Gli alimenti ultra processati non sono tutti uguali, dal punto di vista degli effetti sulla salute. Alcuni hanno conseguenze negative, ma altri no e anzi, talvolta potrebbero averne di positive. Aiuta a fare chiarezza l’articolo pubblicato su Lancet da ricercatori di sette Paesi europei. Lo studio, infatti, descrive i dati ottenuti analizzando le abitudini alimentari di centinaia di migliaia di cittadini, distinguendo tra tipologie di alimenti che, a parità di lavorazione, sono comunque molto diversi per quanto riguarda gli effetti sull’organismo, e facendo emergere le specificità di ciascuna di esse.
Alimenti ultra processati: lo studio EPIC
I dati analizzati provengono dallo studio EPIC (da European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), un grande studio di popolazione lanciato nei primi anni Novanta in tutta Europa. In particolare, tra il 1992 e il 2000 vari gruppi di ricerca hanno reclutato oltre 520mila persone di età compresa tra i 35 e i 74 anni in dieci Paesi: Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Spagna e Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito. Lo scopo di questa ricerca era verificare il ruolo dell’alimentazione nell’insorgenza dei tumori. In seguito i ricercatori hanno effettuato controlli ogni tre o quattro anni, tanto sulle abitudini alimentari quanto sulle patologie presenti. Lo studio ha prodotto numerosi risultati importanti, come il legame tra un eccessivo consumo di carni rosse e un aumento del rischio di tumore del colon retto.
Con il tempo, però, come spesso accade in questo tipo di studi, alcuni dei ricercatori hanno iniziato a effettuare anche analisi diverse, come quella pubblicata ora. In questo caso, infatti, si è cercato di capire se l’abitudine a consumare alimenti ultra processati potesse o meno essere associata alla cosiddetta comorbidità, cioè una condizione nella quale si sviluppano contemporaneamente, o in rapida successione, due o più tipi di malattie tra tumori, patologie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
Ultra processati e cobomorbidità
A tale scopo, innanzitutto i ricercatori hanno preso in considerazione la dieta, analizzata in base al sistema NOVA, che classifica il cibo come non lavorato, ingredienti, processato in modo relativamente semplice, oppure ultra processato. Quindi hanno studiato eventuali relazioni tra il consumo di ultra processati e l’insorgenza di comorbidità. I risultati sono stati meno scontati del previsto.
Non tutti gli ultra processati sono dannosi
Tra 266mila persone seguite per un periodo medio di oltre 11 anni, infatti, circa 22mila hanno sviluppato un tumore, 11 una malattia cardiovascolare e una cifra di poco superiore il diabete di tipo 2. Verificando chi aveva avuto più di una di queste patologie, gli autori hanno visto che effettivamente c’era un rapporto con il consumo di ultra processati, ma non di tutti. Sono infatti risultati associati alle comorbidità gli ultra processati di origine animale (carni trasformate, würstel, nugget…) e le bevande gassate e zuccherate e, con un livello minore di certezza, le salse, le creme e i condimenti.
Al contrario, il pane, i prodotti da forno e i cereali da colazione sembrerebbero avere un effetto positivo, e comunque non negativo. Quanto a dolci e dessert, snack salati, piatti pronti da scaldare e sostituti vegetali della carne, non sembra esistere una relazione specifica, né di segno positivo, né di segno negativo.
Va tenuto presente che gli effetti visti in questo studio riflettono alimenti processati molti anni fa, che in alcuni casi erano molto diversi da quelli presenti oggi sul mercato. Tuttavia, probabilmente, il messaggio più forte che arriva da questo studio è la necessità di distinguere tra i diversi tipi di alimenti. Di conseguenza, è opportuno condurre studi mirati, quantomeno su gruppi di prodotti simili come, per esempio, il pane e i prodotti da forno. Questo aiuterebbe a comprendere meglio quali siano le condizioni di lavorazione che non costituiscono un rischio e quali sarebbe meglio evitare.
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Giornalista scientifica
Mi pare una bella e confortante notizia, perchè sottolineando la necessità di fare delle distinzioni, ci rassicura sull’uso di alcuni prodotti che, anche quando si segue una dieta corretta, fanno ormai parte della nostra alimentazione quotidiana (ad es. il pane).
Prudentemente, conviene comunque attenersi a una forte limitazione degli ultraprocessati, e sono molti, in attesa di conferme scientifiche che ne attestino la salubrità.
Un’occasione per riscoprire gusti più semplici e più naturali; che i bambini sanno apprezzare benissimo, almeno fino a quando non provano e si abituano a consumare gli ultraprocessati.
Che dolci e dessert siano favorevoli alla salute dei cardiopatici mi sembra incredibile, fate pure distinzioni ma sono più favorevole alla seconda parte del commento del signor “giova” in attesa di maggiori spiegazioni.