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Lo spreco di cibo sta assumendo dimensioni insostenibili, e le valutazioni devono comprendere anche le calorie consumate in più rispetto al fabbisogno giornaliero (anche quello è cibo sprecato). Sono abbastanza impressionanti i numeri elaborati in base alle statistiche della FAO del 2011 dai ricercatori delle Università britanniche di Edimburgo e York, e pubblicati su Agricultural Systems, perché fotografano un’umanità sull’orlo della catastrofe, se non riuscirà a porre rimedio al più presto ad abitudini folli.
Gli autori hanno valutato dieci parametri relativi all’inefficienza dei sistemi, ai consumi di suolo, acqua e altre risorse e alla sovralimentazione tipica di moltissimi paesi, osservando che circa il 20% di tutto il cibo prodotto è sprecato. Il 10% è attribuibile al cibo assunto in eccesso dopo aver già raggiunto il fabbisogno calorico giornaliero. Si tratta di un quantitativo di poco inferiore al cibo buttato via ancora perfettamente consumabile. Viene sprecato, per esempio, circa la metà dei cereali raccolti – 2,1 miliardi di tonnellate – che si disperdono prima di essere usati per svariati motivi.
La filiera meno efficiente è quella degli allevamenti, che perde fino al 78% (840 milioni di tonnellate) ogni anno; circa 1,08 miliardi di tonnellate di cereali (pari a circa il 40% della produzione mondiale) viene usato per produrre 240 milioni di tonnellate di prodotti animali buoni per il consumo umano come carni, latte e derivati, e uova, alimentando un circolo vizioso. Più la carne e il latte sono disponibili e a buon mercato – sottolineano gli autori – più aumenta la richiesta, in parallelo con la crescita della popolazione mondiale. Ma più la domanda lievita, più si estendono coltivazioni e gli allevamenti intensivi che distruggono il pianeta con sistemi che di razionale non hanno quasi nulla dal punto di vista dell’efficienza. Si tratta di una spettacolare gara allo spreco, provocata anche dall’altissima inefficienza di questi sistemi.
È indispensabile, e non più procastinabile, abituare le persone a mangiare meno carne e a consumare meno in generale, nonché a conoscere le filiere per tutelare l’ambiente. Solo così si potrà fermare lo spreco e sperare di avere cibo a sufficienza per i 9 miliardi di persone che tra pochi anni popoleranno il pianeta e, giustamente, pretenderanno di mangiare.
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Giornalista scientifica