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pollo carne tacchinoIl Dipartimento per l’agricoltura degli Stati Uniti, lo USDA, ha dichiarato guerra alla Salmonella. Più specificamente a quella che contamina la carne di pollo e tacchino, responsabile ogni anno di quasi un quarto degli 1,3 milioni di infezioni segnalate nel paese. Si stima che negli Usa le salmonellosi abbiano un costo per lo stato di più di 4,1 miliardi di dollari all’anno, se si tiene conto dei ricoveri, delle visite, delle giornate di lavoro perse e dei decessi. Per il giro di vite, l’agenzia propone un articolato piano di azione simile a quello lanciato nel 1994 contro Escherichia coli, che effettivamente ha portato a risultati molto significativi.

Tre i passaggi su cui saranno incentrate le nuove misure, dedicate ai tre principali ceppi patogeni associati al consumo di pollo e tacchino (sui 2.500 sierotipi identificati fino a oggi): il primo prevede di controllarne la presenza prima dell’ingresso nei mattatoi, in modo da evitare la contaminazione delle carni macellate; il secondo impone un monitoraggio permanente della presenza dei tre ceppi nelle fasi della macellazione e della lavorazione, con campionamenti nelle diverse fasi; il terzo consiste nell’indicazione di un limite massimo per questi batteri, e il ritiro della carne dal mercato ogni qualvolta tale limite sia superato.

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Lo USDA ha proposto nuove norme per ridurre le infezioni da Salmonella veicolate dalla carne di pollo e tacchino

Le misure proposte, di cui riferisce la rivista Time, saranno oggetto di una discussione pubblica che dovrebbe iniziare in novembre. Il Dipartimento, poi, spera di iniziare a metà 2023 il processo di regolamentazione che dovrebbe protrarsi al massimo per due anni, periodo al termine del quale sarà varata la nuova normativa. L’idea di fondo è quella di spingere gli allevatori e i responsabili degli impianti di macellazione e lavorazione ad adottare pratiche molto più sicure rispetto a quelle attuali, in modo da contribuire a un generale abbassamento della circolazione dei batteri e delle contaminazioni, che dovrebbero portare a una diminuzione drastica del numero dei focolai. Dal canto suo, lo USDA effettuerà molte ispezioni attraverso il suo FSIS (Food Safety and Inspection Service), anche se è evidente che non potrà controllare tutti: ci sono circa 3 mila impianti che macellano pollame, ma tra questi sono 220 i principali produttori di alimenti avicoli, per questo l’agenzia sta riflettendo su eventuali priorità o su criteri in base ai quali stabilire chi sarà sottoposto a controlli più estesi. 

Le associazioni dei consumatori, che da almeno due decenni chiedono regole più stringenti sulle tossinfezioni alimentari, si sono dette subito a favore, anche se non hanno mancato di sottolineare che due anni sono troppi, e che sarebbe necessario procedere molto più in fretta. Lo stesso ha fatto uno degli avvocati più impegnati nelle cause di singoli consumatori e nelle class action contro le aziende, Bill Marler, che ha invitato il FSIS ad avere più coraggio e a dichiarare la Salmonella un ‘adulterante’ in tutti i tipi di carne”.

Quasi un quarto dei casi di salmonellosi sono causati da carne di pollo e tacchino contaminata

Le nuove norme sono la conseguenza dell’indiscutibile fallimento delle politiche precedenti di riduzione volontaria delle salmonellosi alimentari da parte aziende: negli ultimi due decenni, in realtà, il tasso è rimasto identico, e oggi più del 23% dei casi di Salmonella è attribuibile a carni di pollo (17%) e tacchino (6%). La più potente delle associazioni dei produttori di carne, il North American Meat Institute, ha affermato di essere d’accordo con la priorità da dare alla lotta contro le infezioni da Salmonella, mentre il National Chicken Council ha detto a Time che i produttori di pollame daranno un loro contributo alla stesura delle norme che, temono, potrebbero essere scritte senza il supporto di adeguate ricerche e dati scientifici. Si prepara quindi, con ogni probabilità, a fornire la sua versione dei fatti attraverso studi sponsorizzati direttamente, come se quelli effettuati per anni da ricercatori indipendenti, dal mondo accademico e dei centri di ricerca pubblici non fossero affidabili. Su eventuali ricerche ‘affidabili’ in quanto provenienti dalle aziende, visti i numerosi precedenti (si pensi, per esempio, a tutto quello che è successo e ancora succede con le bevande zuccherate), è lecito avere più di un dubbio. Anche se, ovviamente, prima di esprimersi è opportuno attendere i dati che saranno eventualmente prodotti.

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