Donna con camicia a quadretti beve una bevanda zuccherata da una lattina con la cannuccia; concept; soda tax, bibita

La Sugar tax o soda tax, la tassa sulle bevande zuccherate funziona e andrebbe estesa il più possibile. È utile per scoraggiare il consumo eccessivo e routinario di prodotti che, invece, dovrebbero essere acquistati e consumati solo saltuariamente. Numerosi studi e rilevazioni condotti in diversi Paesi hanno già dimostrato la sua efficacia. Ora però arriva una conferma importante, su dati reali ottenuti in cinque grandi città statunitensi controllate nei due anni successivi all’entrata in vigore delle norme.

Lo studio sugli effetti della Sugar tax

I ricercatori di alcuni istituti universitari di salute pubblica americani e canadesi hanno preso in considerazione i codici a barre di oltre 5.500 prodotti classificabili come SSB (da sugar-sweetened beverages) venduti in oltre 26.300 negozi e supermercati. Di questi, poco meno di 500 si trovavano nelle città di Boulder (Colorado), San Francisco e Oakland (California), Seattle (Washington) e Filadelfia (Pennsylvania). Il queste metropoli, a partire dal 2012, le autorità hanno introdotte tassazioni dedicate. Mentre 1.340 erano in località confinanti e senza sugar tax e 24.500 erano di controllo, sparsi in tutto il Paese. In media, l’importo della tassa è compreso tra uno e due centesimi di dollaro per oncia, pari a circa 15 centesimi per una lattina da 350 ml (12 once) e ha comportato un aumento medio del prezzo del 33,1%, trasferito quasi per intero (al 92%) sui clienti.

Un bicchiere di acqua gassata e zucchero sugar tax
Le campagne di informazione hanno sensibilizzato i clienti che ne hanno diminuito il consumo

Come hanno illustrato gli autori su JAMA, la ricerca ha compreso almeno i primi due anni dall’introduzione della tassa nel periodo 2012-2020, e ha fatto emergere un effetto immediato, significativo e duraturo. Già nelle prime settimane, infatti, le vendite hanno iniziato a diminuire. Nell’arco dei due anni successivi il calo si è attestato attorno al 33%. Una diminuzione che è rimasta stabile in tutto il periodo, e lo è ancora oggi, dall’inizio delle rilevazioni.

Le campagne di informazione

Inoltre, le rivendite situate nelle contee confinanti prive di sugar tax, dove si pensa che le persone possano andare per acquistare soda in quantità a un prezzo inferiore, mantenendo così le proprie abitudini, non hanno fatto registrare incrementi significativi. Ciò significa che, con ogni probabilità, le campagne di informazione hanno sensibilizzato i clienti, che hanno “approfittato” della motivazione economica per diminuirne il consumo.

Secondo stime precedenti, se tutti gli Stati Uniti avessero adottato la sugar tax, tra il 2010 e il 2020 si sarebbero risparmiati di 17 miliardi di dollari in spese mediche. Una stima più recente, relativa alla sola città di Oakland, ha valutato che, per ogni 10.000 abitanti, si risparmierebbero 100.000 dollari in dieci anni, con grandi benefici per lo stato generale di salute della popolazione.

Risultati sempre positivi

Una sugar tax, in diverse forme e declinazioni, è ormai presente in più di 50 Paesi. Ogni volta che se ne analizzano le conseguenze si dimostra efficace. Si calcolano cali medi dei consumi attorno al 15%, a seconda della modalità scelta, dell’entità del sovrapprezzo applicato, e della presenza o meno di iniziative di supporto e complemento, cioè del contesto nel quale viene inserita.

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luigiR
luigiR
22 Gennaio 2024 10:42

in Italia occorrono ministri coraggiosi che sappiano tener testa alle lobby e alle multinazionali, che in questi ambiti commerciali si arricchiscono e i cui interessi non coincidono con la salvaguardia della salute dei cittadini. purtroppo mancano.