Il vino non svolge un ruolo benefico sulla salute del cuore, come spesso si dice. È la conclusione dello studio Valeno progetto Interreg IIIA condotto presso l’Università dell’Aquila e pubblicato su Thrombosis Research (vedi allegato).

 

Secondo gli studiosi italiani l’assunzione moderata di vino rosso influisce su alcuni parametri cardiovascolari in modo molto limitato. E lasciano intendere che questo effetto positivo è dovuto all’effetto dell’alcol e non ai polifenoli e alle altre sostanze antiossidanti presenti.

Negli ultimi venti anni numerosi studi hanno sostenuto che la dieta mediterranea possa incidere positivamente sull’aspettativa di vita e aumentare la protezione nei confronti di malattie cardiovascolari. La tesi era confermata da dati epidemiologici sulla minore incidenza di queste patologie nella fascia mediterranea. Gli altri elementi caratterizzanti erano l’abitudine a seguire un’alimentazione più sana, il consumo di alcol sotto forma di vino e lo stile di vita più salubre.

Il potenziale effetto benefico del vino sulla salute fu reso noto nel 1991 in un comunicato stampa alla televisione americana da Serge Renaud, che illustrò i primi risultati di un recente studio epidemiologico condotto con M. De Longeril.

 

Il lavoro evidenziava una sorprendente bassa incidenza di morbilità e mortalità per la malattia coronarica nel sud della Francia, una zona dove la gente beveva per tradizione vino rosso, ma consumava anche molti grassi saturi che la esponevano quindi di più al rischio cardiovascolare.

 

A partire da questa prima ipotesi, numerose ricerche  sperimentali e cliniche sono state effettuate per individuare i possibili meccanismi con cui l’assunzione di vino, in virtù della capacità antiossidante dei suoi polifenoli, come il trans-resveratrolo, potesse giustificare la riduzione degli eventi vascolari.

 

Studi successivi condotti in vitro suggerivano come la minore vulnerabilità alle malattie cardiovascolari di persone abituare a un moderato consumo di vino potesse essere dovuta anche all’effetto inibitorio sulla funzione delle piastrine indotto dagli antiossidanti del vino. Un’azione che è stata confermata in esperimenti condotti su animali, ma non sull’uomo.  

 

I ricercatori dell’Università dell’Aquila, quindi, ribadiscono la tesi della scarsa influenza degli antiossidanti nelle patologie coronariche e sembrano più orientati a considerare il vino un piacevole complemento del pasto.

Caterina Di Massimo, Daniela De Amicis e M. Giuliana Tozzi Ciancarelli
Dipartimento di Scienze della Salute. Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi dell’Aquila

foto: Photos.com

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Andrea Tibaldi
Andrea Tibaldi
28 Giugno 2012 08:52

Le evidenze che si stanno evidenziando portano chiaramente a pensare che si sia marciato sulla bufala del paradosso francese per limitare la diminuzione(sacrosanta e necessaria) del consumo di vino. Sono convinto che anche la nicotina abbia degli effetti positivi della salute, allora perché non promuovere il consumo di una sigaretta al giorno?
La ricerca è quasi sempre pilotata e spesso commissionata da enti interessati, sono contento che un’università italiana abbia fatto luce su questa bufala.
Dobbiamo metterci in testa che se tutti mangiassimo correttamente da domani il PIL diminuirebbe di colpo e interi settori dell’industria alimentare fallirebbero (giustamente direi io). Nel lungo periodo tutti ne avremmo beneficio, ma nel breve succederebbe un casino.

Corrado
Corrado
25 Giugno 2012 11:21

E’ uno studio, che come tale va preso rispetto a tutte le evidenze che si stanno sedimentando. Il ruolo dei polifenoli potrebbe avere diversi percorsi metabolici, non è detto direttamente sulle arterie, ma più semplicemente, in fase digestiva e neutralizzando altri metaboliti di alimenti (come carne, formaggi, etc. )

Antonio
Antonio
23 Agosto 2012 17:09