La Francia dice no al sottocosto e limita le promozioni. I prezzi di vendita devono essere maggiori del 10% rispetto a quelli di acquisto
La Francia dice no al sottocosto e limita le promozioni. I prezzi di vendita devono essere maggiori del 10% rispetto a quelli di acquisto
Beniamino Bonardi 4 Febbraio 2019Possibile aumento del costo della spesa in Francia, dopo che dal 1° febbraio è entrata in vigore la norma che impone ai distributori di vendere i prodotti a prezzi superiori di almeno il 10% rispetto a quelli di acquisto. Da gennaio scattano le nuove norme sulle promozioni previste dalla legge sull’alimentazione, approvata lo scorso autunno per riequilibrare le relazione commerciali tra agricoltori, industriali e distributori, assicurando ai primi una giusta remunerazione. Le norme saranno applicate in via sperimentale per due anni.
La misura entrata in vigore il 1° febbraio modifica la legge del 1996 che vietava la vendita di qualsiasi prodotto al di sotto del prezzo di acquisto. Secondo governo e parlamento, rivendere a un euro un prodotto acquistato a un euro non consente al distributore di coprire i costi di logistica, personale e trasporto. Con la nuova legge, i distributori devono vendere i prodotti a un prezzo maggiore di almeno il 10%.
Secondo il ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, questo incremento riguarderà il 7% degli alimenti, quelli che sinora sono stati venduti con margini di guadagno molto bassi e che costituiscono i prodotti “civetta” per richiamare l’attenzione dei consumatori. Secondo il governo, il provvedimento consentirà ai distributori di riequilibrare i margini e garantire una migliore remunerazione per i produttori agricoli, ma anche di investire per soddisfare meglio le esigenze dei consumatori. L’impegno assunto dalle catene di supermercati è di effettuare una sorta di bilanciamento dei margini senza modificare sostanzialmente il prezzo complessivo del paniere del consumatore.
Secondo il ministro Didier Guillaume, la nuova norma riguarderà solo 500 prodotti su 13 mila nei supermercati e 800 su 20 mila negli ipermercati, con un aumento medio di 50 centesimi al mese per il paniere degli acquirenti dei supermercati. Le previsioni però indicano che per il 4% circa dei prodotti l’incremento sarà vivace. Un prezzo necessario per sostenere l’agricoltura francese e contrastare l’importazione di prodotti dagli Stati Uniti e dall’Europa dell’Est.
Il quotidiano Le Parisien, che cita un distributore anonimo, ha calcolato un aumento dei prezzi medio del 6% su una selezione di 24 prodotti di grande marca, come Nutella, Coca-Cola, acqua Evian e Camembert Président. Il problema è che, concentrandosi sui prodotti più visibili, l’aumento dei prezzi rischia di avere un forte impatto sulla percezione dei consumatori francesi, molto sensibili in questo periodo all’aumento del costo della vita, come dimostra il movimento dei Gilet Gialli. Inoltre, molti sono dubbiosi che gli agricoltori avranno la forza di contrattare prezzi più equi, ritenendo che il potere rimarrà ancora in mano alla distribuzione.
La nuova legge sull’alimentazione ha anche introdotto regole per le promozioni commerciali presso i distributori, che nel 2000 rappresentavano il 14% del volume e nel 2016 sono passate al 20%. Secondo il governo francese, “queste promozioni sono distruttive, in quanto non riflettono il valore aggiunto da ogni attore (produttore, trasformatore, logistica, distributore). Ciò comporta anche una perdita di parametri di riferimento tra i consumatori sul prezzo equo dei prodotti agricoli. Con la nuova legge, gli sconti sui prodotti alimentari sono limitati al 34% del valore e possono incidere solo sul 25% del volume annuale venduto dal marchio. In pratica, sono vietate le offerte “compri 1 + 1 gratis” e rimangono solo quelle “paghi 2 compri 3”.
Tuttavia, come riferisce l’agenzia Reuters, per rimanere competitivi e compensare gli effetti inflazionistici della nuova legge, la grande distribuzione francese ha spostato la guerra dei prezzi su altri settori, come detersivi e prodotti per l’igiene e la bellezza, con lo scopo di mantenere la propria clientela nei negozi di fronte alla concorrenza del gigante Amazon. Ad esempio, dall’inizio di gennaio la catena Leclerc pratica sconti su 4.600 prodotti del suo marchio Repère, ad eccezione dei prodotti di origine agricola, e si è impegnata a mantenerli per tutto l’anno. Lo stesso approccio è stato seguito da Intermarché con sconti su centinaia di prodotti. Altre catene, come Carrefour, puntano sui programmi di fidelizzazione, con sconti su 200 prodotti alimentari di grandi marchi interessati dalla legge.
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ma questa norma in che modo assicura che i produttori siano “giustamente remunerati” ?
Non era piu semplice stabilire un prezzo minimo di acquisto dai produttori….o questo avrebbe fatto in modo di far comprare tutto all’estero 🙂 ?
Concordo, volevo scrivere la stessa cosa, specie la prima. Beh, in Italia non ci manca l’esperienza di vedere che talvolta i legislatori paiono tirare fuori leggi solo per giustificare quello che prendono a fine mese… Anche ai cugini evidentemente manca del buonsenso
Alla disonestà commerciale non c’è argine che impedisca i soprusi di chi ne detiene il potere contrattuale.
Chi impedisce alle Gdo di fissare un prezzo finale per loro competitivo, poi chiedere le forniture al 10% in meno per essere conformi alla legge e chi ci sta’ lavora…gli altri fischiano.
Mi chiedo anche come può la Francia agire così liberamente (anche se a fin di bene), per tentare di regolare il mercato e noi poveracci italiani bistrattati non possiamo neanche permetterci d’indicare in etichetta l’origine delle materie prime, senza essere scomunicati dalla santa alleanza comunitaria?