Già prima dei due anni di vita, un terzo dei bambini britannici assume più zucchero di quanto sarebbe auspicabile, e prima dei sette lo fanno l’80% . Questo spiega, almeno in parte, perché l’obesità infantile sta dilagando nel Regno Unito, così come in moltissimi altri paesi. La colpa, va però detto, non è del tutto da imputare a genitori distratti o ignoranti, perché lo zucchero si trova in innumerevoli alimenti e bevande, e anche quando non è aggiunto, è spesso presente naturalmente in quantità elevate, senza che la sua presenza sia adeguatamente segnalata.
L’analisi del rapporto tra bambini anche molto piccoli e zucchero presentata al recente congresso europeo sull’obesità svoltosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, arriva dai ricercatori dello University College di Londra, che hanno utilizzato uno dei più grandi database esistenti specificamente dedicato ai bambini: quello dello studio Gemini, che sta seguendo oltre 2.400 famiglie in cui sono nati dei gemelli nel 2007.
Per quando riguarda l’alimentazione, i genitori hanno compilato dettagliati resoconti su tutto ciò che i bambini hanno mangiato per tre giorni consecutivi a 21 mesi. Poi, 460 di loro, lo hanno fatto anche quando i figli hanno compiuto sette anni. Il risultato è stato che i più piccoli, in media, consumavano 25,6 grammi di zucchero al giorno, pari a circa sei cucchiaini, mentre per i più grandi il quantitativo assunto era di 54,7 grammi (18 cucchiaini). Più di un bimbo di 21 mesi su tre e oltre l’80% dei bambini di sette anni ricavava oltre il 10% delle calorie quotidiane dagli zuccheri liberi (il limite raccomandato dall’Oms per evitare l’obesità, pari a 25 grammi per i bambini di 7-10 anni). Gli esperti, però, indicano una soglia più restrittiva, quella del 5%, per una salute ottimale. Ebbene, tra i piccoli britannici, tale obiettivo è stato raggiunto solo dal 16% dei bambini piccoli, e da poco più dell’1% di quelli più grandi.
Quando gli autori sono andati a verificare l’origine di questa vera e propria alluvione di zuccheri, non hanno dovuto faticare molto: quasi tutti gli alimenti e le bevande per bambini ne contengono in quantità più o meno rilevanti. Per esempio, in una porzione di cereali da colazione ce ne sono fino a 13 grammi, in uno yogurt alla frutta circa 15, e poi li si trova nei succhi, nelle merendine, praticamente in tutti i cibi ultra-trasformatii, perfino in diversi formaggi e altri derivati del latte, e in moltissimi cibi salati, specie se industriali. E non è tutto: anche quando alimenti bevande non ne contengono di aggiunti, vi possono essere quantità molto elevate di quelli presenti naturalmente, come accade in alcuni succhi e puree di frutta. Questi zuccheri, così come eventuali dolcificanti, non sono stati inclusi nei calcoli dei ricercatori londinesi, ma si vanno ovviamente ad aggiungere a quelli quantificati, con conseguenze facili da immaginare. In molti casi – fanno notare ancora gli autori – le etichette non riportano alcuna segnalazione particolare e, anzi, riferiscono varie tipologie di effetti benefici.
Come proteggere i propri figli? Innanzitutto, rispondono, dando loro buone abitudini come quella di bere solo acqua e di non accompagnare i pasti con bibite zuccherate, o quella di mangiare yogurt naturali o frutta come merenda, e non dolci di vario tipo. Inoltre, i legislatori dovrebbero cambiare alcune norme, regolando in maniera più stringente la dicitura ‘senza zuccheri aggiunti’, che risulta ambigua, in caso ci siano zuccheri naturalmente presenti. Sarebbero poi necessari interventi sul marketing, che in parte il Regno Unito sta adottando.
Infine i produttori, se davvero volessero tutelare la salute dei bambini (nei quali l’obesità predispone al diabete, alle malattie metaboliche e diversi tipi di tumori, e di solito prepara una vita da adulto obeso), compresa quella dei denti, dovrebbero riformulare moltissimi prodotti, e cambiare le etichette. E tutto ciò andrebbe fatto non solo nel Regno Unito.
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Giornalista scientifica