Nel 2030 il 40% della popolazione europea avrà più di 65 anni, con un’aspettiva di ulteriori quindici-venti anni di vita. Per soddisfare i bisogni specifici della popolazione senior, il 5 maggio a Bologna è stato presentato il progetto “Nu-Age”, finanziato dalla Commissione Europea.

È essenziale capire in che modo si può migliorare la qualità della vita e, soprattutto, prevenire o almeno attenuare l’impatto delle malattie legate all’invecchiamento, riducendo anche i costi sanitari.

I dati OECD1 mostrano che già ora i cittadini europei mantengono le loro abilità sino ai 60 anni.* La sfida è dunque quella di andare oltre.
 
Molti fattori – biologici, sociali e ambientali – influiscono sull’invecchiamento. La dieta gioca un ruolo cruciale, me la ricerca è ancora carente. Ci sono studi che dimostrano, ad esempio, come la dieta mediterranea abbinata all’esercizio fisico regolare aiuta a mantenere negli anni in buona forma il sistema cardio-vascolare e le funzioni cognitive (http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-mediterranea-ed-esercizio-fisico-riducono-i-rischi-di-demenza-senile.html).

Si studia anche l’influenza dei diversi alimenti sui processi infiammatori, che  hanno un ruolo decisivo nello sviluppo di aterosclerosi, declino neuro-cognitivo, diabete di tipo 2.

Il progressivo invecchiamento dei cittadini europei induce tuttavia a orientare la ricerca sui cibi che, nell’ambito di una dieta variata ed equilibrata, risultino più adeguati rispetto alle loro esigenze nutrizionali e di salute.

Il progetto di ricerca “Nu-Age”2 mira a sviluppare un nuovo approccio dietetico rivolto agli over-65. Verranno perciò analizzati gli studi già disponibili e se ne avvierà uno nuovo, in cinque Paesi UE (tra cui l’Italia), su 1250 volontari che si impegneranno a seguire i consigli dietetici dei ricercatori.

Il punto di partenza è il rispetto della piramide alimentare, e la valutazione dei suoi effetti sulla salute e sui fattori di invecchiamento. Con un focus particolare, nella prima fase di studio, sull’assunzione di acqua, e gli apporti di fibre e vitamine (D e B12).

Le cartelle cliniche dei volontari saranno monitorate nel tempo e comparate con un gruppo di controllo, calibrando i risultati con i dati relativi ai fattori socio-economici, che pure hanno influenza sulle scelte alimentari.

Il contributo sociale del progetto si realizzerà attraverso apposite linee guida per l’alimentazione nell’età matura, e attraverso indicazioni per lo sviluppo di nuovi prodotti destinati a questa fascia di popolazione.

Il progetto ha una durata di cinque anni, ma guarda già oltre. «Nu-Age cercherà di colmare l’attuale mancanza di conoscenza su come l’intera dieta può produrre impatto e contrastare le malattie dell’invecchiamento e il declino funzionale. Questo contribuirà a migliorare la salute e la qualità della vita nella nostra popolazione anziana in Europa», spiega Claudio Franceschi dell’Università di Bologna, coordinatore della ricerca.
 
I risultati saranno disponibili per i cittadini, la comunità scientifica, i professionisti della salute, oltre che per gli operatori della filiera alimentare e le Istituzioni. E porteranno un contributo utile ai lavori della Partnership di Innovazione Europea Pilota sull’Invecchiamento Attivo e Salutare, recentemente lanciata dalla Commissione europea.

Dario Dongo

foto: Photos.com

 
Note:
(1) Rapporto OECD “Health at a Glance: Europe 2010”
(2) “Nu-Age” è un consorzio multidisciplinare composto da 31 partner provenienti da 17 paesi membri. Sono coinvolti Istituti europei di ricerca, industrie alimentari, produttori di cibi tradizionali, una PMI biotech e le Federazioni europee dell’industria alimentare. La comunicazione è gestita, a livello centrale, dallo “European Food Information Council” (EUFIC).
Per maggiori informazioni sul progetto: branni@federalimentare.it , spes-adm@federalimentare.it, scottoditella@federalimentare.it 
(3) “Pilot European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing”