Almeno quando si tratta di cibo, gli italiani non sono un popolo di ‘spreconi’. È questo ciò che emerge dal primo studio dettagliato sull’argomento realizzato e reso noto dall’Osservatorio sprechi alimentari del Crea. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Foods, è stato condotto nell’arco di tre anni, a partire dal luglio 2018, su un campione di 1.142 famiglie selezionate dalla società di ricerca GfK. Nella ricerca, il confronto tra un questionario sullo spreco alimentare domestico e i dati sui prodotti acquistati ha reso possibile una valutazione quantitativa degli sprechi, sia in termini peso e percentuali sul totale, sia monetari.
Il questionario ha previsto anche l’indicazione della tipologia di spreco per ogni alimento gettato via, con una classificazione che distingueva tra cibo completamente inutilizzato, cibo parzialmente usato, avanzi di un pasto e avanzi di cibo dopo essere stato conservato. I risultati dell’indagine hanno evidenziato come il campione di famiglie, rappresentativo del contesto italiano, abbia sprecato complessivamente 399 kg di cibo alla settimana, corrispondenti a una media di circa 350 grammi a famiglia. Si tratta in pratica del 4,4% del cibo acquistato, con un valore monetario equivalente al 3,8% della spesa alimentare. “In particolare – spiega Vittoria Aureli, ricercatrice del Crea – è emerso che i rifiuti sono completamente o parzialmente utilizzati e che tutto il cibo cotto viene consumato, portando a una percentuale di avanzi piuttosto piccola”. Laura Rossi, ricercatrice del Crea e coordinatrice dello studio, aggiunge che, tra gli alimenti scartati, c’è un fattore importante legato al prezzo degli acquisti. I prodotti con un alto costo unitario hanno un impatto minore sugli sprechi mentre, all’opposto, gli alimenti a basso costo unitario, vengono gettati via con maggiore facilità. “Si tratta di un elemento importante da considerare per le prossime campagne di sensibilizzazione” sottolinea Rossi.
Questo studio si pone quindi ora come punto di riferimento in un contesto che vede nel dimezzamento dello spreco alimentare pro capite uno degli obiettivi cardine dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta dalle Nazioni Unite nel 2015. Il Crea Alimenti e Nutrizione ha verificato che, nel mondo, risultano sprecati ogni anno, lungo tutta la filiera agro-alimentare, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo destinato al consumo umano, con una perdita economica complessiva di 800 miliardi di euro. Analizzando poi anche le singole fasi della filiera, lo spreco a livello domestico risulta avere il maggior impatto negativo, soprattutto nei Paesi ad alto reddito. Per quanto riguarda in particolare l’Italia, i dati raccolti dati possono essere utili per apportare qualche importante correttivo sul fronte della produzione. Visto che i prodotti più sprecati sono quelli a basso costo, la ricerca suggerisce che sarebbe utile applicare una strategia di vendita che, senza aggravi di prezzo, proponga al consumatore confezioni con quantità più piccole, consentendo di ridurre lo spreco, senza però dimenticare l’attenzione agli imballaggi.
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Ho imparato a fare la spesa giornalmente e quindi ad acquistare cio’ che mi serve davvero ,ma se quel giorno mi avanza qualcosa, lo sistemo in un contenitore ermetico di vetro e la sera, o al massimo il giorno dopo, lo riscaldo e lo mangio .Non si butta via nulla,perche’ si acquista solo l’indispensabile .
Il cibo ,come si evince da una campagna pubblicitaria che sta andando in onda in questo periodo ,non va mai ne’ gettato ,ne’sprecato.