è carta! Quindi: il sacchetto si può riciclare?
Tiziana
La domanda posta dalla lettrice attenta, ha evidenziato un’incongruità di indicazioni per lo smaltimento delle confezioni che causa confusione al momento di buttare via i sacchetti.
Nel primo caso (sulla sinistra nella foto) le parole sul disegno colorato di verde dicono: INCARTO RACCOLTA CARTA, e questa frase non lascia spazio a dubbi sul destino della confezione.
Nell’altro sacchetto (sulla destra nella foto) sempre di biscotti Macine le parole sul disegno indicano: INCARTO NON ANCORA RICICLABILE RACCOLTA INDIFFERENZIATA, e anche questa frase non lascia spazio a dubbi.
Abbiamo chiesto a Barilla un chiarimento per ben due volte ma nonostante le promesse e i solleciti, a distanza di tre settimane non sono arrivate notizie. È un atteggiamento poco simpatico per un’azienda che ha anche un numero verde per i quesiti dei consumatori e una pagina dedicata a questi aspetti sul proprio un sito internet (vedi foto sotto).
In assenza di segnali da Parma abbiamo consultato un esperto che non ha avuto molti dubbi. Siamo di fronte a un tipologia di packaging accoppiato la cui sigla tecnica è C/PAP81, ovvero una confezione formata dall’abbinamento di diversi strati di carta e cartone e plastica incollati tra di loro, difficilmente riciclabile quindi perchè composti da materiali differenti. È ragionevole dubitare che nella confezione con il bollino verde sia possibile dividere in modo facile ed efficace gli strati di carta e plastica.
È vero che in alcune zone questo tipo di imballaggi può finire nella plastica, ma si tratta di casi isolati e comunque le modalità variano da comune a comune. Probabilmente si tratta di un errore, l’indicazione giusta è quella secondo cui il packaging deve finire nell’indifferenziata.
Insomma il sacchetto di biscotti Macine Mulino Bianco Barilla buttiamolo nel sacco nero indifferenziato per non sbagliare.
Roberto La Pira
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Foto: Mulinobianco.it
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Secondo me la cosa più sensata è pensare che i due incarti abbiamo realmente un destino diverso. Come spesso accade le aziende quando cambiano imballaggio, terminano anche le scorte a magazzino. Evidentemente i due sacchetti sono uno di un lotto che ancora usava un vecchio tipo e il secondo ha una diversa composizione di materiali. Questa almeno è la mia lettura.
Gentile Alessandra, il materiale è lo stesso, poichè è identificato dalla medesima sigla tecnica: C/PAP81.
Non credo sia del tutto corretta questa affermazione in quanto la sigla ci dice solo che ci sono più materiali con preponderante la carta. Non conosciamo quindi effettivamente la reale quntità di carta (cosa che dovrebbe dire il produttore) e non possiamo dire che siano gli stessi.
L’alluminio è presente su qusto laminato?
Credo che comunque un problema serio sia che non tutti i comuni hanno le stesse regole di smaltimento… crea sicuramente difficoltà anche alle aziende dare specifiche di smaltimento sulle confezioni che sono vendute in tutta la nazione. Voi che ne pensate?
Gentile Livia,
hai centrato il problema, l’indicazione di smaltimento dei rifiuti è assurdo che sia delegata ai Comuni ed ognuno abbia la propria creando confusione tra utilizzatori e produttori.
A voler pensare male sembrerebbe che ‘qualcuno’ abbia interessi affinchè tutti i rifiuti domestici finiscano in fumo o in discarica in quanto non significativamente differenziati.
La riciclabilità delle confezioni in materiale accoppiato (mettiamoci anche tetrapak e buste in plastica flessibile) è certamente difficile e finora scarsa. L’importante è avere chiarezza e non ingannare i consumatori.
Presumo che la carta svolga la sola funzione estetica mantenendo il sacchetto più rigido. Basterebbe usare sacchetti di sola plastica (per biscotti a lunga conservazione) o di sola carta (per quelli freschi). E ovviamente noi consumatori dovremo farceli piacere anche se saranno più informi. A volte si può fare molto senza complicarsi troppo la vita! No?
http://www.comune.trento.it/Aree-tematiche/Ambiente-e-territorio/Rifiuti-urbani/Avvisi/I-poliaccoppiati-plastica-alluminio-ora-negli-imballaggi-leggeri
Che rientrino in questa categoria?
Senza indicazioni sul materiale diventa spesso difficile capire come riciclare certe cose.
Il fatto che ci sia scritto C/PAP non vuol dire che è fatto di carta e che quindi va con la carta, anzi in molti comuni quello finisce nell’indifferenziato.
C/PAP vuol dire che siamo di fronte a un multimateriale fatto di carta accoppiata ad un altro materiale. Il secondo materiale prevalente viene poi indicato con un numero. Per farti qualche esempio:
C/PAP80: carta/cartone + metalli vari
C/PAP81: carta/cartone + plastica
C/PAP82: carta/cartone + alluminio
C/PAP83: carta/cartone + latta
C/PAP84: carta/cartone + plastica/alluminio
C/PAP85: carta/cartone + plastica/alluminio/latta
In alcuni comuni il C/PAP81 fa eccezione e viene riciclato con la carta, si tratta in pratica dei brik del latte fatti con tetrapak.
Invece in genere se la c’è scritto solo PAP senza la C del multimateriale, siamo in presenza di un materiale che può essere riciclato con la carta. Poi ovviamente a complicare le cose c’è sempre il numero che segue PAP!