Etichette a semaforo, strumento utile per i consumatori, ma osteggiato da aziende e Istituzioni italiane. Appello del Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade
Etichette a semaforo, strumento utile per i consumatori, ma osteggiato da aziende e Istituzioni italiane. Appello del Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade
Redazione 17 Ottobre 2017Le etichette a semaforo sono uno strumento pensato per aiutare i consumatori a scegliere i prodotti più adatti a un’alimentazione equilibrata. Le istituzioni italiane e le aziende per ragioni inconsistenti si sono schierate contro. Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade (Gift) invitano a rivedere questa posizione e chiedono a nutrizionisti e società scientifiche di scendere in campo.
Queste etichette rappresentano il sistema migliore per fare capire in maniera semplice immediata ai consumatori il valore nutrizionale degli alimenti. Si tratta di un codice basato su cinque colori nella versione francese e tre in quella inglese, da affiancare alla tabella dei nutrienti presente sulle etichette, per aiutare i consumatori a comporre diete equilibrate.
Il sistema francese, adottato nel mese di aprile 2017, è il più semplice e completo. L’etichetta a semaforo (Nutri-Score), è stata elaborata col contributo di accademie ed esperti dopo una sperimentazione condotta per alcuni mesi in 50 punti vendita. Questo semaforo è costituito da cinque colori (dal verde scuro al verde chiaro, passando al giallo, arancione e rosso), abbinati alle prime cinque lettere dell’alfabeto, dalla ‘A’ alla ‘E’. Le lettere esprimono il livello di salubrità (ottimo per la ‘A’, minimo nella ‘E’). Il Nutri-Score si distingue dai semafori britannici poiché non si limita a considerare la presenza elevata di alcuni nutrienti da limitare (ad esempio grassi saturi, zuccheri e sale), ma tiene conto degli elementi favorevoli di ciascun prodotto (per esempio la presenza di proteine, fibre alimentari, vitamine e minerali).
Lo scopo è favorire la scelta di alimenti idonei a una dieta sana dal punto di vista nutrizionale, nell’ambito della stessa categoria di prodotti (ad esempio una merendina con olio di girasole anziché di palma, una confezione di arachidi tostate senza sale invece di quelle salate). Il secondo intento è focalizzare l’attenzione sull’equilibrio dietetico, per esempio quando si mangia un prodotto con codice rosso per eccesso di sale è meglio evitare altri cibi salati e ricchi di sodio. Questo modello di etichetta è stato pensato per rispondere alle esigenze dei consumatori decisi a mantenere un’alimentazione equilibrata, o con patologie che richiedono un’attenzione particolare a certi cibi.
Questo approccio risulta in linea con i risultati di uno studio recentemente pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, che propone l’opportunità di una valutazione complessiva dei pregi oltreché dei difetti dei singoli alimenti, dal punto di vista nutrizionale.
È interessante rilevare come il quotidiano francese Le Monde ha esaminato centinaia di alimenti etichettati con il nuovo sistema (attraverso Open Food Facts uno strumento open source a cui tutti possono accedere per definire l’etichetta a semaforo Nutri-Score), e ha rilevato che il 50% circa dei prodotti vengono classificati come equilibrati dal punto di vista nutrizionale (lettere comprese fra ‘A’ e ‘B’), Nel gruppo non si trovano solo cibi che appartengono alle categorie di frutta e verdura, cereali e farinacei, ma anche, sorprendentemente, molti piatti pronti. Sul fronte opposto si trovano i dolci e le bibite zuccherate, oltre ad alcune salse e grassi (lettere comprese fra ‘D’ ed ‘E’). I risultati sono in linea con la piramide alimentare designata nella gran parte delle raccomandazioni nutrizionali.
L’obiettivo del Ministero della salute francese, in accordo con quello dell’Agricoltura e del Commercio e delle associazioni di consumatori CLCV e UFC Que Choisir che hanno aderito al progetto Nutri-Score, è aiutare i consumatori a scegliere tra gli alimenti di una stessa categoria quelli che si adattano meglio a uno stile alimentare bilanciato e sano. L’intento è permettere alle persone che si trovano davanti allo scaffale di un prodotto, per esempio gli yogurt alla fragola, di individuare facilmente quelli che contengono meno zucchero e meno grassi o, viceversa, quelli più zuccherati e ricchi di calorie.
In Inghilterra le etichette a semaforo messe a punto dal Ministero della salute, sono adottate in modo volontario da anni, e offrono con un colpo d’occhio il profilo nutrizionale dell’alimento. Il sistema è però meno interessante. I colori esprimono la rilevanza degli apporti di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto al fabbisogno giornaliero di un adulto, sulla base delle raccomandazioni nutrizionali condivise a livello europeo. Il verde indica un basso tenore di nutrienti, il giallo un valore medio, il rosso un contributo superiore al 25% rispetto alla soglia giornaliera raccomandata a una persona adulta.
Attualmente, i due terzi dei prodotti a scaffale venduti nei supermercati britannici – e il 98% di quelli a marchio del distributore – riportano le etichette a semaforo. Ciò non ha alterato in misura significativa le abitudini alimentari, né ha condotto a una drastica riduzione delle vendite dei cibi HFSS (High Fats, Sugars and Sodium). Ma contribuisce senz’altro a sensibilizzare i consumatori su potenziali eccessi che è utile tenere sotto controllo, per la salute e la qualità della vita,
Il più grande difetto del sistema britannico risiede nella discrezionalità riservata agli operatori, che possono decidere di riferire le etichette a semaforo a 100 g/ml oppure alla porzione di prodotto. Questo permette alle aziende di ‘calibrare’ le porzioni, in modo da ottimizzare il rating nutrizionale. Si tratta di una distorsione ancor più evidente in assenza di porzioni standard (ad esempio creme spalmabili, cereali per la prima colazione, bibite), con la conseguente difficoltà di confrontare gli alimenti che appartengono alla stessa categoria.
Le istituzioni italiane, i gruppi industriali e le lobby contrarie alle etichette a semaforo, dimenticano che da anni i valori nutrizionali sono già presenti sulle etichette sotto forma di tabelle. Questo aspetto viene poco valorizzato da molti consumatori per la difficoltà di interpretare il testo. Sistemi come quello francese del Nutri-Score aiutano a superare queste difficoltà, fornendo una sorta di trasposizione in forma grafica della tabella nutrizionale. Un aspetto da considerare è la gratuità del sistema. Per definire l’etichetta semaforo basta inserire i dati della tabella nutrizionale in programmi che utilizzano lo stesso algoritmo, come ad esempio Open Food Facts (strumento open source a cui tutti possono accedere e contribuire), e ottenere il profilo dell’etichetta.
Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade invitano le Istituzioni, il mondo accademico, gli esperti e le parti sociali interessate a considerare l’opportunità di applicare anche in Italia un sistema di etichetta nutrizionale a semaforo francese, su base volontaria. Il modello dovrebbe riferirsi soprattutto ai prodotti di seconda trasformazione industriale come: dolci, cereali per la colazione, biscotti, pizze, snack, piatti pronti, bibite zuccherate e quelli che rientrano nella categoria dei cibi HFSS (High Foods, Sugars and Sodium).
Milano 16 ottobre 2017
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.
I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Etichette a semaforo”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Giusto qualche giorno fa ho scritto sul Blog un post riassuntivivo su questo argomento.
In questi mesi ho letto molti articoli in merito alle etichette a semaforo per gli alimenti ed i pareri sono discordanti; come spesso capita, in assenza di norme chiare e vincolanti uguali per tutti, si scatena l’anarchia (dell’etichetta) e quindi se sono situazioni gestite dalle aziende va da sè che saranno etichette che non sconsigliano il prodotto che vendono, se la fa la catena della GdO vorrà dare un colpo al cerchio (salute) ed uno alla botte (fatturato).
Per quel che mi riguarda un’opinione ce l’ho, ma fa riferimento alla mia esperienza di consumatore attento, per cui so bene che di certi alimenti non consumerò mai 100 grammi e che la porzione, come nel caso dell’olio di oliva, è decisamente inferiore e quindi il valore di 16,16 grammi di grassi saturi per 100 grammi deve essere interpretato.
Ma considerando che il consumatore medio spesso l’etichetta neanche la legge, figuriamoci poi se sarà in grado di interpretare i singoli valori.
Come sempre scrivo a titolo personale e non sono un esperto del settore, per cui ritengo che la cosa migliore da fare sia di informarsi al meglio e poi farsi un’opinione e non di scrivere a sproposito, senza elementi.
Di Webeti in giro ce ne sono a sufficienza.
P.S. Il vero problema, nel piattume di un’informazione “copia & incolla”, è trovare fonti attendibili. Il Fatto Alimentare, fortunamente dà una grossa mano in questo senso. E non è una sviolinata, ma un dato di fatto.
Ritengo che le due modalità d’indicazione a semaforo francese ed inglese, vadano perfezionate perché troppo semplicistiche anche se immediate.
Per essere completa ed utile quella francese dovrebbe essere indicata per ogni componente nutrizionale, come quella inglese.
Mentre quella inglese deve essere standardizzata da valori uniformi come quella francese e non lasciati alla libera interpretazione di ogni produttore.
I giudizi indicati dovranno essere uniformi e formulati da esperti nutrizionisti europei, validi per tutta la comunità europea dove circolano liberamente gli alimenti e rapportati alla dose giornaliera media statisticamente consumata.
Naturalmente le materie prime non trasformate ne composte da una ricetta, dovrebbero essere escluse da questa valutazione, per ovvie ragioni di contenuti prevalenti e conosciuti (il miele contiene tutti zuccheri, l’olio tutti grassi, ecc..)
Delle tante lobby che circolano, quella che mi preoccupa di più è quella degli ignoranti, da cui, purtroppo, è sempre difficile difendersi.
Io, in generale, sollevo solo una questione, che si aggancia a quanto (giustamente) scrive qui sopra Paoblog.
La maggioranza dei consumatori non legge l’etichetta. Nemmeno le informazioni di base.
La maggioranza di quella maggioranza (quindi stiamo sfiorando la quasi totalità) non capisce cosa sta leggendo, oppure la interpreta a modo suo.
Qualcuno (a torto o a ragione) insiste nel voler continuamente aggiungere informazioni al consumatore, che prima o poi ignorerà beatamente (ad es. tutta la quetione dell’origine delle carni prima e di tutto il resto poi). Si veda ad es. la normativa sulle carni bovine. Quanti leggono dove è nato, allevato e macellato il capo da cui originano le carni? Quanti hanno le competenze per capirne qualcosa? Quanti, dopo 2 secondi, prendono lo sontrino con quelle informazioni e lo buttano nel primo cestino a disposizione?
Nel frattempo le lobby delle aziende che macellano e producono carni hanno speso centinaia di migliaia di euro per installare e applicare quel sistema…
Prima o poi bisognerà consegnare un libro (o un’enciclopedia) ad ogni articolo acquistato, con la storia di quel prodotto, l’origine, la trasformazione, il viaggio, le proprietà, potremmo metterci i rapporti di analisi, la tracciabilità del packaging, le certificazioni delle aziende, le autorizzazioni sanitarie, i controlli veterinari, il PNR… Perché non proponiamo una raccolta firme su change.org?
Siamo d’accordo e diamo, spero tutti per scontato, che le materie prime siano esentate da questa ultima trovata (basta e avanza la tabella nutrizionale per chi sa leggere), perché il giudizio dietetico è meglio lasciarlo al dietologo personale.
Se vogliamo essere anche un poco collaborativi ed in buona fede, possiamo ammettere che un segnalino rosso sulle bevande acquose con solo zuccheri, accompagnati da aromi e coloranti per i bambini di tutte le età, potrebbe essere di una qualche utilità la prima volta che lo vediamo e la seconda che lo rivediamo, poi…
Una crema di nocciole con un 30% di grassi accompagnati da un 50% di zuccheri, con tracce di proteine, può conquistarsi un bel rosso ed essere destinata ad un uso solo voluttuario occasionale e non quotidiano, se non per atleti professionisti sotto sforzo.
Vedo poche altre preparazioni sensibili, degne di tanto giudizio pregiudicato non si capisce da chi e soprattutto per chi, senza l’indispensabile quando e per quanto.
Speriamo che in Italia si resista a questa tentazione e ci si accontenti della già completissima ed obbligatoria tabella nutrizionale, magari meglio evidenziata con contorni e cifre colorate in rosso per la quota zuccheri, grassi, sodio e coloranti/conservanti artificiali, contrapposto al verde per le proteine, le fibre ed eventualmente vitamine e minerali.
Una semplificazione gratuita, che non richiede valutatori sicuramente in conflitto di soggettività.
Ma il semaforo è solo l’evoluzione della tabella nutrizionale e contiene proprio i colori di cui lei parla.
Ma il semaforo è un giudizio complessivo ed omnicomprensivo, la cui valutazione è molto discutibile e già conflittuale solo per l’appartenenza ad una categoria di alimenti piuttosto che altre (materie prime, condimenti, preparazioni culinarie, dolciumi, bevande, ecc..).
Ritengo meno problematica, più condivisa ed accettabile la segnalazione dietetica specifica per ogni nutriente della nutrizionale già in uso.