Spesso le pubblicità degli sport drink hanno come target i bambini

Troppo zucchero fa male, tanto che l’Oms è arrivata a suggerire l’istituzione di una tassa sulle bevande zuccherate per abbassarne il consumo e ridurre l’incidenza di obesità e diabete di tipo 2. In questo senso, fa scalpore la notizia che negli Stati Uniti le vendite di acqua hanno superato quelle delle bibite zuccherate. Tuttavia gli “sport drink”, come Gatorade e Powerade, sono bevande che sfuggono – almeno in parte – a questa classificazione.

Nati e presentati come integratori per chi fa attività fisica, si trovano al supermercato anche in confezioni da un litro e mezzo e sono spesso considerati più salutari delle bibite gassate, se non addirittura necessari dopo lo sport. Proprio per questo non sono pochi i genitori che li offrono ai figli per dissetarsi al termine di un’oretta di calcio o di minibasket. Queste bevande contengono acqua (in alcuni casi minerale), zucchero, a volte edulcoranti, sali, poi stabilizzanti, coloranti e aromi. Facendo attività fisica si suda e si perdono acqua e sali. Il sudore però contiene meno sali rispetto ad altri fluidi corporei, quindi per reintegrare i liquidi persi facendo un’ora di attività in palestra è sufficiente – e preferibile – bere acqua. Solo se lo sforzo è molto intenso e prolungato diventa importante reintegrare anche la perdita di sali.

Solo in pochi casi è necessario reintegrare sali minerali al termine dell’attività sportiva

Secondo Giuseppe Morino, responsabile dell’unità operativa di educazione alimentare dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, “Fatta eccezione per casi molto particolari, quando un ragazzo fa sport non ha necessità di reintegrare i sali. Ha bisogno di un’alimentazione varia e deve bere acqua prima, durante e dopo l’attività. Lo zucchero contenuto in queste bevande è sempre troppo, se consideriamo che l’energia consumata durante i normali allenamenti dei ragazzi viene abbondantemente recuperata con il panino che di solito mangiano al termine”.

Una bottiglia da mezzo litro di sport drink (il formato più diffuso) contiene circa 30 grammi di zucchero. Si ratta di una quantità troppo elevata se pensiamo che secondo le linee guida dell’Oms gli zuccheri semplici non dovrebbero apportare più del 10% delle calorie totali giornaliere, cioè 50 grammi circa per un adulto. A volte le indicazioni nutrizionali nelle etichette sono riferite a una porzione da 250 millilitri, ma è molto difficile che un ragazzino in preda alla sete, avendo in mano una di queste bottiglie – spesso dotate di comodo sistema per bere senza nemmeno svitare il tappo – ne beva solo metà.

L’attività fisica è consigliata dai pediatri proprio per bruciare quelle calorie che spesso i bambini assumono in eccesso mangiando alimenti poco bilanciati, quindi non è affatto necessario reintegrare fonti di energia. L’abitudine a bere bevande dolci inoltre è considerata un importante fattore di rischio per il sovrappeso e l’obesità: queste bibite non danno la sensazione di sazietà e non sostituiscono il cibo solido. Senza dimenticare che per l’elevato contenuto in zuccheri possono danneggiare i denti.

Spesso gli sport drink contengono sia diversi tipi di zuccheri, che edulcoranti

Quando lo zucchero è in parte sostituito con edulcoranti le calorie diminuiscono, ma non per questo le bibite diventano consigliabili. Diverse ricerche dimostrano che l’uso di edulcoranti non risolve i problemi di chi è obeso, mantiene l’abitudine di preferire alimenti dolci, e a lungo andare spinge a consumarne una maggiore quantità. “Gli studi sugli edulcoranti – spiega Morino – hanno smentito l’ipotesi che possano essere cancerogeni, però non sono noti gli effetti sul lungo periodo. Aspetto importante, soprattutto quando si parla di bambini e ragazzi”.

Spesso sono proprio loro i destinatari di queste bevande, che puntano su colori e aromi improbabili e adottano pubblicità su misura: i bambini sono più facilmente influenzabili degli adulti, in più convincere un bambino è un investimento per il futuro. C’è poi un altro aspetto piuttosto preoccupante: i ragazzi vedono queste bevande in mano a sportivi, ed è facile per loro pensare “Se la bevo anch’io divento forte come lui!”

Se consideriamo, nello specifico, alcuni dei più popolari sport drink, vediamo che l’apporto energetico di una bottiglia da mezzo litro va dalle 85 calorie di Powerade alle 125 di Energade. Attenzione però: mentre Energade è dolcificato solamente con “zucchero”, Gatorade contiene anche maltodestrine ed edulcoranti (sucralosio e acesulfame K), e Powerade, oltre agli stessi edulcoranti, contiene destrosio (glucosio) e fruttosio.

Nella bibita Powerade Citrus è presente il colorante giallo di chinolina, che può influire negativamente sull’attenzione dei bambini

Per quanto riguarda i sali, le liste degli ingredienti di Gatorade e di Energade, comprendono diversi minerali, che nel complesso forniscono sodio, potassio, cloruro e magnesio. Sull’etichetta di Powerade si legge solamente cloruro di sodio (sale da cucina), ma controllando sul sito scopriamo che sono presenti diversi sali a garantire l’apporto di sodio, potassio, cloruro, calcio e magnesio.

Ma l’elenco degli ingredienti non finisce qui: sono presenti acido citrico, emulsionanti, stabilizzanti, coloranti e aromi. Anche quando i colori ricordano l’arancia o il limone non c’è traccia di frutta, ma solo aromi. In alcuni casi il colorante è l’innocuo betacarotene, ma nel Powerade blu e nel Gatorade dello stesso colore si trova il blu brillante E133, colorante che non gode buona fama, mentre il giallo è ottenuto con E104 (giallo di chinolina), che “Può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini”. Un possibile effetto negativo sull’attenzione è da segnalare anche per i coloranti E110 ed E122, presenti nella versione “rossa” della bevanda Sprint go (Spumador). “Considerando che nei ragazzi non c’è la necessità di reintegrare i sali – conclude Morini – queste bevande non sono utili, anzi sono pericolose e non è opportuno proporle”.

Confronto tra caratteristiche nutrizionali di diversi sport drink (clicca per ingrandire)

Valeria Balboni

© Riproduzioni riservata

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