Il Fatto Alimentare da anni denuncia la bolla di sapone dello spreco domestico al 30%, che spesso ha visto come protagonista il professor Andrea Segrè dell’Università di Bologna fondatore di Last minute market. Il professore promotore di numerose campagne contro lo spreco e intervistato da tutti i media (compreso il nostro sito), stranamente non esprime mai un giudizio sul dato numerico del 30%, riportato con molto risalto dai giornali in tutti gli articoli, e in un certo senso lo avalla.
Altroconsumo per esempio nel sommario dell’articolo apparso pochi giorni fa sul sito (vedi foto a lato) dice:
“Un terzo degli alimenti che compriamo al supermercato finisce nella spazzatura”
Non è vero! Gli studi più accreditati realizzati dal Politecnico di Milano e da Waste Wacher stimano uno spreco domestico variabile, intorno all’8%, pari a 7 euro settimanali per famiglia.
Altroconsumo forse ha ripreso la vecchia teoria di Andrea Segrè, basata su studi che impiegano definizioni di “spreco” arbitrarie e piuttosto opinabili. Purtroppo è su questi studi che si è costruita in Italia la favola sullo spreco domestico esagerato del 30%. Secondo questa teoria ogni famiglia butterrebbe via ogni settimana una delle tre borse piene di cibo che ha acquistato al supermercato!
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Vero. Quando ho ricevuto il numero di Altroconsumo in proposito mi è venuto alla mente il vs. articolo pubblicato tempo fa.
Ciao, ti ringraziamo per la segnalazione: in effetti nel sommario della notizia riportata sul nostro sito c’era un errore, che abbiamo già corretto. Nell’articolo pubblicato sulla rivista invece il dato è sempre riportato correttamente: infatti si fa riferimento allo spreco del 30% non del cibo acquistato, ma prodotto, dall’inizio alla fine della catena alimentare, un dato denunciato recentemente dalla Fao nel suo Rapporto sulle conseguenze ambientali dello spreco di prodotti alimentari. Il titolo di copertina della rivista, coerentemente, recita: “Un terzo del cibo prodotto (e non ‘acquistato’) finisce nella spazzatura”. Grazie ancora di averci dato la possibilità di spiegare meglio il nostro pensiero.
Come si concilia uno spreco così elevato con la contrazione dei consumi dovuta alla crisi ?
Senza contare che sui media si alternano gli articoli allarmanti sullo spreco di cibo (10-20-30% dell’acquistato) con quelli ancora più allarmanti sulla contrazione dei consumi alimentari.
Ma anche se si gettasse “solo” il 10% del cibo acquistato NON vuol dire che se ne acquista TROPPO e una diminuzione degli acquisti di fatto è salutare ?
Vi rimando alle evidenze interessantissime sul tema dello spreco alimentare emerse dal forum del BARILLA CENTER FOR FOOD AND NUTRITION che si è tenuto ieri a Milano:
http://www.barillacfn.com/forum/forum-2013/?video=y
Altroconsumo è un editore che, oltre a fare anche cose utili, deve vendere i propri servizi direttamente ai consumatori tramite le sue edizioni in abbonamento, e fa campagna per questo. E come tutti i media a volte pare non verificare l’accuratezza ed affidabilità delle proprie fonti, dimostratamente da quanto avete rilevato. Sarebbe bene che, proclamandosi “a difesa dei consumatori” praticasse un rigoroso sistema di qualità dell’informazione e delle fonti di informazione, affinché non corra il rischio di trasformarsi in dannosa disinformazione.
Un errore può capitare a tutti , non sarei così severo nei giudizi.
Appunto, Roberto, “un errore”, ma so per lunga esperienza diretta cosa dico, e sui media “inesattezze” e “sviste” dannose per la fiducia dei consumatori,ne stiamo vedendo quasi tutti i giorni. Scusa la “severità”, ma a volte è necessaria a far riflettere.