La Svizzera mette la sicurezza alimentare nella Costituzione. Quattro cittadini su cinque dicono sì al refendum. Attenzione alle risorse, agli sprechi e ai produttori locali
La Svizzera mette la sicurezza alimentare nella Costituzione. Quattro cittadini su cinque dicono sì al refendum. Attenzione alle risorse, agli sprechi e ai produttori locali
Redazione 1 Ottobre 2017In Svizzera la sicurezza alimentare entra nella Costituzione. Lo hanno deciso i cittadini elvetici con un referendum, tenutosi il 24 settembre 2017, che con il 78,7% di sì e una maggioranza schiacciante in tutti i Cantoni ha dato il via libera al nuovo articolo 104 della Costituzione. La modifica costituzionale ha ricevuto un sostegno quasi unanime anche dalla politica e dalle organizzazioni economiche e professionali.
Il nuovo articolo della Costituzione federale svizzera sulla sicurezza alimentare è diviso in cinque punti: la tutela delle basi della produzione agricola; l’adeguamento della produzione alimentare alle condizioni e alle risorse locali; l’orientamento della filiera agroalimentare verso il mercato (e non verso le sovvenzioni statali); il ruolo complementare delle importazioni nell’approvvigionamento alimentare; il rispetto delle risorse e la lotta allo spreco alimentare.
La modifica nasce da un “controprogetto” dei parlamentari a un’iniziativa popolare, chiamata “Per la sicurezza alimentare”, lanciata dall’Unione svizzera dei contadini e sostenuta da quasi 150 mila firme raccolte in soli tre mesi. Il parlamento ha giudicato la proposta dei cittadini troppo vaga ed eccessivamente incentrata sulla produzione locale e ha quindi elaborato un testo più preciso e completo, quello che è stato poi approvato dalla consultazione popolare.
Non tutti sono favorevoli alla modifica della Costituzione. L’Alleanza per la sovranità alimentare teme che il nuovo articolo non tuteli a sufficienza i produttori locali. Di segno completamente opposto sono le preoccupazioni dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, che teme ostacoli agli accordi internazionali di libero scambio.
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La guerra tra mercato globale e produzioni locali interessa tutto il mondo ed i governi spesso non sanno “governare” questo dilemma.
Il made in Italy è un esempio eclatante di questo scontro epocale tra le produzioni locali ed il libero commercio mondiale.
Ogni decisione presa, con trattati internazionali di libero scambio e pallidi tentativi di protezionismo autoctono, è giusta e sbagliata allo stesso modo.
I vasi comunicanti mal controllati, producono allagamenti ed invasioni traumatiche e distruttive.
Serve una saggezza e una lungimiranza governativa che per il momento si manifesta molto poco.
Giusto Ezio,
la poca lungimiranza governativa non è che lo specchio della confusione e della diffusa ignoranza dei consumatori, spesso inficiata, come in politica da posizioni ideologiche pro e contro. I media ne agiscono dannosamente da amplificatore, e qualcuno, come Coldiretti Repubblica, televisioni e non solo ci si attaccano. Dai governanti il cui compito sarebbe mettere ordine e sfrondare da falsi pregiudizi, dobbiamo pretendere chiarezza, lungimiranza ed equiìlibrio basato sui fatti, numeri certi e non sulla ricerca di consenso.