Per sterilizzare il guscio delle uova e la confezione in plastica che le contiene, negli allevamenti potrebbe essere utilizzato un piccolo acceleratore a fascio di elettroni. L’irraggiamento ultraveloce che il sistema consente, presenta numerosi vantaggi: abbatte la carica batterica e virale dei gusci e delle superfici senza influenzare in alcun modo il contenuto, costa pochissimo e aumenta la produttività, accorciando i tempi di sterilizzazione. Inoltre, può essere utilizzata anche per assicurarsi che nascano polli più sani.
Tutto questo emerge da uno studio dell’Università Federale degli Urali e altri istituti di ricerca russi, appena pubblicato su Food and Bioproducts Processing, nel quale è stata messa alla prova una tecnologia basata appunto su un nuovo tipo di piccolo acceleratore (chiamato URT-0,5), che permette di sottoporre le uova, confezionate o meno, a un fascio di elettroni della durata di 50 nanosecondi (miliardesimi di secondo). Al guscio arrivano 5 kiloGy (gray, una delle unità di misura delle radiazioni), mentre all’interno ne giungono solo 80 milliGy, cioè 100 mila volte di meno: un valore troppo basso per avere qualunque tipo di effetto.
L’irraggiamento degli alimenti è una pratica comune da molti anni, ma finora non veniva utilizzato sulle uova perché, con gli strumenti in uso, c’era il timore che potesse indurre cambiamenti all’interno. Il nuovo piccolo acceleratore sembra superare questi limiti e, anzi, garantisce una serie di vantaggi. Le uova trattate sono infatti meno contaminate, e non presentano tracce di batteri quali la Salmonella o virus come quello detto di Newcastle, tipico dei polli. Al loro interno, tuorlo e albume non risultano modificati, così come non sembra influenzato lo sviluppo degli embrioni, che crescono normalmente.
Quanto a questi ultimi, i polli nascono in numero maggiore, sia pure di poco, rispetto a quanto accade con le uova non sterilizzate (cioè il 64%, contro il 63%). Inoltre, mostrano segni di infiammazione cronica (conseguenza di un’infezione) solo nel 4% dei casi. Al contrario, questi sintomi si osservano nell’86% dei pulcini che nascono dalle uova non trattate. Ciò significa che, negli allevamenti ci sarebbe meno bisogno di antibiotici, perché pochissimi polli si ammalerebbero.
Oltre agli aspetti biologici, lo strumento, che potrebbe essere installato in qualunque allevamento di dimensioni medie, farebbe risparmiare tempo: il trattamento di un uovo necessita solo di 50 nanosecondi e in ogni secondo possono essere trattate 40 uova.
Per quanto riguarda i costi, ovviamente sarebbe necessario un investimento iniziale, ma è stato calcolato che si possono trattare fino a 108 milioni di uova in un anno, e dimostrato che potrebbe essere usato anche su uova di altre specie, così come su vegetali con la buccia. Riferendoli alle unità, trattare una confezione da 10 uova costa 1,2 centesimi di euro, cui si devono aggiungere i costi del personale specializzato e della manutenzione. Nel complesso, secondo gli autori, l’investimento si ripagherebbe in cinque anni, lavorando 250 giorni all’anno.
La riduzione dell’utilizzo di antibiotici è considerata un’urgenza a livello mondiale, ma difficile da realizzare per il gran numero di microrganismi resistenti in circolazione negli allevamenti. Un aiuto potrebbe giungere anche da soluzioni di questo tipo che, oltretutto, sembrano assicurare un’efficacia ormai impossibile da garantire per molti farmaci, a costi contenuti.
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Giornalista scientifica
Pensa tuuuu.. Un fascio di elettroni per diminuire infezioni e antibiotici negli allevamenti di uova.. Personalmente non credo affatto che questa metodologia non modifichi affatto l interno di un uovo…Tutt altro.. Si pensa solo all ‘incremento della produttività, quando invece bisognerebbe pensare e partire dal principio di benessere delle galline.. .
Tantissimi anni fa avevano iniziato a trattare con raggi gamma patate, cipolle ecc. I prodotti duravano più a lungo, ma mangiavi alimenti “morti”.
Poi non se ne è più parlato e credo che questo metodo sia stato abbandonato. Infatti ora dopo un po’ patate e cipolle “germogliano”, quindi sono alimenti vivi.
A parte i soliti commenti della casalingadivoghera che ovviamente ne sa più degli scienziati e crede che basti la felicità per non prendere la salmonella, un piccolo accorgimento che possiamo adottare tutti nel conservare le uova è, a parte ovviamente NON lavarle (perché si elimina la protezione naturale che tiene fuori i batteri) se non al momento di romperle, è di conservarle con la punta all’ingiù in modo che la bolla d’aria presente nell’uovo nella parte tonda (piccola quando è appena deposto, sempre più grande a mano a mano che invecchia) non spinga verso l’alto il contenuto facilitando le infezioni.